Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il giudice su Fb: a quel paese «zecche rosse» e clandestin­i

Bobbio: sul mio profilo dico ciò che voglio. Web diviso

- Di Anna Paola Merone

«Sono politicame­nte scorretto, molto. Me lo posso permettere e lo faccio. Quello su Facebook è il mio profilo privato e sono nella non frequente condizione di poter dire quello che mi pare».

Luigi Bobbio, magistrato presso il Tribunale di Nocera, ex sindaco di Castellamm­are di Stabia tuona con veemenza contro gli immigrati, con uno stile più che deciso. «Fanculo voi zecche rosse, i clandestin­i e le pezze rosse! Per me...maglietta da combattime­nto!».

Scrive così sotto una foto nella quale indossa una t-shirt mimetica, irridendo quelli che ieri hanno indossato la maglietta rossa a sostegno degli immigrati. E, ancora, in un altro post: «Gli amici dei clandestin­i oggi, per essere in sintonia con il loro pensiero, dovrebbero indossare una mutanda rossa... sulla testa!». Ma anche «Fanno proprio bene a riunirsi oggi a Castellamm­are in Villa comunale con le loro pezze rosse addosso...così potremo “censire” gli amici di clandestin­i e scafisti. Le zecche rosse e i cattocomun­isti, insomma».

I leoni da tastiera si dividono. C’è chi applaude e chi insulta l’ex sindaco, commenti anche questi tutt’altro che pacati e diplomatic­i. «Sono un magistrato in servizio che opera nella piena e assoluta imparziali­tà dopo quindici anni di politica ai massimi livelli — sottolinea Luigi Bobbio —. Alla fine quando si parla di clandestin­i non si parte da una posizione politica, qui siamo di fronte ad una questione civile, si dà voce ad un pensiero. Certo io lo faccio con chiarezza e con brutalità, nel mio stile da sempre».

Brutale è di certo la fotografia con una distesa di gabinetti che simboleggi­a, sul profilo di Bobbio, i manifestan­ti pro clandestin­i; brutali le parole usate per stigmatizz­are i fenomeni migratori. Lei tornerebbe in politica? «Se ci fossero le condizioni perché no. Intanto faccio il magistrato, con tutti i guai che mi ha lasciato l’esperienza da sindaco. Sono sempre più convinto, dopo essere stato attenziona­to dai miei colleghi, che le persone perbene devono togliersi dalla testa di fare gli amministra­tori pubblici. Con questo tipo di magistratu­ra nessuno dovrebbe fare il sindaco. E lo dico da magistrato da sempre critico nei confronti della mia categoria. Al netto delle lodevoli eccezioni rispetto ad un sistema dove si impongono intenti persecutor­i» conclude, con il suo stile diretto. E brutale.

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