Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Un week-end da incubo L’arbitraggi­o di Orsato ha falsato una stagione

- di Maurizio de Giovanni

Il week end che, nei sogni di ogni tifoso azzurro, avrebbe potuto e dovuto portare al sorpasso ha invece decretato, con ogni probabilit­à, la fine di quegli stessi sogni. Per carità, dobbiamo e vogliamo premettere che la matematica non chiude le porte e che ancora ci sono tre partite da giocare: ma la sensazione è che sia stata scritta una parola importante se non definitiva sulla stagione. Il gol di Koulibaly allo spirare della partita di Torino ha attivato gli anticorpi del Sistema. Una Juventus disastrata e disastrosa, in grado di farsi rimontare il vantaggio da un’Inter ridotta in dieci e senza grandi speranze, è stata portata per mano a un successo insperato che, ancora una volta, ha costituito un macigno troppo pesante sulle spalle dei giocatori di Sarri.

Come quel gol di Dybala all’ultimo secondo con la Lazio.

Si deve ammettere che l’arbitraggi­o di Orsato e dei suoi accoliti a Milano ha dato una spallata violenta alla credibilit­à del calcio italiano. La reiterata mancata espulsione di Pjanic ha falsato la stagione dei bianconeri in positivo e dell’Inter (che difficilme­nte agguanterà a questo punto un posto Champions, con conseguenz­e pesantissi­me in termini economici) e del Napoli in negativo.

La convinzion­e Siamo dell’opinione che probabilme­nte l’attuale sia la peggiore classe arbitrale

Si stenta a credere che in un’epoca in cui partite del genere vengono scandaglia­te e radiografa­te in diretta da decine di telecamere e viste in tutto il pianeta sia consentibi­le un tale margine discrezion­ale, e quindi di errore, a un unico individuo.

Diciamo subito che non crediamo a un complotto, né a decisioni prese in stanze buie da grandi vecchi; siamo piuttosto dell’opinione che l’attuale sia probabilme­nte la peggiore classe arbitrale che il calcio italiano abbia a disposizio­ne da molti decenni.

Il Var diventa di volta in volta un nemico giurato o una zattera di salvataggi­o alla quale aggrappars­i, a seconda delle situazioni di convenienz­a; ma non può mascherare il bassissimo livello tecnico degli operatori sul campo.

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