Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Felicori: affiderò all’esterno parte del servizio di vigilanza
Il direttore: «I sindacati? Disertano le trattative»
CASERTA Direttore Mauro Felicori, ora cosa rischiano i dipendenti coinvolti nella inchiesta?
«Intanto occorrerà avviare l’indagine disciplinare che, inevitabilmente, dovrà andare di pari passo con quella penale. E poi bisogna sottolineare un altro aspetto non secondario: tra le tante virtù della riforma Franceschini, come il trasferimento di autonomia, è rimasto per strada anche qualche pezzo di competenza».
Quale?
«Quella disciplinare, che è rimasta in carico al ministero».
Dunque, sarà necessario aspettare i tempi ministeriali?
«Sì, ma non è detto che saranno per forza biblici».
Direttore Felicori, lei, appena insediatosi, fu accusaro dai sindacati di lavorare troppo. Ora qual è il suo rapporto con i rappresentanti dei lavoratori?
«Non sono buoni, ma neanche particolarmente accesi. Alle ultime riunioni sindacali ha partecipato la rappresentanza della Cisl e per metà quella della rsu. Mentre tutte le altre sigle si sono ritirate dal tavolo di trattativa».
Per quale motivo?
«Sono particolarmente critici proprio sull’attività di vigilanza e accusano il responsabile del servizio di agire con ampia discrezionalità. Poi hanno contestato alcuni provvedimenti disciplinari. Ma devo dire che, finora, non è stato dato seguito ad alcuna forma di lotta».
Quanti sono gli addetti
alla vigilanza nella Reggia di Caserta?
«Centocinquanta suddivisi in tre turni di servizio».
Sono sufficienti?
«Si avverte da tempo la necessità di adeguare in senso tecnologico e con una strumentazione più aggiornata, per esempio con l’installazione di un sistema di sensori, l’attività di sorveglianza: aumentare i presidii di monitoraggio video e concentrare il personale in una unica centrale operativa».
E perché non si procede?
«Attendiamo da due anni i fondi ministeriali. Ma ora mi sono deciso: provvederemo con il nostro bilancio. Pubblicheremo un bando per esternalizzare parte del servizio di vigilanza. Così speriamo di averla definitivamente vinta anche con i venditori abusivi che stazionano
all’ingresso».
Una battaglia difficile da vincere?
«Una battaglia soprattutto culturale. L’immagine più sconcertante, per me, è quella che purtroppo si ripete spesso: con i bambini in gita scolastica che vengono fermati dagli abusivi e gli inse- gnanti che tollerano, indifferenti, quanto avviene. Magari il giorno prima avranno pure dedicato una solenne lezione alla legalità, intrattenendo i loro allievi su ciò che è giusto fare e ciò che è sbagliato».