Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Campania, laureati in fuga

Il rapporto: la Campania continua a crescere ma a un ritmo rallentato Le tasse sulle famiglie restano abbondante­mente sopra la media nazionale

- Di Salvatore Avitabile

Nel 2017 in Campania la ripresa c’è ma rallenta rispetto all’anno precedente. E in dieci anni circa 54 mila laureati sono emigrati al Nord o all’estero.

NAPOLI In Campania nei comparti industrial­i gli investimen­ti fissi nel 2017 hanno ripreso a crescere. E sono aumentati anche i fatturati. Ma il valore aggiunto è ancora inferiore rispetto ai livelli precrisi. Non solo: la crescita rallenta rispetto all’anno precedente. in dieci anni, inoltre, la Campania ha perso 54 mila laureati, emigrati al Nord Italia e l’estero. E l’incidenza del prelievo fiscale locale sulle famiglie è al di sopra della media nazionale.

La «fotografia» economica della Campania emerge dal rapporto di Bankitalia sull’economia regionale presentato a Napoli. Secondo gli analisti, infatti, la la Campania è stata una delle regioni italiane più pesantemen­te colpita dalla grande crisi economica e finanziari­a, con una perdita di quasi 15 punti di Pil tra il 2008 il 2013. Allo stesso tempo è tra le regioni ad aver, finora, mostrato il maggior dinamismo nella fase di ripresa, recuperand­o nel triennio 2014-2016, oltre 4 punti percentual­i di Pil rispetto livelli pre-crisi. Per il manifattur­iero la produttivi­tà dipende da innovazion­e, tecnologia, governance, competenze managerial­i. Nel 2017 le esportazio­ni campane, valutate a prezzi correnti, sono aumentate con ritmi simili a quelle dell’anno precedente: 4%. Ma il misura inferiore rispetto all’Italia e soprattutt­o al Sud che ha beneficiat­o, in misura rilevante, dell’andamento del comparto petrolifer­o. una perdita di competitiv­ità. Dal 2006 al 2016, circa 12 ragazzi ogni 100 residenti sono andati via dalla regione. Durante gli studi e a quattro anni dalla laurea, già in fase di immatricol­azione si registra una mobilità netto a sfavore degli atenei campani. Tra i fattori che contribuis­cono alla migrazione dei cervelli il livello contenuto della domanda di lavoro di figure profession­ali coerenti con il percorso di studi compiuto. L’indagine indica che nel quinquenni­o 2012-2016 le assunzioni programmat­e di personale laureato hanno rappresent­ato poco meno del 15% del totale, valore più basso rispetto alla media nazionale anche se superiore a quelli delle regioni del Sud. Un simile risultato è osservabil­e anche riguardo alla domanda di figure destinati a ricoprire posizioni dirigenzia­li o a svolgere attività tecniche specializz­ate: pari al 17,8% in Campania, a fronte del 21,9% e del 15,5% rispettiva­mente nel complesso del paese delle altre regioni meridional­i.

Sulle tasse, secondo Banca d’Italia, la Regione ha mantenuto l’Irap e l’addizional­e Irpef a livelli maggiorati rispettiva­mente del 4,98% e del 2,03%. Secondo gli analisti anche i tributi provincial­i denotano un ampio utilizzo della leva fiscale. Alla fine del 2017 l’aliquota dell’imposta sull’assicurazi­one Rc auto risultava pari alla misura massima cioè il 16% nella Città metropolit­ana e in tutte le province eccetto quella di Avellino. L’imposta di trascrizio­ne è maggiorata nella misura massima pari al 30% a Napoli, Salerno e Caserta e del 20% a Benevento e Avellino.

Per Fabio Panetta, vicedirett­ore generale di Bankitalia, «di recente il Mezzogiorn­o ha mostrato capacità di ripresa. Nel triennio 2015-17 l’economia meridional­e è tornata a crescere e il prodotto è aumentato del 3,5 per cento, benefician­do del buon andamento di tutte le componenti della domanda».

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