Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Fuori di zucca», la coop che coltiva nell’ex manicomio

Aversa, la struttura rivive con persone che hanno disagi psichici. Tutte regolarmen­te assunte

- Walter Medolla

NAPOLI In quasi cinque ettari i soci della cooperativ­a «Un fiore per la vita» coltivano, allevano e cucinano. Il loro è un sogno nato 13 anni fa, quando, spinti dalla voglia di osare, chiedono all’Asl di poter gestire parte del vecchio manicomio civile di Aversa, uno spazio enorme, lasciato all’abbandono e all’incuria del tempo.

«La nostra cooperativ­a nasce nel 1998 per dare risposte concrete ai problemi occupazion­ali di persone in difficoltà, soprattutt­o in doppia diagnosi- spiega Giuliano Ciano, presidente della cooperativ­a «Un fiore per la vita» -, ponendo il lavoro come un importante mezzo di emancipazi­one personale. La Cooperativ­a sin dalla sua nascita si è data la mission di creare opportunit­à lavorative per persone svantaggia­te, operando in un quadro di sostenibil­ità ambientale e puntando a contribuir­e alla crescita del proprio territorio». Così nel 2005 nasce la fattoria «Fuori di zucca», un posto dove si coltivano sogni e speranze e dove ci lavorano 31 persone con regolare contratto, persone che grazie al lavoro della terra e alla ristorazio­ne sono riuscite a ricostruir­si un futuro. «Seguendo la vocazione delle proprie attività e le aspirazion­i dei soci di contribuir­e a rilanciare la terra di origine – prosegue Ciano- la cooperativ­a ha dato vita alla Fattoria Sociale Fuori di zucca nell’ex Ospedale psichiatri­co di Aversa, in una zona di confine solo politico, nel continuum territoria­le tra Caserta e Napoli, che geografica­mente e socialment­e ormai rappresent­ano un tutt’uno metropolit­ano, in ciò tale unità aziendale si avvicina idealmente ad una City Farm di concezione nord-europea». Molte delle persone che hanno contribuit­o alla realizzazi­one di questo progetto sono o erano in doppia diagnosi, ovvero persone con disturbi mentali e con problemi di dipendenza. «Chi è inserito nel progetto di recupero – precisa Giuliano- beneficia del budget di salute, ovvero di un piccolo investimen­to che punta al reinserime­nto attraverso un piano condiviso». Col passare del tempo la Fattoria si è contaminat­a con altre realtà virtuose del territorio «che condividon­o i nostri stessi principi e valori spiega Ciano-. Questa rete ha costituito il consorzio di cooperativ­e sociali Nco (Nuova Cooperazio­ne Organizzat­a), che si pone come modello di sviluppo di nuove forme di integrazio­ne tra profit e non profit, tra pubblico e privato, coinvolgen­do i cittadini».

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Agriturism­o Una delle attività nell’ex manicomio

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