Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Martina nel refettorio: il Pd ora cambi
Il segretario reggente a Secondigliano lancia la mobilitazione dal Sud
NAPOLI «Dov’è il reddito di cittadinanza? Dov’è? Sono un maresciallo dei carabinieri in pensione, prendo 3 euro e 40 di pensione al giorno, vergognatevi, devo venire a mangiare alla Caritas», faccia consumata e molta aria nei polmoni. «Siete tutti ladri, dateci il reddito di cittadinanza», grida il secondo, appena uscito, col maresciallo, dal refettorio dei padri missionari dei Sacri cuori, in piena Secondigliano.
È questo il benvenuto nel paese reale che danno alcuni ospiti del refettorio a Maurizio Martina, segretario reggente del Pd ed ex ministro. Che risponde: «Me lo domando anche io dov’è il reddito di cittadinanza. Tant’è che in quel programma non c’è. O almeno non ci sono le coperture, quindi significa che non ci sarà. In bocca al lupo a chi si aspettava una scelta facile che facile non è. Tutti possono scriverlo in un documento, è più difficile realizzarlo. Se non dai le coperture vuol dire che non lo fai. Questa è una grande mancanza. Poi io contesto il merito della proposta. La chiave è il lavoro di cittadinanza, mentre quella loro è propaganda sulla pelle dei cittadini, tant’è che oggi sfuma, viene rinviato». E rilancia: «Il reddito di inclusione va esteso a 4 milioni di italiani, anziché parlare del reddito di cittadinanza. Noi ci stiamo, gli altri?».
Ricomincia, anzi ritorna a Napoli, Martina. Dove il Pd è più sgarrupato che altrove, dove non si riesce a fare neanche una segreteria provinciale unitaria, dove i 5 Stelle hanno fatto cappotto. «Non c’è alcun dubbio che noi partiamo da un dato negativo che dobbiamo guardare in faccia. Non lo sottovaluto — spiega il segretario reggente — e mi preoccupa. E se siamo qui è perché ci rendiamo conto che il 4 marzo è successa una cosa molto grave soprattutto nel Sud. In questi territori non siamo stati capaci di stare accanto al bisogno, abbiamo fatto fatica, abbiamo immaginato che qualche dato importante e positivo dell’economia portasse con sé automaticamente una riduzione delle disuguaglianze. In realtà non è così. E questo deve essere un ragionamento autocritico onesto. Dobbiamo cambiare, perché ci rendiamo conto che come abbiamo lavorato fin qui non basta». Lancia una sorta di mobilitazione che parta proprio dal Mezzogiorno. «Vorrei chiedere di dare una mano. Bisogna organizzare, in particolare nel Sud, una grande operazione di ascolto e analisi. Potessi farlo lo farei con giovani ricercatori che manderei in giro in ogni territorio del Sud per capire bene qual è il possibile contatto tra la nostra esperienza e i bisogni che emergono nel Sud. E serve per cambiare noi. Noi dobbiamo cambiare». Se non altro Martina appare consapevole del fatto che i dem, se non cambiano, rischiano l’estinzione, tanto per citare l’editoriale di Francesco Nicodemo.
Perché è vero che il Mezzogiorno «è il grande assente del contratto Lega5Stelle, non ve n’è traccia in nulla», ma è pur vero che dopo 5 anni di governo, gli elettori sono scappati tra le braccia grilline. «Napoli e la Campania hanno bisogno di un Pd presente — afferma Martina —, di serietà, di persone in carne e ossa che scegliendo l’impegno pubblico nelle istituzioni facciano fare a tutti un passo in avanti. Per me la funzione del Pd è questa». «Proviamo ad alzare di più lo sguardo dai nostri smartphone e ritorniamo a guardare la gente negli occhi con umiltà e a riconoscere la sofferenza», dice il consigliere regionale Antonio Marciano che lo accompagna. all’interno della Mostra d’Oltremare a Fuorigrotta, che verrebbe inevitabilmente devastata nel suo già precario equilibrio, architettonico, archeologico e faunistico. Non sfugge a nessun cittadino napoletano, l’impatto di una tale abnorme struttura all’interno della Mostra, le conseguenze dell’enorme numero di atleti delegazioni e macchina organizzativa da ospitare per varie settimane, le necessità di quella che diverrebbe una piccola città da costruire, le case, le cucine, le mense, i necessari servizi, elettrici, idrici, fognari, distruggerebbero e altererebbero la Mostra d’Oltremare che a Lei e al Suo ufficio spetta di tutelare».
Per le associazioni è evidente il rischio di uno scempio, dopo gli anni di abbandono già subiti dalla struttura e dalla Arena flegrea: «In un periodo in cui il patrimonio culturale del nostro paese sta letteralmente cadendo a pezzi, constatare che si sprechino decine di milioni di euro per rovinare l’ente fieristico Mostra d’Oltremare in un progetto che può essere localizzato facilmente altrove, ci indigna».