Corriere del Mezzogiorno (Campania)
LA VOCE CHE MANCA AL SUD
Siamo al giro di boa in Italia e il secondo semestre del 2018 accusa problemi economici e politici. Le dimensioni della crescita sono inferiori alle nazioni nell’eurozona; mentre le nazioni che si affiancano al mercato, all’euro, ed alle loro valute nazionali, crescono con una rapidità che supera l’area dell’eurozona. Chiusa la tormentata costruzione del Parlamento e del Governo, purtroppo, non si vedono importanti cambiamenti di carattere politico. Secondo Sabino Cassese «c’è da rallegrarsi per le prime mosse legislative e amministrative del nuovo Governo? Le riunioni del Consiglio dei ministri sono state poche e brevi … I primi provvedimenti del Governo, in conclusione non suscitano allarme, riprendono anzi un corso antico accontentando alcuni e scontentando molti, salvo poi presentare il conto a qualcun altro, tra qualche anno». Cacciari pensa che con la fine dell’Europa muore la Politica: «Un’Europa che chiede soltanto di sopravvivere conservando quello stato economico che le era stato garantito in condizioni geopolitiche del tutto differenti dalle attuali e assolutamente irripetibili .... Colpevoli tutti, tutti innocenti, da sempre il motto delle anime morte». Parlando alla relazione annuale dell’Inps, infine, Boeri esprime «una verità incontrovertibile … Abbiamo bisogno di immigrati regolari che fin da subito paghino i contributi». Questo genere di comunicazione politica necessita di trovare le conseguenze, secondo processi coerenti ed utilizzabili, e ci propone una questione singolare.
Come e perché le imprese, i giornalisti, i lavoratori, i pensionati, i commercianti, i professori, e via dicendo, devono proporre e riordinare i processi sociali, tralasciando la strategia e la tattica della politica in quanto tale? Senza la dimensione di milioni di persone che generano la società, le istituzioni e l’economia non basta certamente meno di un milione di persone che ruotano nella politica, nel Parlamento e nel Governo come nella grande comunità degli apparati statali.
La società, le istituzioni, i gruppi di interesse ed ogni persona singola sono senz’altro estranei ma non disinteressati alla politica.
Vogliono una politica per parlarne ma vogliono parlare apertamente di molte altre cose: dalla poesia alla tecnologia, dal lavoro all’assistenza, dalle famiglie alle persone come tali. La comunicazione dei tre opinionisti che abbiamo utilizzato per fronteggiare qualcosa, che non sia solo la politica, ma richieda anche una dimensione sociale ed istituzionale, può dimostrare come realizzare le strategie future e la tattica contingente della politica.
La distanza tra milioni di persone che vivono in Italia, e la minuscola dimensione del «territorio politico in senso stretto», necessitano di opinionisti, e di tecniche della comunicazione, per rendere più aperte e più comprensibili le scelte del sistema nazionale futuro nel suo complesso.
Ma anche attraverso le associazioni, le organizzazioni e le strutture che si allargano, per articolare la presenza di nuovi e diversi soggetti nel nostro paese. Naturalmente bisognerebbe anche spingere le voci del sistema che in Italia si colloca nel Meridione; altrimenti il Meridione potrebbe subire un ulteriore degrado.
La comunicazione, che si affianca e si propone nelle regioni settentrionali, raccoglie e restituisce posizioni, confronti, valutazioni e reazioni che rendono articolata e praticabile la natura dei progetti e delle istituzioni necessarie alle compatibilità del Paese. Non si ritrova, tuttavia, nella parte meridionale del nostro Paese un coro di voci, altrettanto proponibili ed utilizzabili; proprio come abbiamo presentato diverse proiezioni e suggerimenti da parte delle tre voci, che hanno proposto punti di vista diversi nei confronti del ceto politico in quanto tale.
Nasce, in questo modo, un rispetto alla consistenza ed alla capacità delle organizzazioni del welfare, delle imprese, delle università, del mercato del lavoro, dei migranti, della delinquenza e del complesso variegato, che rendono un paese la base comune di un processo globale di crescita e sviluppo.
Intendiamoci, non vogliamo considerare la fissità della Lega, nel Nord del Paese, e senza un progetto unitario dell’unione Europea. Il Centro-Nord si alimenta di una larga parte delle possibilità e delle capacità dei sistemi complessi. Anche il Meridione li possiede parzialmente: turismo, tecnologia, imprese, grandi o piccole che siano. Ma due terzi del Sud sono deboli e dispersi tra loro. Esiste certamente un terzo che si alimenta e produce lavoro e crescita. Servirebbero anche le voci del Settentrione: per rimettere in piedi un meridione, quasi ormai alla deriva, e ricomporre l’Italia come un tutto, anzi come una parte dell’Europa. Altrimenti il Meridione subirà ancora una volta un ulteriore degrado.
” La comunicazione Quella che si affianca e si propone nel Nord, raccoglie e restituisce posizioni importanti