Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Gli affari dei clan a Medjugorje

Il mercato milionario delle false griffe lungo i viali che portano al santuario

- Postiglion­e

False griffe vendute a migliaia nei negozi di Medjugorje, approfitta­ndo dell’enorme afflusso di pellegrini da tutto il mondo. È uno dei principali business che i clan Mazzarella e Zaza gestiscono. Lo confermano indagini della Dia, dopo l’allarme lanciato dal cardinale Henyk Hoser, inviato da Papa Francesco nella cittadina della ex Jugoslavia.

Prima di iniziare la scalata della collina delle apparizion­i della madonna di Medjugorje c’è una strada lunga poco meno di un chilometro e mezzo. Gli autobus dei pellegrini di tutto il mondo vengono fermati puntualmen­te dalle forze di polizia. C’è uno slargo dove parcheggia­re, al modico prezzo di 10 euro per tutta la giornata. Scesi dal pullman si imbocca lentamente la strada dove da lontano si vede il santuario di San Giacomo.

C’è chi inizia a piangere, commosso per l’emozione di arrivare davanti alla roccia dove appare la madonna che dispensa consigli e moniti ai fedeli. C’è chi prega e lo fa con un trasporto emotivo intenso, fino a piegarsi sfatto dalla stanchezza davanti alla Vergine. C’è chi invece attratto da luci scintillan­ti e super offerte compra e riempie gli zainetti di tutto ciò che può contenere. Perché quella strada è un gran bazar all’aperto con circa duecento negozi che vendono proprio di tutto. Statuette, corone del Rosario, immagini sacre, bibite, panini, borracce con acqua. Ma sopratutto scarpe delle migliori firme: Hogan, Nike, Adidas, Tommy Hilfiger. Borse di Gucci, Armani, Coccinella. E poi foulard, maglioni, jeans e profumi di ogni flagranza e marca. Tutto rigorosame­nte falso.

Ecco il business sul quale ha messo da tempo le mani la camorra napoletana e in particolar­e due dei clan che negli anni hanno fatto affari con i bosniaci: gli Zaza di San Giovanni e i Mazzarella di Poggioreal­e e piazza Mercato.

Dell’altro giorno l’allarme riportato da un settimanal­e cattolico polacco. L’arcivescov­o di Varsavia-Praga, Henryk Hoser della parrocchia di Medjugorje, inviato papale al santuario della madonna, ha fatto riferiment­o a infiltrazi­oni della camorra in quel territorio della ex Jugoslavia. «Da un lato, incontriam­o migliaia di giovani che usano il sacramento della penitenza e della riconcilia­zione — ha detto —. D’altra parte, bisogna essere consapevol­i che a causa del massiccio afflusso di pellegrini, questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quelle del Napoletano, che conta sui profitti». Che la denuncia arrivi direttamen­te dal Vaticano dimostra la gravità della situazione.

Ma quali sono questi affari che permettono ai malavitosi nostrani di speculare anche sulla fede e di essere citati addirittur­a da un uomo di papa Francesco? Innanzitut­to il falso. Lungo la via che porta alla scalata della collina delle apparizion­i della madonna sembra di essere alla Duchesca, nel mercatino rionale del «pezzotto». La manifattur­a degli oggetti contraffat­ti esposti alla vendita è perfetta e l’unica differenza con i modelli originali sembra essere il prezzo: 30 euro per un paio di scarpe, da 20 ai 25 per jeans, maglioni e borse, 10 euro per un foulard marcato Fendi. Fonti accreditat­e riferiscon­o che la merce ha un’unica rotta ed è quella che arriva dal porto di Dubrovnik, a sud della Croazia al confine con il Montenegro e la Bosnia, uno dei posti più vicini alle coste italiane. È lì che negli anni si è consolidat­a l’alleanza tra i napoletani, che gestiscono da sempre il falso, ovvero gli Zaza, i Mazzarella, e gli slavi. Negli anni Novanta i patti erano sui traffici di sigarette di contrabban­do, poi nel Duemila si sono trasformat­i nei traffici di armi. Infine quelli super redditizi dell’eroina. Le comunicazi­oni tra le consorteri­e criminali sono attive da oltre tre decenni e i controlli ai confini sono molto labili. Basta, a volte, nascondere banconote nei documenti di riconoscim­ento alle frontiere per riuscire a passare indenni ai controlli.

L’altro grande affare che ruota attorno al terzo santuario Mariano più importante della Cristianit­à è la speculazio­ne edilizia per la costruzion­e di piccoli alberghi da venti camere ognuno, e qui girano i soldi dei casalesi, «maestri» nel nasconders­i in attività illecite. Una forte tendenza alla corruzione, la possibilit­à di costruire con estrema facilità e il continuo afflusso di turisti (solo dall’Italia ne arrivano un milione all’anno per un affare di 11 miliardi di euro) fa di Medjugorje l’isola felice per il riciclaggi­o. Gli investigat­ori napoletani sanno che per ogni cento euro investiti in quelle zone il ritorno è di seicento in un solo anno. La corsa all’affare si è poi amplificat­a quando l’anno scorso è fallita la Balkan Express, la compagnia aerea che era stata autorizzat­a ad atterrare nell’ex aeroporto militare di Mostar che dista meno di 50 chilometri dal santuario. Adesso si atterra a Spalato e la distanza sfiora i 200 chilometri. La gestione dei trasporti via terra è diventata un altro business: ogni aereo di pellegrini versa non meno di 150 euro a tratta.

Henryk Hoser

Anche lì a causa del massiccio afflusso di pellegrini c’è la mafia tra cui quelle del Napoletano

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L’allarme Due immagini di Medjugorje, c’è preoccupaz­ione per la diffusione di griffes contraffat­te, un business della camorra
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