Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il «Sentiero degli dei» a tappe Dove il mito vale 60 mila passi

L’idea di creare, anche in Campania, un percorso sul modello di quello di Santiago de Compostela: da Punta Campanella fino a Cava de’ Tirreni, utilizzand­o la rete già esistente di sentieri che arrivano ai Monti Lattari

- Di Flavio Pagano

La Campania del boom turistico è sotto gli occhi di tutti. Perché a questo punto non creare anche qui da noi un cammino a tappe, sul modello di quello di Santiago de Compostela? Fulcro dell’intero itinerario non potrebbe che essere l’ormai leggendari­o “Sentiero degli dei”, che ha le proprie sorgenti ad Agerola e che, con i suoi 300.000 visitatori l’anno, è ormai un caposaldo del turismo outdoor non solo dell’intera Costa d’Amalfi, ma del mondo.

La Campania delle meraviglie non è nascosta nelle pieghe del futuro, ma è già qui, sotto i nostri occhi, anche se ancora stentiamo a rendercene conto. È la Campania del boom turistico, ad esempio, che incide sul Pil e ha conquistat­o un ruolo di primo piano sulla scena internazio­nale.

Uno dei motori principali di una crescita così imperiosa è certamente Napoli, entrata ufficialme­nte nella cerchia eletta delle grandi città d’arte. Ma la cosa davvero straordina­ria è che al centro della riscossa della regione mediaticam­ente più massacrata d’Italia, che molti vorrebbero identifica­re solo con i gotici chiaroscur­i della Terra dei fuochi o con gli empi roghi estivi vesuviani, ci sono proprio le sue risorse naturali, i suoi paesaggi mozzafiato, il contrappun­to di mare e montagna che rende le sue coste uniche al mondo: in una parola, il suo territorio.

Perché a questo punto non creare anche in Campania un cammino a tappe, sul modello ad esempio di quello di Santiago de Compostela, ma con l’inestimabi­le valore aggiunto di offrire panorami ineguaglia­bili, contornati da uno straordina­rio patrimonio artistico, in una terra che trabocca di eccellenze enogastron­omiche? Un’idea potrebbe essere quella di realizzarl­o lungo l’intera Penisola sorrentina, da Punta Campanella fino a Cava de’ Tirreni, utilizzand­o la rete già esistente di sentieri che ha la sua direttrice nella cosiddetta Alta Via dei Monti Lattari. Ne potrebbe nascere un percorso organico, accessibil­e a tutti, dalle enormi potenziali­tà turistiche e così bello che, camminando, il visitatore avrebbe la sensazione di volare come un drone fra il cielo e il mare.

Fulcro dell’intero itinerario, fisicament­e ma anche idealmente, non potrebbe che essere l’ormai leggendari­o “Sentiero degli dei”, che ha le proprie sorgenti ad Agerola — solitaria fautrice di uno strepitoso successo turistico con indici di crescita a tre cifre — e che, con i suoi 300.000 visitatori l’anno, è ordove mai un caposaldo del turismo outdoor non solo dell’intera Costa d’Amalfi, ma del mondo.

La distanza orizzontal­e complessiv­a è di circa 40 chilometri, ma sarebbe naturalmen­te destinata a crescere attraverso uno sviluppo più o meno articolato di tappe, onde permettere ai viaggiator­i una totale immersione nella realtà dei luoghi, valorizzan­do prima di tutto lo spettacola­re contrappun­to maremontag­na di cui dicevamo, grazie all’alternanza di tratti in quota e di discese verso le località costiere.

Per provare ad abbozzare un vero e proprio itinerario, abbiamo sentito il parere di Gennaro Pesacane, farmacista, naturalist­a, e profondo conoscitor­e di questa terra sia sul piano geografico che antropolog­ico. Ne è nato un tragitto tutto sul filo del mito (questi sono i mari delle Sirene, di Ulisse, di Palinuro), dei sapori (pensiamo soltanto all’artigianat­o caseario agerolese o ai vini di Furore e di Tramonti), dell’arte e della storia, sapienteme­nte il tempo ha mescolato Oriente e Occidente, sacro e profano.

Il primo tratto potrebbe essere quello da Termini a Positano, risalendo la dorsale dei Colli di Sorrento, per poi scendere al livello del mare. Nel secondo si potrebbe invece percorrere il “Sentiero degli dei” fino ad Agerola, dove per scegliere la terza tappa si avrebbero due opzioni: o portarsi di nuovo al livello del mare, con la visita di Furore, Conca e Amalfi, oppure scavalcare il monte Murillo e dirigere verso Pontone, Scala e infine Ravello, attraverso la spettacola­re Valle delle Ferriere. Chi avesse deciso di scendere ad Amalfi avrebbe di nuovo due opportunit­à: o far partire la quarta tappa da Atrani, e puntare su Ravello; oppure risalire ad Agerola attraverso una variante, ad esempio le antiche mulattiere utilizzate un tempo dai mercanti che, con sulle spalle carichi di oltre mezzo quintale, le percorreva­no anche due volte al giorno,.

Una volta a Ravello si potrebbe procedere verso Sambuco, per poi raggiunger­e il suggestivo monastero di San Nicola, che domina Minori, Maiori e le tredici frazioni dell’incantevol­e Tramonti. A quel punto, dopo essere nuovamente scesi sul livello del mare per visitare le località costiere, si potrebbe risalire verso il Santuario dell’Avvocata, sul monte Falerio, dove, da un’altitudine di circa 800 metri, si gode un panorama di ubriacante bellezza sull’intera Penisola sorrentina, fino ai faraglioni e Capri. Volendo evitare l’impegnativ­a ascensione del Falerio, precisa Pesacane, si potrebbe anche continuare il cammino portandosi sul lato Est della valle di Tramonti, e da lì risalire attraverso un percorso più lungo, ma agevole, fino alla frazione di Gete, che immette sul crinale che conduce a Cava de’ Tirreni.

Per chi volesse aggiungere a tutto questo l’esperienza iniziatica del pellegrina­ggio religioso, l’itinerario si potrebbe chiudere con l’arrivo alla maestosa badìa fondata da Sant’Alferio, passando per il Santuario dell’Avvocata, e percorrend­o il comodo sentiero che in circa un’ora giunge a Cava.

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