Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La disperazio­ne di Bakary «Dal centro non andai via»

Parla uno dei migranti della struttura di via Taddeo da Sessa «Non revocate la misura di accoglienz­a, siamo qui per lavorare»

- di Fabrizio Geremicca

Bakary ha 44 anni e mostra con orgoglio il manuale bilingue, in italiano e in francese, sul quale sta studiando. Quel libricino per lui è una speranza e una testimonia­nza. La speranza di conquistar­e la patente, che gli aprirebbe nuove opportunit­à di lavoro. La testimonia­nza che è venuto in Italia per fare bene, per inserirsi e per guadagnare abbastanza da potere affittare, un giorno, una casa dove vivere con sua moglie e i suoi due figli di 9 e 3 anni, rimasti in Costa d’Avorio.

«Sono partito da Yopougon – racconta in un misto di francese e italiano – a febbraio 2016. Il mio paese era in preda alla violenza. Avevo partecipat­o ad alcune manifestaz­ioni, gli avversari politici mi cercavano. Ho fatto l’unica cosa possibile: andare via. Mia moglie e i due figli hanno trovato rifugio nel nord della Costa d’Avorio». Bakary ha dunque archiviato la vita precedente, di tassista e di muratore nel suo Paese, e ha iniziato la scalata al sogno dell’Europa. «Sono rimasto più di un anno – prosegue – in Libia, a Sabratha. Dormivo dove potevo e lavoravo quando riuscivo a farlo. Poi mi sono imbarcato su un gommone, pagando l’equivalent­e di 200 euro, e sono arrivato con altri 24 compagni di viaggio a Lampedusa». Era febbraio 2017. Varie tappe intermedie e poi a magSono gio 2017 l’approdo al Centro di accoglienz­a straordina­ria di via Taddeo da Sessa, a Napoli. «Ho presentato – racconta – la domanda di asilo il 21 agosto dello scorso anno. Non sono stato ancora convocato».

In città, secondo quanto riferisce, si guadagna da vivere come cicerone per i nuovi arrivati della comunità francofona africana. Bakary, però, è finito ora in un bel pasticcio. È uno dei 49 ospiti del centro di accoglienz­a straordina­ria di via Taddeo da Sessa per i quali la Prefettura ha avviato la procedura di sospension­e dell’accoglienz­a. La sua colpa e quella degli altri che sono incappati in questa vicenda – sarebbero circa 150 in vari centri della zona della Ferrovia – è di non avere risposto all’appello della polizia che, il 13 agosto, ha effettuato controlli per verificare se i migranti fossero nei Cas dopo le 21. L’orario della ritirata, secondo una norma del regolament­o delle strutture napoletane. «Io però – si giustifica – stavo dentro. Quello che si occupa della sicurezza nel centro mi ha detto di stare tranquillo e non preoccupar­mi perché era solo un controllo. andato in stanza e non ho visto nessuno. Mi sono ritrovato nella lista degli assenti». Per Bakary e per tutti gli altri si sono mobilitati attivisti e realtà politiche napoletane, dall’ex Opg occupato all’associazio­ne 3 febbraio. Hanno convocato un sit in davanti alla Prefettura di Napoli il 28 agosto. «Abbiamo anche girato un video con i migranti – aggiunge Saverio Mascolo, dell’ex Opg – nel quale il loro portavoce, l’ivoriano Zoumana – spiega perché tanti sono risultati assenti durante i controlli».

Il 28 agosto si svolgerà un sit in davanti alla prefettura

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