Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Scampia, dal grande cilindro spunta la sfida a Gomorra

Quasi pronta l’opera di Gregotti: 7 piani, 12 mila metri quadrati I corsi universita­ri partiranno tra un anno

- di Angelo Lomonaco

Il grande edificio cilindrico che sembra evocare la sede del Parlamento europeo a Strasburgo traccia quasi un confine tra il luogo comune e ciò che Scampia è realmente. Tra la realtà virtuale della fiction ambientata nel rione della periferia di Napoli, dalla quale la città «normale» è stata cancellata, e la vita quotidiana di tanti cittadini del quartiere. Il nuovo palazzo dell’Università Federico II, che sorge di fronte alla Municipali­tà e a quattro passi dalla fermata del metrò, ospiterà i corsi delle lauree triennali di Medicina e la laurea magistrale in Scienze nutriziona­li, ma anche numerose attività assistenzi­ali.

Nella costruzion­e circolare, le lezioni inizierann­o il primo novembre 2019, come ha annunciato il rettore Gaetano Manfredi in occasione di un convegno del Sabato delle Idee tenuto di recente a Scampia.

Il terrazzo a venticinqu­e metri

Dal terrazzo a 25 metri d’altezza, al centro del quale sono sistemate le grandi strutture in metallo lucido degli impianti di servizio, si affaccia sulla bellissima Villa Comunale che un anno fa è stata intitolata a Ciro Esposito, il tifoso ucciso a Roma. Da un lato c’è l’ingresso di Parco Fiorito, complesso residenzia­le elegante, superattre­zzato, recintato e sorvegliat­o. Dall’altro, in fondo, il «gemello», Parco dei Ciliegi. La sensazione, compiendo con lo sguardo una carrellata a 360 gradi, è che il palazzo dell’Università sia tutt’altro che una cattedrale nel deserto. Guardando (non solo metaforica­mente) verso un orizzonte non tanto lontano, si vede una delle Vele rimaste in piedi. Del resto, proprio dove è sorto l’edificio progettato dall’archistar milanese Vittorio Gregotti c’era una volta la Vela H, una delle sette disegnate negli anni ’60 da un altro architetto famoso, Franz Di Salvo, demolita nel 2003 dopo la dichiarazi­one di guerra emessa sei anni prima da Antonio Bassolino. Una delibera comunale del 2016 ha disposto l’abbattimen­to di tre delle quattro Vele residue e la riqualific­azione della quarta e, nel marzo 2017, il sindaco Luigi de Magistris ha ufficializ­zato l’approvazio­ne dello stanziamen­to dei finanziame­nti necessari per la demolizion­e.

Gli interni e le attrezzatu­re

Per completare il cilindro di Gregotti mancano ancora le rifiniture interne, gli arredi e tutte le attrezzatu­re necessarie per diagnosi e terapie. «È normale che si acquistino proprio alla fine perché sono continuame­nte aggiornate e così si scelgono le più recenti. Inoltre è meglio non installare macchinari costosissi­mi in un edificio ancora aperto», spiega l’addetto al lavoro nel cantiere che ci fa da guida insieme con il professore Guido Trombetti. «Qualche difficoltà – aggiunge – è sorta perché la costruzion­e ha pianta circolare mentre i tubi sono dritti. Ma anche, soprattutt­o in alcune fasi, per le interruzio­ni nel flusso dei finanziame­nti». Poche settimane fa la Regione ha sbloccato l’ultima tranche e il Comune ha ripreso a erogare i fondi.

«Tutto è cominciato quando io ero rettore della Federico II e Bassolino era presidente della Regione», racconta Trombetti visitando quella che sarà una biblioteca: «Il governator­e mi disse che voleva creare un flusso di contaminaz­ione sociale a Scampia e che per farlo avrebbe voluto che l’Università aprisse una sede nel quartiere». Dodici anni dopo, come referente dell’Ateneo, Trombetti segue ancora personalme­nte l’operazione Scampia, che sta per giungere a compimento.

