Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Investì e uccise donna in scooter Diele condannato a 7 anni e 8 mesi
Aveva assunto droga. Il padre della vittima: se potessi parlare
C’era soltanto un grande silenzio nell’aula del Tribunale di Salerno dove, ieri mattina, è stata letta la sentenza per la morte di Ilaria Dilillo, la 48enne investita e uccisa in autostrada da Domenico Diele. L’attore romano, accusato di omicidio stradale, ha preferito rimanere a casa e aspettare che il telefono squillasse, per conoscere dai suoi avvocati l’esito del processo. Mentre Nicola Dilillo, il padre della vittima, è uscito dall’aula poco prima che nelle parole del giudice Piero Indinnimeo - che ha letto la sentenza - al cognome Diele seguissero la parola «colpevole» e una condanna temporale: 7 anni e 8 mesi di reclusione.
L’ultima udienza, nel processo con rito abbreviato, si è chiusa in mattinata dopo due ore e 10 minuti. Nel primo pomeriggio è invece arrivata anche il pronunciamento del gup. Che ha stabilito un punto fermo, almeno in questa fase e in attesa dell’Appello, in un processo rivelatosi complesso: l’attore romano era in stato di alterazione psicofisica nella notte tra il 23 e il 24 giugno dello scorso anno quando, a bordo della sua auto, all’altezza dello svincolo di Montecorvino Pugliano sull’autostrada del Mediterraneo, tamponò lo scooter di Ilaria Dilillo. Scaraventando a terra la donna, che rientrava a casa dopo una festa con amici, morta subito dopo l’impatto. Dalle perizie dei tecnici nominati dal giudice è emerso che l’attore, nato a Siena ma romano di adozione, protagonista di numerose fiction di successo, aveva assunto droga. Ma i periti non sono riusciti a indicare con precisione la finestra temporale nella quale Diele aveva consumato la sostanza stupefacente. Di certo nel sangue e nelle urine dell’uomo erano presenti 104 nanogrammi di oppiacei e cannabinoidi. Un quantitativo enorme - secondo un recente studio scientifico del 2018 richiamato dai periti - che stabilisce in 30 nanogrammi la soglia massima prima dell’alterazione psicofisica. E in base a questa valutazione tossicologica sulla soglia di attenzione dell’attore, sempre secondo i periti, la frenata sarebbe arrivata in ritardo rispetto all’impatto. Quasi 2,2 secondi dopo lo schianto dell’autovettura di Diele sullo scooter della Dilillo.
Gli avvocati dell’attore avevano cercato, nell’ultima udienza di ieri mattina dopo che il pm Elena Cosentino aveva chiesto una condanna a otto anni, di confutare i dati dei periti. Creando non poco disagio tra i familiari di Ilaria. Tant’è che il padre della 48enne morta in autostrada, all’uscita dall’aula si è lasciato sfuggire le uniche parole pronunciate in una giornata convulsa: «Se solo avessi la possibilità di parlare (al processo; ndr), ma purtroppo il Codice non me la offre».
Ma per un genitore che ha perso una figlia, una sentenza non può certo essere risarcitoria rispetto al dolore patito. «L’unico sollievo per un padre che ancora oggi dorme nel letto della figlia è quello di aver avuto una sentenza a meno di un anno dalla morte – ha sottolineato il legale della famiglia Dilillo, l’avvocato Michele Tedesco - per una famiglia significa avere fiducia nella giustizia. E la sentenza ha stabilito un principio: l’imputato era in stato di alterazione psicofisica quando ha ucciso la povera Ilaria. Noi non ci siamo mai arresi e non abbiamo mai neanche risposto a insinuazioni e attacchi, come quello che Ilaria fosse deceduta a causa di una puntura di insetto che gli avrebbe provocato uno shock anafilattico». Per ora Diele non andrà in carcere, rimane un uomo libero in attesa dei prossimi gradi di giudizio.