Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I furbetti del cartellino nella Reggia A Caserta sotto indagine sei custodi
Indagati sei custodi, per due di loro disposto l’obbligo di firma
Sei addetti alla vigilanza della Reggia di Caserta sono finiti sotto inchiesta per assenteismo. Due di loro, come sanzione aggiuntiva, dovranno presentarsi al commissariato per attestare la presenza. È il risultato di un’indagine condotta con telecamere e pedinamenti. Il direttore Mauro Felicori: pronto ad affidare all’esterno il servizio di vigilanza.
CASERTA Ora non soltanto dovranno recarsi puntuali al lavoro, ma ogni giorno, prima di prendere servizio e al termine del loro turno, saranno obbligati a presentarsi presso un ufficio di polizia per certificare la loro presenza.
È una vera e propria punizione quella inflitta con una ordinanza dalla magistratura ai due dipendenti con funzioni di vigilanza sorpresi al ristorante, al bar o a fare la spesa durante l’orario di lavoro. Infatti, avrebbero dovuto tenere sotto controllo la Reggia di Caserta: non proprio un diversivo o una attività secondaria da svolgere tra una distrazione e l’altra. Eppure, si assentavano a lungo: per mangiare una pizza o svolgere commissioni personali, lasciando sguarniti sia i varchi di accesso che gli spazi di ingresso del complesso vanvitelliano.
È stato proprio durante le indagini per il furto dell’incasso avvenuto ai danni della buvette della Reggia che la Polizia di Stato è intervenuta e ha scoperto quelli che anche in questo caso sono stati immediatamente bollati come «furbetti del cartellino».
Ieri, tra i loro colleghi, vigeva un atteggiamento di sconcerto. Gli stessi sindacati — spesso decisi a contestare le decisioni del direttore Mauro Felicori — hanno fatto sapere che per il momento preferiscono soprassedere, in attesa di ulteriori informazioni, prima di esprimere una loro riflessione.
Giudizio sospeso anche da parte del vertice amministrativo e gestionale del monumento borbonico: «La direzione della Reggia di Caserta — è stato, infatti, sostenuto in una nota — ha appreso degli esiti dell’indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta. Non appena in possesso della relativa documentazione, la direzione stessa, in raccordo con il ministero che è titolare del potere disciplinare, provvederà ad esaminare la condotta dei dipendenti coinvolti secondo le norme che regolano i rapporti di lavoro».
Il provvedimento emesso è stato notificato dagli agenti della Squadra mobile di Caserta, coordinata da Filippo Portoghese, a due dipendenti del Mibact, addetti ai servizi di vigilanza: Giovanni Maiale e Raffaele Narciso. Mentre per altri quattro loro colleghi, anch’essi indagati, non sono state ravvisate analoghe esigenze cautelari.
In alcune occasioni i dipendenti del ministero per i Beni culturali sono anche tornati direttamente a casa per poi ripresentarsi, a fine turno, solo per vidimare l’uscita. I reati che la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ipotizza sono truffa aggravata e continuata, e false attestazioni sulla presenza in servizio. Maiale e Narciso sono stati scoperti dalla polizia grazie a pedinamenti e intercettazioni video-ambientali, sia attraverso il sistema di videosorveglianza in dotazione al complesso monumentale che con l’impiego di ulteriori sistemi di registrazione appo-
La polizia Filmati mentre uscivano dopo aver timbrato il badge
sitamente attivati a sostegno delle indagini.
Gli episodi di assenteismo risalgono ai mesi di settembre, ottobre e novembre 2016. Gli inquirenti, attraverso una nota, sottolineano il danno arrecato al Mibact che non riguarda solo lo stipendio percepito immeritatamente ma, soprattutto, il danno patrimoniale e di immagine derivante dalla mancata vigilanza nella Reggia vanvitelliana, sito Unesco, che finiva per essere più esposta a furti e atti vandalici.
I dipendenti coinvolti nella indagine e destinatari del provvedimento, secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, «si procuravano un ingiusto profitto pari alla porzione di stipendio percepita pur non lavorando, arrecando un pari danno all’ente pubblico di appartenenza che ha retribuito prestazioni lavorative non effettuate e con l’ulteriore danno patrimoniale e di immagine correlato alla mancata presenza del dipendente, per giunta addetto ad un delicato servizio, quello di vigilanza, all’interno della Reggia esposta così al rischio di atti di vandalismo e non solo».