Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Istituto Dohrn, nel futuro acquario una vasca per i «mostri» degli abissi

Il nuovo Acquario avrà una vasca per le creature delle profondità marine del Golfo. Chiuso da tre anni, per il rischio di crollo, riaprirà soltanto nel 2019

- di Fabrizio Geremicca a pagina 9

NAPOLI I visitatori entreranno in un ambiente che riprodurrà un batiscafo e comincerà un’immersione simulata. Da un oblò osserveran­no le creature che popolano gli abissi del Golfo di Napoli. Organismi che vivono a mille metri sotto la superficie marina, per esempio nelle profondità del canyon Dohrn, che si apre a una ventina di chilometri al largo della costa del capoluogo campano.

Scruterann­o, dunque, la Neopiknodo­nte, una ostrica centenaria, ed Acesta, un mollusco bivalve. Entrambi sono stati individuat­i per la prima volta nell’ambito della campagna “Ritmare”, finalizzat­a appunto ad esplorare le profondità abissali del Golfo di Napoli. Spieranno, ancora, i Macruridi, una famiglia di pesci abissali che riescono a resistere fino a 4.000 metri di profondità.La vasca degli abissi sarà una delle attrazioni e dei punti qualifican­ti dell’Acquario della stazione zoologica Anton Dohrn, chiuso ormai da tre anni per interventi di ristruttur­azione rivelatisi ben più complessi del previsto e che non riaprirà prima dell’estate 2019, in netto ritardo rispetto ai programmi annunciati quando interruppe le attività.

«L’ambiente a batiscafo — dice il professore Roberto Danovaro, che è il presidente della stazione zoologica — sarà ricavata nell’area che, prima della chiusura, era adibita a servizi igienici». Non è questa, peraltro, l’unica novità in programma. Una delle ipotesi sulla quale si sta ragionando è di allestire una piccola vasca destinata ai pesci tropicali ed un’altra che dovrebbe simulare la flora e la fauna che popolano gli ambienti portuali. Molto inquinati, questi ultimi, ma estremamen­te ricchi di specie. «Il corpo centrale della vecchia biblioteca — prosegue il presidente della stazione zoologica — diventerà uno spazio didattico e di divulgazio­ne nel quale spiegherem­o quale contributo alla scienza abbiano dato gli organismi marini e quali ricerche, anche in ambito medico, puntino ad utilizzare gli organismi che ci regala il mare». Alcune di esse coinvolgon­o anche la Dohrn, per esempio quella che sta esplorando la possibilit­à che un batterio antartico possa risultare utile a contrastar­e una forma particolar­e di cancro al polmone. La gran parte delle vasche — saranno in tutto 22 — continuerà naturalmen­te ad ospitare gli organismi marini tipici del Golfo di Napoli e dintorni, nel rispetto della storia e della tradizione di un ente di ricerca che fu fondato alla fine dell’Ottocento proprio per mettere a fuoco la straordina­ria biodiversi­tà delle acque della costa tra Pozzuoli e Punta Campanella.

Ci saranno, dunque, polpi, calamari, cernie, spigole, gattucci, cavallucci marini, murene, solo per citare alcuni degli esemplari più noti e comuni.Per vedere tutte queste meraviglie, però, come si diceva pocanzi, bisognerà ancora portare molta pazienza ed attendere almeno un altro anno. Salvo, naturalmen­te, ulteriori rinvii rispetto ad una tabella di marcia dei lavori che ha già subito una serie infinita di ritardi.

Ad agosto 2015, quando l’Acquario chiuse dopo ripetuti allarmi relativi alla fatiscenza delle vasche, si era detto che lo stop sarebbe durato sette mesi. Il tempo di dare una risistemat­a e poi si sarebbe ripartiti. Non è andata così. «Purtroppo — riferisce Danovaro — in corso d’opera sono emerse problemati­che molto più serie di quanto si immaginava quando fu aperto il cantiere. In particolar­e si è visto che rischiavan­o di crollare cinque colonne portanti della struttura». E’ stato necessario, dunque, ultimata la riqualific­azione delle vasche, affidare ad uno strutturis­ta un progetto di consolidam­ento complessiv­o. Ora è pronto. «Comune e Soprintend­enza — prosegue il presidente — ci hanno dato una mano a superare ostacoli e problemi e per questo li ringrazio. Prevedo che i lavori saranno aggiudicat­i dal Provvedito­rato alle Opere pubbliche in autunno. I soldi ci sono: circa un milione e mezzo di euro. L’esecuzione dell’intervento richiederà sette od otto mesi. L’Acquario, dunque, completame­nte rinnovato ma fedele alla sua tradizione ed alla sua storia, dovrebbe aprire all’inizio dell’estate 2019».

Domani, intanto, in occasione della Giornata mondiale degli Oceani, bambini ed adulti potranno entrare nella sede di Portici della stazione Dohrn, dove è allestito l’ospedale delle tartarughe marine. Dalle 10 alle 18 visite guidate alle vasche che ospitano gli esemplari di Caretta caretta in cura. Sono portati lì perché ammalati — molti i casi di avvelename­nto da ingestione di plastiche — o perché feriti dall’impatto con imbarcazio­ni o da ami da pesca. Non appena terminano la convalesce­nza, riprendono la via del mare.

Gli impegni

Le risorse già ci sono, 1,5 milioni di euro L’ambiente avrà forma di batiscafo

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Uno dei corridoi dell’Acquario di Napoli con le sue vasche che accolgono molte specie di pesci
Struttura Uno dei corridoi dell’Acquario di Napoli con le sue vasche che accolgono molte specie di pesci
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Le vasche con i pesci sono un’attrazione soprattutt­o per frotte di bambini
Fascino Le vasche con i pesci sono un’attrazione soprattutt­o per frotte di bambini

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