Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Felicori: candidato per il cda Rai Però non lascerei mai la Reggia
Il manager: affitto il monumento di martedì, conto sui produttori culturali
«Sono un manager pubblico e la Rai è la più grande azienda pubblica di produzione culturale. Per questo mi candido a far parte del cda della Rai. Ma non lascerei mai la Reggia». Lo dice Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta.
NAPOLI Tra i 236 candidati a far parte del consiglio di amministrazione della Rai c’è anche lui, Mauro Felicori, direttore generale della Reggia di Caserta: uno dei protagonisti della riforma Franceschini che ha introdotto l’autonomia dei siti museali «Ho saputo di questa possibilità e mi sono candidato — spiega Felicori —: del resto sono un manager pubblico che ha sin qui accumulato un po’ di esperienza nella produzione culturale. La Rai è la più grande azienda pubblica che produce cultura. E peranto ho ritenuto di presentare la mia candidatura. Non ho chiesto nulla, non chiederò nulla, ma se sarà fatta una selezione di merito, sarò il primo ad inchinarmi dinanzi ai vincitori».
Vuole lasciare la direzione della Reggia?
«I dipendenti pubblici possono chiedere l’aspettativa. Ma nel caso dovessi essere selezionato, non la chiederei. Ho intenzione comunque di rimanere sino alla fine del contratto, sperando sull’affetto dei casertani».
Stamane Felicori con il governatore Vincenzo De Luca; la sovrintendente del San Carlo, Rosanna Purchia; il sindaco di Caserta, Carlo Marino; il presidente Scabec, Antonio Bottiglieri e il direttore artistico, Antonio Marzullo, presenterà la III edizione di «Estate da Re», la rassegna di musica lirica che si terrà dal 27 giugno al 7 agosto alla Reggia e al Belvedere di San Leucio. Tra gli eventi principali, quelli del 7 e l’8 agosto nell’Aperia del Giardino inglese, con il tenore superstar Jonas Kaufmann e Maria Agresta; il 14 luglio, nella Cappella Palatina, sarà la volta di Uto Ughi.
Dopo «Estate da Re», il 19 giugno prossimo ci sarà la prova generale delle aperture del martedì alla Reggia.Un modo per aprire il monumento anche nell’unico giorno di chiusura setti-
manale?
«Sì, ma la penuria di personale non mi consente di agire in autonomia. Così mi sono inventato questa sorta di “fitto” del martedì, nella speranza che l’imprenditoria culturale meridionale colga l’occasione per promuovere iniziative di pregio nel sito. Il 19 si parte con la compagnia Il Demiurgo che con una rappresentazione teatrale racconterà a tappe le storie segrete della Reggia. Tutte le spese, comprese quelle per il personale, saranno a carico loro. Così come incasseranno il prezzo del biglietto. A noi saranno destinati 5 mila euro».
Non è poco?
«Non è poco tenere aperta la Reggia nel giorno di chiusura»
Direttore, teme che con il nuovo governo la riforma Franceschini possa subire qualche ridimensionamento o addirittura essere cancellata?
«Non sono abituato a commentare ciò che fanno i governi. Anche perché di solito non nutro pregiudizi. La riforma Franceschini è stata realizzata per metà: e aggiungo meno male perché già così ha suscitato un vespaio di polemiche. Ma tanti sono stati i punti positivi. Certo, alcuni anche i nodi non sciolti».
Quali?
«La questione del personale, dato che non puoi avere un museo autonomo senza la possibilità di gestire anche il personale; e poi il problema dei poli museali regionali: una specie di stato provvisorio, quasi un avanzo di riforma. Perché la Certosa di San Martino o Palazzo reale di Napoli non debbano ottenere la piena autonomia? Poi, certo, ci sono tutti gli altri siti che potrebbero essere accorpati intorno ai musei più grandi o per aree: come i siti archeologici dell’Appia, o si assegnano al Mann oppure alla Reggia».
Ma lei punta alla riconferma?
«Mi considero un uomo orientato alla innovazione. Credo di essere più tagliato per lo sviluppo che per la gestione. Non mi dispiacerebbe fare nuove esperienze. Ma se si presenterà l’occasione di una conferma, vedremo».