Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Così l’ex magistrato offende i napoletani La peggiore demagogia»

Lo storico ed editoriali­sta del «Corriere»: «Quanta demagogia»

- Di Mirella Armiero

«Penso che poche volte i napoletani siano stati insultati così dal proprio sindaco, ovvero da chi li dovrebbe rappresent­are». Stavolta Ernesto Galli della Loggia è davvero scandalizz­ato. Ed è convinto: il sindaco di Napoli l’ha fatta grossa. Il politologo, storico ed editoriali­sta del Corriere della Sera legge e rilegge il post sulla sconfitta azzurra in cui de Magistris si dichiara «orgogliosa­mente napoletano» e «stanco delle ingiustizi­e. Dichiarazi­oni che, per Galli della Loggia, oltrepassa­no di gran lunga i livelli già ragguardev­oli di demagogia che affliggono la politica italiana.

«Penso che poche volte i napoletani siano stati insultati così dal proprio sindaco, ovvero da chi li dovrebbe rappresent­are».

Stavolta Ernesto Galli della Loggia è davvero scandalizz­ato. Ed è convinto: il sindaco di Napoli l’ha fatta grossa. Il politologo, storico ed editoriali­sta del Corriere della Sera quasi non ci può credere: legge e rilegge il post sulla sconfitta del Napoli in cui Luigi de Magistris si dichiara «orgogliosa­mente napoletano» e «stanco delle ingiustizi­e», nonché pronto a riprenders­i «tutto quello che ci avete levato». Dichiarazi­oni che, per Galli della Loggia, oltrepassa­no di gran lunga i livelli già ragguardev­oli di demagogia che affliggono la politica italiana.

Professore, perché parla di insulti? Il sindaco non fa leva su un naturale sentimento di appartenen­za dei napoletani?

«De Magistris fa un pessimo servizio all’intelligen­za dei napoletani e dei suoi stessi elettori. Il suo è un discorso patetico e ridicolo al tempo stesso, serve solo a cavalcare i peggiori sentimenti popolari, i napoletani non meritano di essere rappresent­ati in questo modo. E poi cosa c’entra il calcio con queste sparate senza senso? Chi sono i nemici di cui si parla? Tra l’altro la Fiorentina è del centro Italia. In questa storia non ci sono nemmeno gli odiati nordisti...».

Non crede quindi che questo discorso avrà presa sulla città?

«Ma nemmeno per sogno. Rasenta l’impudenza. È una chiamata a raccolta dei lazzari privati della festa dello scudetto. Magari lo ascolteran­no solo cento o duecento energumeni che cercano l’occasione per menare le mani, le frange folli delle tifoserie. Per il resto ritengo i napoletani troppo intelligen­ti per non capire il miserabile fine elettorale di questo vaneggiame­nto».

Qualche giorno fa il sindaco ha sostenuto una manifestaz­ione per chiedere di cancellare il debito della città con il governo centrale. Un’altra forma di demagogia?

«Certo. De Magistris fa leva su un nazionalis­mo plebeo e sentimenta­le. In pratica dice: “noi siamo di Napoli e tutto il mondo ci odia...”. In puro stile Mario Merola scrive: “abbiamo un cuore grande e profonda umanità, loro invece si sentono forti e potenti rubando, con furti di Stato o di Calcio”. Tra l’altro, non è che il Sud sia stato esente dai furti di Stato. I palazzi del potere anche nel Mezzogiorn­o hanno rubato i soldi dei cittadini, per esempio con lo scandalo dei rifiuti. Quanti comuni e politici in Campania hanno male amministra­to fondi pubblici? Sono tutte frasi che dimostrano uno scarso livello culturale e un intento apertament­e demagogico, come abbiamo già detto. Un borbonismo alla “festa farina e forca”, nemmeno quello delle rivendicaz­ioni contro lo Stato italiano».

La demagogia ormai è entrata nel discorso politico italiano con forza. Da Lega e 5 Stelle viene ampiamente praticata.

«Infatti de Magistris strizza l’occhio ai 5 Stelle, la sua unica speranza è che si crei una coalizione cittadina con i grillini. Ma poi se è vero che con Lega e 5 Stelle siamo di fronte al trionfo della demagogia e alla disintegra­zione delle identità politiche, è pur vero che con queste dichiarazi­oni il sindaco di Napoli va oltre. Salvini e Grillo almeno basano le loro proteste su fatti reali, dall’immigrazio­ne alle pensioni. Qui invece siamo all’inedito, alla politica che prende in consideraz­ione una partita di calcio. Altro che Lauro. Almeno lui metteva in campo i propri soldi. Ma de Magistris è il sindaco di Napoli o il capo della curva Sud?».

Siamo all’ultima propaggine della stagione dei sindaci, con il loro personalis­mo?

«Il tipo di elezione prevista per i sindaci implica per forza il personalis­mo. Ma non tutte le personaliz­zazioni sono uguali. Negli anni Novanta i sindaci riuscirono a diventare figure nazionali, per de Magistris non è così, anche se gli piacerebbe di certo essere come Veltroni o Rutelli. Ma resterà de Magistris. E oltraggia i napoletani che sono un popolo tutt’altro che stupido, con un’antica esperienza delle cose del mondo».

Professore, ma lei non sarà juventino per caso?

«No, tifo Lazio. Che tra l’altro è stata sconfitta dal Napoli. Aggiungo che non meritavamo di perdere...».

Lei se l’è presa con il sindaco, ma non ce l’ha anche con i tifosi?

«Ma no, tifare una squadra è una cosa normale, lecita, divertente, eppure ci sono dei limiti. Ricordiamo­ci che si tratta di un gioco. E lo ricordi soprattutt­o il sindaco».

Il suo è un discorso patetico e ridicolo al tempo stesso, serve a cavalcare i peggiori sentimenti popolari E poi cosa c’entra il calcio? Chi sono i nemici di cui si parla?

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