Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La Borsa «adotta» l’arte di Capodimonte
Da Tiziano a Cavallino, i fondi per il restauro di otto opere arrivano dalle imprese
La Cantatrice napoletana di Bernardo Cavallino, uno dei capolavori del barocco partenopeo ha — per così dire — perso la voce. Con le mani in primo piano che si stagliano su un sipario rosso è lì dagli anni Cinquanta del Seicento con una bocca-bocciol di rosa dalla quale — se vi immedesimate bene — sentirete sospirare una villanella. Pier Luigi Farnese, morto nel 1547 a soli 44 anni, fu riscattato almeno nella memoria da Tiziano che lo ritrasse con una fulgida armatura. Che oggi, però, ha perso il suo fulgore, per non parlare del soldato che fa capolino alle sue spalle diventato quasi evanescente. L’immenso patrimonio d’arte del Museo di Capodimonte da tempo lanciava il suo sos. Finalmente il messaggio nella bottiglia è arrivato a Piazza Affari ed è stato raccolto da Borsa Italiana che ha scelto otto opere delle sue collezioni per la terza edizione di Rivelazioni – Finance for Fine Arts, il progetto dedicato alla raccolta di risorse (destinate al restauro) presso aziende e operatori della comunità finanziaria nazionale e internazionale. Ieri la presentazione nella sala della Culla con i protagonisti di questa importante operazione che, attraverso il programma Élite di Borsa, fonde lo spirito innovativo della finanza contemporanea con quello antico del mecenatismo.
«È una giornata storica che apre, spero, una nuova era per Capodimonte. Sono convinto che il futuro dei grandi musei non possa rimanere solo a carico dello Stato ma vada condiviso con tutti i cittadini, le imprese e il genio imprenditoriale italiano» ha detto il direttore Sylvain Bellenger che con orgoglio ha snocciolato i numeri: «Capodimonte è uno dei tre musei al mondo in una reggia: le altre sono il Louvre e l’Ermitage; ha 47mila opere dal ’300 a oggi; 124 Gallerie a fronte delle 66 degli Uffizi tanto per fare un paragone importante; 184 ettari di Real Bosco con 17 edifici borbonici. Investire qui è, dunque, un’idea geniale che merita la parola grazie non mercie che suona peggio».
Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana, racconta: «Le prime due edizioni di Rivelazioni sono state realizzate a Milano, alla Pinacoteca di Brera, e a Venezia, alle Gallerie dell’Accademia. Da sempre siamo impegnati nella valorizzazione dell’eccellenza italiana e vediamo nel sostegno al nostro patrimonio artistico uno strumento essenziale per lo sviluppo economico e il rilancio del Paese. Questa edizione con Capodimonte segna un ulteriore passo in avanti nell’efficace collaborazione tra pubblico e privato per un moderno mecenatismo».
Il format del progetto è stato illustrato dalla sua responsabile Valentina Sidoti: «Siamo una piattaforma che mette in relazione partner con culture diverse: musei, aziende e istituzioni con l’obiettivo facilitare il sostegno finanziario per i restauri di opere pubbliche. Favoriamo ad esempio l’accesso all’art bonus che prevede uno sgravio fiscale del 65%».
E Bellenger ci ha preso subito gusto. Proprio ieri, infatti, è stato creato un organismo ad hoc: «Il cda del Museo ha deciso di creare un advisory board per il fundraising internazionale, composto da Fabrizio Pascucci, Gennaro Matacena, Mariella Pandolfi e Gianfranco D’Amato. Presidente è Giovanni Lombardi della Tecno». Che è anche l’autore del messaggio nella bottiglia di cui sopra. È stato lui, infatti, a segnalare Capodimonte «che è — ha detto — un bene dell’umanità. Questo progetto è importante per Pmi le quali possono offrire un grande contributo di mecenatismo». Il restauro delle opere scelte costa dagli 8 ai 40mila euro.