Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LUISA È MARIA SEGRETI DI UNA MANICURISTA
Dopo sedici anni, Salvatore Piscicelli torna dietro la macchina da presa Davanti ci sarà Ranieri nel ruolo di un’estetista di periferia, madre di tre figli Per sbarcare il lunario si troverà coinvolta in un traffico di cocaina
Dopo sedici anni Salvatore Piscicelli, regista di punta di quello che fu definito «nuovo cinema napoletano», autore dei fulminanti Immacolata e Concetta, l’altra gelosia e Le occasioni di Rosa, ritorna dietro la macchina da presa per girare a Napoli Vita segreta di Maria Capasso, tratto dal suo omonimo romanzo, pubblicato da E/O nel 2012.
Piscicelli, scaramanticamente, non si sbottona molto ma ad interpretare la protagonista sarà Luisa Ranieri e la pellicola sarà prodotta da Luca Zingaretti.
La storia ruota intorno a Maria — Luisa Ranieri appunto — che vive in un modesto appartamento in periferia, sposata con un operaio e madre di tre figli. Quando il marito si ammala e poi muore, Maria non si dà per vinta e diventa l’amante di Gennaro ricco proprietario di un autosalone.
Un giorno Gennaro le propone di trasportare un carico di cocaina da Napoli in Svizzera. Da quel giorno la vita di Maria non sarà più la stessa di prima.
Un film coerente con la poetica del regista, che da sempre ha narrato storie di donne volitive e pulsanti ed affrontato temi delicati e spinosi come l’emarginazione e la delinquenza minorile.
Nel ’92, infatti, il suo film Baby gang mostrava il protagonista, Luca, un bambino di nove anni della periferia napoletana, che spacciava droga. «Il fenomeno delle baby gang era già presente negli anni Ottanta — racconta — perché quei ragazzi che spacciavano non potevano finire in galera. Oggi nascono dalla disgregazione delle cosche. Con le loro gesta i componenti delle baby gang si propongono per entrare nella militanza o sono il segnale dall’autonomizzazione della manovalanza. Al Sud ed a Napoli specialmente il tasso di evasione scolastica è del 15% e questo è un dato inaccettabile».
Maria Capasso, manicurista napoletana, abita in un palazzone di periferia. E di queste Piscicelli è un profondo conoscitore. «La loro trasformazione in negativo — dice il regista — è avvenuta intorno agli anni Settanta con la distruzione del mondo contadino. Dopo il terremoto moltissime persone, comunità intere, si sono poi trasferite in periferia e sono state strappate da un contesto urbano che aveva un suo equilibrio. Questo ha prodotto uno sfilacciamento sociale, poi l’abbandono dello Stato ha fatto il resto. Napoli però è una città dalle mille risorse, sempre viva. Lo dimostra il fiorire costante di musicisti e di artisti». E di set cinematografici cui presto si aggiungerà quello di questo nuovo lungometraggio.