Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dopo la pace con la torcida Insigne vuole essere leader vero

- Ciro Troise

NAPOLI L’amore non è bello se non è litigarell­o, recita un noto proverbio. Lorenzo Insigne e i tifosi del Napoli l’hanno sposato in pieno e nell’esplosione emotiva della vittoria contro la Juventus il tumulto è diventato pace.

Il Napoli delle rimonte ha dribblato contro Chievo e Udinese la delusione per la fine del sogno e nel vortice delle emozioni, come spesso è accaduto in questi anni, Insigne è stato il «bersaglio» dei momenti difficili, soprattutt­o nelle fasi più convulse di Napoli-Chievo. La storia poi è nota: assist fantastico per il colpo di testa di Milik che apre lo scenario della rimonta, gol contro l’Udinese e le reazioni scomposte di Insigne, con un «vaffa» rivolto al San Paolo contro il Chievo Verona, il gesto di zittire il pubblico e la

Serenità A suon di buone prestazion­i messe alle spalle le incomprens­ioni

mancata partecipaz­ione alle feste sotto le curve.

Per essere un leader da napoletano nel Napoli, oltre alle qualità tecniche, servono personalit­à e coraggio. Ad Insigne queste risorse non mancano, e dopo la tempesta arriva sempre la quiete, la pace siglata anche in modo appariscen­te.

Stavolta il gesto dimostrati­vo non è stato della tifoseria ma proprio di Insigne che, dopo il gol di Koulibaly, ha sbattuto due volte la mano sul petto per ribadire il suo forte attaccamen­to alla maglia. Insigne ha guidato la festa negli spogliatoi, in piena notte, quando in ventimila hanno accolto gli azzurri all’aeroporto, ha cantato e saltato con i tifosi, nel bus del Napoli ha anche chiesto il microfono, in quei momenti di grande festa avrebbe voluto far sentire la propria voce. In campo Insigne è stato il motore del gioco, la linea di passaggio tra Lorenzo e Jorginho è stata la più frequentat­a dal Napoli che ha avuto la forza di palleggiar­e con personalit­à in casa della Juventus. I sette palloni recuperati spiegano il grande lavoro in fase difensiva, a livello offensivo è stato protagonis­ta di quasi tutte le occasioni costruite. Insigne ha segnato in fuorigioco nel primo tempo, servito uno splendido assist a Callejon, ha propiziato il corner della vittoria con un tirocross velenoso. Lorenzo nei passaggi ha raggiunto il 90% di precisione, ha calciato verso la porta avversaria più di tutti, quattro le conclusion­i di cui due nello specchio della porta, ha provato il dribbling in maniera più efficace rispetto ai compagni: una prestazion­e da leader tecnico.

«Bisogna pensare alla Fiorentina, altrimenti quello che abbiamo fatto a Torino non vale niente» ha affermato Lorenzo, che ha proprio nella Viola la sua vittima preferita insieme al Milan. Sul Franchi aleggia il brutto ricordo dell’infortunio al crociato del 9 novembre 2014 ma contro la Fiorentina sono state tante anche le gioie, come la doppietta all’Olimpico in finale di Coppa Italia. Servono i gol scudetto, Insigne ne ha segnati sei in meno rispetto ad un anno fa, quando poi nelle ultime quattro realizzò un gol a partita. Il «leader tecnico» azzurro vuole completare l’opera, oltre alle grandi prestazion­i servono anche le reti.

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Felicità Insigne, in primo piano, con alle spalle il gruppo nel finale della sfida dell’Allianz Stadium

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