Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I segreti del «Carminiello a Toledo»
Nello stesso luogo dell’attuale chiesa nel 1600 venne fondata da donna Isabella de Mendoza y Alarçon, marchesa della Valle, «una chiesa picciola con un monasterio di donne spagnole convertite», con il titolo di S. Maria del Carmine. Nel 1632 donna Eleonora Guzman, moglie del viceré conte di Monterey, trasferì questa istituzione in altro luogo e la intitolò a S. Maria Maddalena. La primitiva chiesa venne allora concessa ad una congregazione di preti e, per essere questi in numero di 63, fu detta «dei 63 sacerdoti». Fu però sempre chiamata «il Carminiello a Toledo», e la strada ne portò il nome almeno fino al 1882, quando fu intitolata a Carlo De Cesare liberale esiliato dopo i moti del 1848, poi deputato e senatore. La chiesa assunse la veste attuale dopo la metà del Settecento, quando venne rifatta da un architetto che non conosciamo. Attraversa interamente l’isolato e, trovandosi via De Cesare e vico Sergente Maggiore su quote molto diverse, ha la parete di fondo in gran parte interrata.
All’interno, in alto su un piccolo altare dietro l’altare maggiore, vi è un finestrone che affaccia al piano terra del vicolo. La pianta, priva di una rientranza absidale e preceduta da un vestibolo tra due vani, ha il carattere di un aula unica, scompartita da sei pilastri, che non crea corrispondenza diretta con la più ricca articolazione delle coperture; queste, sopra la navata, non hanno estradosso, ma corrispondono ad un cortile praticabile, mentre all’interno hanno una bassa cupola in corrispondenza del falso transetto, da cui l’aula prende luce. Comunque l’aula risente della disomogeneità delle altezze, soffre l’impossibilità di «impennarsi», non è propriamente una chiesa ma un luogo nel quale non prevalgono direzioni, né orizzontali né verticali.
Bella la facciata, come di un palazzo, cui la chiesa, come realmente è, fa da basamento; doveva essere perfettamente equilibrata prima della sopraelevazione degli ultimi due piani, unitaria ma divisa in due parti sovrapposte, ricca di fastigi quella corrispondente alla chiesa, lineare la elementare composizione della «casa» con le aperture allineate in verticale alla ripartizione in basso. Così il portale con il sovrapposto finestrone «aggancia», con le volute sul il cornicione, le due parti, sopra e sotto, permettendo alle aperture laterali e superiori di circondarlo. Pur simmetriche nel disegno, le aperture ad arco segmentato ai lati del portale hanno diversa funzione; a destra si accede alla scala del piccolo monastero, ora destinato ad abitazioni, al secondo piano, trova il cortile, come una casa a corte sopra la chiesa.