Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I geologi: prevenzione, le istituzioni non ci ascoltano
Il consiglio nazionale riunito a Salerno per ricordare la tragedia: ancora oggi il rischio è molto alto
NAPOLI Un boato, poi un fiume di fango che precipita a valle travolgendo case, auto e persone. Un filmato, ripreso con una videocamera da un uomo su un balcone, fece il giro dei telegiornali di tutto il mondo. Era il 5 maggio del 1998.
Alla fine le vittime furono 160 nei comuni di Sarno, Siano, Bracigliano (in provincia di Salerno) e Quindici (Avellino). Oggi a Salerno, nel giorno del ventesimo anniversario da quella tragedia, il Consiglio nazionale dei geologi, l’Ordine della Campania e l’Associazione Italiana di Geologia applicata organizzano il convegno «20 anni dopo Sarno: cosa è cambiato».
«L’incuria e la cattiva gestione del territorio determinano ancora oggi una situazione di rischio idrogeologico molto grave nel nostro Paese spiega Lorenzo Benedetto, coordinatore commissione difesa suolo del Consiglio nazionale dei geologi -. Ogni qualvolta si manifestano precipitazioni intense, peraltro sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici in atto, si determinano fenomeni franosi e alluvionali che, impattando con le aree antropizzate, determinano la distruzione dei beni e spesso anche vittime. Per questo motivo – continua Benedetto - occorrerebbe investire molto di più in azioni di prevenzione in modo da ridurre al minimo gli interventi in emergenza. Pertanto, dovremmo puntare anche sugli interventi non strutturali, ad esempio attraverso l’attivazione dei presidi territoriali sull’intero territorio nazionale, valorizzando proprio l’esperienza che fu avviata nelle zone interessate dagli eventi alluvionali del 1998».
Nel corso del convegno, si affronterà il tema del rischio alluvioni e frane nel nostro Paese. «Venti anni dopo Sarno la geologia, nonostante la sua esponenziale evoluzione tecnica e scientifica anche con l’utilizzo di strumenti tecnologici avanzati, non ha il ruolo che merita nella prevenzione e gestione del territorio». Così Francesco Russo, ex Presidente dell’Ordine dei geologi della Campania che prosegue: «La consolidata consapevolezza dei media e dei cittadini del ruolo del geologo non trova uguale riscontro nelle istituzioni: norme e leggi alla prima occasione relegano il professionista geologo in un ruolo secondario nonostante sia l’unico in grado di leggere il territorio e le sue evoluzioni».