Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Scoperte nei ricci di mare le molecole «amiche» del cuore
Studio di Stazione Dohrn e università di Chieti. Le ovotioli per combattere infarto e ictus
NAPOLI Arriva dal mare un alleato contro l’aterosclerosi, una patologia degenerativa delle arterie che ne provoca l’infiammazione e l’ispessimento e predispone a serie malattie, tra le quali l’infarto e l’ictus. Un recente studio condotto da Imma Castellano e Anna Palumbo, ricercatrici della Stazione Zoologica Anton Dohrn, in collaborazione con il gruppo di lavoro dell’ateneo di Chieti, coordinato dalla professoressa Assunta Pandolfi, ha evidenziato che in laboratorio alcune molecole di origine marina chiamate ovotioli, prodotte dalle uova dei ricci di mare, hanno la capacità di ridurre la formazione delle placche aterosclerotiche.
In particolare svolgono una funzione antinfiammatoria perché contrastano i radicali liberi nelle cellule umane ed incrementano i livelli di ossido nitrico, che favorisce il flusso sanguigno e la funzionalità del sistema vascolare. Il modello sul quale sono stati condotti gli esperimenti sono le cellule endoteliali umane isolate dalla vena di cordone ombelicale di donne affette da diabete gestazionale e le cellule endoteliali umane isolate dalla vena di cordone ombelicale di donne sane. L’indagine è stata pubblicata sulla rivista scientifica Oxidative Medicine and Cellular Longevity ed apre un sentiero promettente da esplorare. Quella di contrastare l’aterosclerosi, peraltro, parrebbe non essere l’unica proprietà della molecola prodotta dalle uova di ricci di mare. Nel 2014, infatti, Palumbo, Castellano ed altri sperimentarono che l’ovatiolo, sempre nell’ambito di test in laboratorio su colture cellulari, svolge un’azione antitumorale, perché provoca la morte delle cellule di carcinoma epatico. La ricerca fu pubblicato dalla rivista Marine Drugs. «Stiamo ora lavorando — dice Castellano — ad un progetto per isolare l’ovotiolo dalle microalghe, che lo contengono proprio come le uova dei ricci. Sono organismi che possono crescere rapidamente e quindi produrre grandi quantità della molecola. Tutto ciò per non sottrarre specie animali all’ecosistema marino».
Il mare si conferma, con questa ricerca, uno scrigno prezioso di risorse potenzialmente molto importanti per combattere gravi patologie. A gennaio uno studio italo danese, al quale hanno partecipato l’ateneo Federico II e la Stazione Zoologica Dohrn, aveva acceso i riflettori sulla capacità di un batterio marino antartico di contrastare in laboratorio la proliferazione del tumore del polmone non a piccole cellule.