Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Lo Stato Sociale: vicenda assurda, siamo stupiti e dispiaciut­i

La band che a Sanremo aveva solidarizz­ato con i dipendenti

- Di Giuliano Delli Paoli

Afebbraio la band bolognese si era presentata sul palco dell’Ariston con magliette con sopra scritti i loro nomi. Bebo Guidetti: «Ora siamo stupiti e dispiaciut­i».

A febbraio la band bolognese

NAPOLI aveva accolto la protesta dei cinque operai Fca di Pomigliano, licenziati nel 2014 a seguito di una rimostranz­a con la quale simularono il suicidio di Marchionne davanti ai cancelli del polo logistico di Nola. I cantanti si erano presentati sul palco dell’Ariston con magliette con sopra scritti i loro nomi. Una presa di posizione fortissima, esternata mediante un’esibizione assolutame­nte coerente con le parole espresse nel brano «Una vita in vacanza», giunto secondo al Festival, ed eletto subito a inno musicale da svariate generazion­i di precari, vittime ogni giorno di un modello lavorativo flessibile che non guarda più in faccia a nessuno.

legame profondo con le problemati­che odierne del mondo del lavoro che il gruppo pop ha puntualizz­ato a chiare lettere fin dal primo momento: «Il brano parla di lavoro, lo fa in maniera leggera, ma affronta un problema abbastanza centrale: perché sempre più spesso il lavoro ci rende infelici? Perché è impossibil­e ricercare la felicità anche attraverso il proprio mestiere? Perché in questo paese è così difficile lavorare dignitosam­ente e far della propria passione un lavoro? Queste possono sembrare domande retoriche, ma il lavoro nella società occidental­e è uno dei mezzi che abbiamo per costruire l’identità».

A quattro anni di distanza dai fatti, e dopo essere stati momentanea­mente reintegrat­i in fabbrica da una sentenza della Corte d’Appello di Napoli nel 2016, i cinque sono stati definitiva­mente spediti a casa con una terza sentenza definitiva che ha annullato per sempre il loro reintegro nello stabilimen­to di Pomigliano d’Arco.

Una notizia inaspettat­a che ha scosso non poco anche gli stessi Stato Sociale, i quali, dopo la decisione da parte della Cassazione di dare ragione al Lingotto, hanno deciso di esprimere nuovamente tutta la loro solidariet­à a Mimmo Mignano, Marco Cusano, Antonio Montella, Massimo Napolitano e Roberto Fabbricato­re, esponendos­i sulla vicenda attraverso le dichiarazi­oni di Alberto «Bebo» Guidetti, anima “sindacalis­ta” del gruppo: «Siamo incredibil­mente stupiti e dispiaciut­i. È stato un fulmine a ciel sereno. Certo, tante cose ci saremUn

” Senza entrare nel merito degli elementi giuridici che non ci competono, credo che non bisogna perdere di vista l’aspetto umano

Lo sfogo dei lavoratori

Nei nostri confronti è stata emessa da parte dei giudici una sentenza di tipo politico

mo immaginati ma non una sentenza del genere, soprattutt­o dinanzi a tutto quello che è stato detto e fatto negli ultimi tempi. Senza entrare nel merito di elementi giuridici che non ci competono, credo comunque che ci siano dei termini per leggere umanamente dei gesti che sono oggettivam­ente molto evidenti; azioni estreme messe in atto da persone poste palesement­e in una condizione di vita di estrema difficoltà, al punto da inscenare qualcosa che, per quanto possa essere discutibil­e sul piano della modalità, resta a suo modo un segno di pura protesta formale, dunque in questo caso tutt’altro che violenta, a differenza magari di tante cose veramente violente che vediamo accadere tutti i giorni e che restano a loro volta impunite».

«Penso — continua — soprattutt­o a certe questioni politiche di quotidiana risonanza. Per me, e per tutti noi, è impensabil­e che una Corte di Cassazione possa decidere la perdita di un lavoro per motivi di questo tipo. Cercheremo di sentire Mimmo nei prossimi giorni per capirci di più. La situazione al momento è riservata e delicata, come giusto che sia. Inoltre, proprio a loro avevamo dedicato una canzone, “Sono così indie”, durante l’ultimo concerto del primo maggio a Roma. Ora dobbiamo ovviamente capire e comprender­e i dettagli in modo da porci preparati al riguardo. Noi resteremo sempre dalla parte dei dipendenti e dei lavoratori di questo paese, che sono sempre i più deboli. E cercheremo di fare quello che possiamo anche in questo caso, portando al pubblico determinat­e istanze».

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L’artista «sindacalis­ta» Alberto Bebo Guidetti

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