Corriere del Mezzogiorno (Campania)
MERIDIONE, PRIME SPINE PER CONTE
Le prime spine affiorano già nel corso del dibattito sulla fiducia al nuovo Governo. E il Sud diventa subito uno dei motivi del contendere. Le opposizioni accusano l’esecutivo di averlo dimenticato, però fin qui è normale dialettica politica. Ma la tensione arriva perfino all’interno della stessa maggioranza giallo verde. E la mina che fa deflagrare la polemica la lancia il ministro degli Affari europei Paolo Savona. Sì, proprio lui, l’economista sul cui nome al dicastero del Tesoro stava fallendo il governo Conte per l’opposizione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Savona vuole la delega per gestire i fondi comunitari, dopo essersi occupato molto negli ultimi anni di Mezzogiorno per conto della Fondazione La Malfa. E questa mossa getta nella costernazione i parlamentari del Movimento 5 stelle. La neo ministra per il Sud Barbara Lezzi getta acqua sul fuoco, non perdendo il suo aplomb e dimostrando doti da politica di lungo corso: a chi glielo chiede risponde che se ne parlerà quando saranno definite le deleghe, anche se tiene a sottolineare che un’Italia divisa è un’Italia più debole. Su questo punto i grillini non intendono cedere di un millimetro, e giustamente, avendo riportato proprio nelle regioni meridionali il loro maggior successo elettorale. Lo stesso presidente del Consiglio, nella replica alla fine del dibattito sulla fiducia a Montecitorio, difende Lezzi e spiega che avere un ministro del Sud è importante perché ancora oggi non si riescono a usare a pieno i fondi.
Non usa il premier la parola europei, ma è evidente che si riferisce a quelli. Per onore di verità, nel corso dell’ultimo quadro comunitario di sostegno, pur se sul filo di lana, il Mezzogiorno non aveva sprecato neppure un euro.
Il fatto è che — e ciò forse non è un bene — da quando esiste il ministero della Coesione e del Mezzogiorno, prima con Barca, poi con Trigilia, infine con De Vincenti, la gestione delle politiche speciali realizzate con le risorse comunitarie è sempre stata appannaggio di questo dicastero. Che ha anche amministrato il Fondo di Sviluppo e Coesione, dentro il quale ci sono sia i soldi nazionali che servono al cofinanziamento dei progetti europei sia ciò che resta della politica di intervento straordinario nel Mezzogiorno. Probabilmente non è un bene perché, per far contare veramente un ministro del Sud, bisognerebbe affidargli le deleghe anche per l’indirizzo e l’uso dei finanziamenti ordinari per la parte che riguarda le regioni meridionali, quel 34% della spesa pubblica ordinaria per intenderci, sempre auspicato e anche normato dal governo Gentiloni, ma che finora è rimasto lettera morta.