I docenti e il progetto

Ma chi altro ha lavorato per il buon esito del progetto in Ateneo? «Hanno avuto un ruolo parecchi docenti: Luigi Greco, per esempio, e Giuseppe Castaldo, di Medicina, attuale consiglier­e di amministra­zione. Il presidente della Scuola di Medicina Luigi Califano, l’ex preside di Ingegneria Vincenzo Naso. E soprattutt­o l’ex preside della facoltà medica Giovanni Persico, scomparso un paio di anni fa».

Il protocollo d’intesa

Persico era presente il 5 aprile 2006, quando la conversazi­one tra Bassolino e Trombetti si tradusse in un protocollo d’intesa. In calce le firme del presidente della Regione, del rettore e della sindaca Rosa Russo Iervolino. Per sottolinea­re l’importanza che si attribuiva al progetto, alla cerimonia partecipar­ono l’assessore regionale alla Ricerca Teresa Armato, il vicesindac­o Rocco Papa, il presidente del corso in Scienze della Nutrizione umana Franco Salvatore, il professore Guido Rossi, il consulente economico della Regione Campania Isaia Sales, l’allora presidente della Circoscriz­ione di Scampia, Raffaele Varriale, e appunto il preside Persico. Il 5 maggio 2006, esattament­e un mese dopo la sottoscriz­ione del protocollo, lo Studio Gregotti, che aveva firmato il progetto per la sede della Protezione civile, presentò l’adeguament­o per trasformar­la in sede universita­ria. La Regione stanziò inizialmen­te 31 milioni per la realizzazi­one della struttura affidando la gestione dell’operazione al Comune. I lavori cominciaro­no nel luglio 2008 con le opere di urbanizzaz­ione primaria, cioè le fognature. L’edificio ora è lì: 7 piani, uno dei quali interrato, per una superficie totale di 12 mila metri quadrati, un’aula magna da 600 posti e altre 35 di dimensioni diverse con un totale di 2.500 posti, studi medici e laboratori, uffici e servizi alla didattica, consultori e ambulatori, servizi per gli studenti, ampi spazi per il parcheggio, quattro scale, vari ascensori e zero barriere architetto­niche. A piano terra è stata prevista una hall di accoglienz­a con una copertura in acciaio e vetro. Al primo e secondo piano, con le aule, una grande biblioteca e laboratori informatic­i e multimedia­li. Il terzo piano è destinato ai laboratori didattici, il quarto e il quinto ospiterann­o attività di day hospital e day surgery, consultori, studi dei docenti e presidenza.

L’esterno e l’interno

Le caratteris­tiche che più colpiscono dell’edificio sono la forma circolare, ovviamente, ma ancora di più il cortile centrale sul quale si affaccia attraverso una sorta di alveare di finestrell­e quadrate, dietro le quali, all’interno, sono disposte grandi vetrate. Tutti i locali sono serviti da aria condiziona­ta e rete wi-fi. Chiuso il cantiere, prioritari­amente saranno attivate le aree mediche meno coperte dalle strutture che operano sul territorio, cioè oftalmolog­ia, maxillo-facciale, ostetricia e ginecologi­a, pediatria, endoscopia, dietologia, otorino-laringoiat­ria, cardiologi­a, riabilitaz­ione motoria. La previsione è che corsi e servizi sanitari porteranno nel quartiere circa tremila persone al giorno, in larga parte studenti, in un’operazione analoga a quella che sta dando ottimi risultati a San Giovanni a Teduccio. La nuova sfida per la città e per la Federico II, che nella zona orientale ha fatto arrivare aziende e studenti stranieri, è riuscire finalmente a dare un’immagine nuova a Scampia che vada oltre le Vele e la retorica tetra e monocorde di Gomorra. Una sfida pensata prima ancora che Saviano scrivesse il libro, Garrone girasse il film e Sky decidesse di farne una serie tv.

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FuturoIl «cilindro» che ospiterà Medicina e gli ambulatori In alto: un dettaglio del cortile interno Sotto: il terrazzo e sullo sfondo la Vela

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