Corriere del Mezzogiorno (Campania)
De Luca insiste: sì al dialogo Non si deve tornare al voto
Il governatore in controtendenza: ci si confronta anche con i 5 Stelle
De Luca show in direzione nazionale del Pd. Nonostante la chiusura totale dei dem, il governatore insiste: «Sì al dialogo con tutti, tornare al voto sarebbe un bagno di sangue».
NAPOLI «In direzione De Luca ha fatto uno show», dalla minoranza antirenziana arrivano messaggi di giubilo per il discorso del governatore. Dai renziani non arrivano invece sms indispettiti. Nonostante il governatore insista: sì al dialogo («anche se Di Maio non potrà mai fare il capo del governo»), no al ritorno alle urne. Che non è la linea renziana. Piace alla minoranza, infatti, per questo.
È la terza via salernitana, condita al solito da qualche battutaccia come quella finale: «Faccio un appello alla delegazione trattante del Pd che ho visto inerpicarsi sulla salita del Colle: non dico di indossare le camicie hawaiane, ma il più gioioso era Orfini. Vedervi arrivare tutti e quattro mi ha prodotto un ritorno alla poesia di Pavese: avrà la morte e avrà il vostro volto».
De Luca ripropone il suo schema, nonostante Maurizio Martina abbia chiuso tutti i forni (quello col Movimento 5 Stelle inviso a Renzi e quello con il centrodestra odiato dalle minoranze): «C’è un senso di umiliazione dei nostri militanti. Un sentimento come di conclusione di una grande storia politica. E poi ancora, se Dio vuole, la speranza che il gruppo dirigente ritrovi la strada. Ma ci siamo fatti già del male. In questi giorni avevo registrato anche tentativi di interlocuzione con noi da parte di settori liberal del centrodestra e di qualche settore dei 5 stelle, le vicende di questi giorni hanno scoraggiato qualsiasi tentativo. Quindi mi auguro che rapidamente riusciamo a ricostruire l’immagine di una forza politica dignitosa». E parte con l’ormai cult «operazione verità». «Cinque stelle — dice —: quelli che vogliono discutere con il Pd devono riconoscere la dignità, la correttezza e la moralità del Pd. Dopo dieci anni di aggressioni verbali, mediatiche e in qualche territorio anche fisiche al limite dello squadrismo toglieremmo dignità alla politica se non dicessimo la verità. Voglio guardare avanti, ma voglio che qualcuno paghi un prezzo politico». «Imbarbarimento della vita pubblica», «aggressioni», «dignità calpestata». Per il governatore se i grillini non fanno pubblica ammenda «non si discute». Ma (perché c’è un ma in questo ragionamento) «non ci si può chiudere al confronto con nessuno. Se ci viene sollecitato il dialogo dobbiamo dialogare — continua De Luca —. Non credo che rimanere fermi ci faccia guadagnare voti, ma soprattutto credo che faccia un grosso regalo ai nostri interlocutori. Se avete visto Di Maio, il famoso capo politico dei 5 Stelle, ha proposto un’agenda di una decina di punti programmatici. Titoli di giornali. E tuttavia era un’operazione maliziosa: noi ci apriamo, tentiamo di rispondere ai problemi della gente dinanzi a una chiusura di un partito che ha perso, noi siamo responsabili. Non vorrei dare ai nostri interlocutori il vantaggio di questo ragionamento. E vorrei chiudere in un angolo i nostri interlocutori, rendendo chiare le responsabilità di chi non riesce a fare il governo del Paese».
Dunque sì al dialogo, «pro- ponendo dei temi. L’idea che ogni volta che parliamo con qualcuno andiamo a rimorchio, è inaccettabile. Dobbiamo deciderci a darci un profilo programmatico. Se andiamo oggi alle elezioni sarà un bagno di sangue per il Pd. Vorrei dotarmi quindi di argomenti per andare anche alle elezioni, ma combattendo».
E quali sono i temi cari al governatore? Vaccinazioni obbligatorie, infrastrutture, lavoro. Ecco soprattutto quest’ultimo: «Abbiamo contestato il reddito di cittadinanza non sfidandoli nel merito. Noi dobbiamo avere una proposta sul piano sociale, perché se a Sud di Roma abbiamo la metà dei cittadini che vota i 5 Stelle vuol dire che abbiamo una grande questione sociale alla quale non possiamo rispondere né rivendicando le cose fatte, quella storia è chiusa abbiamo perso». E rilancia il piano di assunzioni nella pubblica amministrazione lanciando una stoccata al ministro Carlo Calenda che lo ha criticato. «Per quale motivo il Pd non avanza l’idea del piano per il lavoro dei giovani per il Sud? Spiegatemi qual è l’ostacolo? Vi diciamo i vuoti in pianta organica, i corsi e i concorsi, che non esiste industria 4.0 se non c’è la burocrazia 4.0. Se non adottiamo questa scelta vuol dire che al Sud non abbiamo nulla da dire. Fra un’illusione e il nulla i meridionali hanno scelto un’illusione. Noi andiamo avanti».