Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Tic e Tac: aspiranti supereroi

- di Fortunato Cerlino

Tic è alto, magro come uno spillo. Capelli rame, efelidi sul volto, risata cavallina e mascella pronunciat­a.

Tac è basso, tozzo e scuro di carnagione. Capelli folti, ricci, neri. La sua voce da baritono stonato, stride con quella dell’amico, che invece è acuta, nasale.

Il clan di ‘o Bellillo si serve di loro per piccoli lavoretti, ma mai cose importanti. Tutti nel rione sanno che Tic e Tac sono poco affidabili.

Una volta hanno spaccato la testa ad un turista francese perché insisteva sul fatto che la pronuncia corretta per «piazza Cavour» vuole l’accento sulla «u» e non sulla «a» come pretendeva­no Tic e Tac. Il francese finì in ospedale in prognosi riservata.

«Cosa è successo?» chiese la polizia. «J’ai été attaqué».

«Dove?».

«Place Cavoù... Càvour».

Nessuno conosce i loro veri nomi. Tutti li chiamano solo, Tic, e Tac. Devono i loro nomignoli al fatto che quando per conto del clan minacciano chi rifiuta di pagare il pizzo, si limitano a sussurrare all’orecchio della vittima Tic – Tac – Tic – Tac - ….

Per finire in coro con Booom!

Mimando l’esplosione del negozio se il tizio non si decide a pagare.

Tic e Tac però sono ambiziosi e sognano il salto di qualità.

Conoscono tutte le battute de «Le iene» e «Pulp Fiction» a memoria.

«Insieme al ginocchio, la pancia è il punto più doloroso quando ti sparano».

«Non ricordo di averti fatto nessuna domanda del cazzo se non sbaglio!».

«Gomorra la serie» la «schifano». Ritengono che le vicende narrate siano lontane dalla realtà. « ‘A Camorra è n’ata cosa» afferma Tic. «Chiù seria!» conferma Tac.

“«E poi chella serie l’ha scritta ‘o traditore!». «L’infame!».

Non pronuncian­o mai il nome Saviano, e se qualcuno lo fa in loro presenza, spuntano per terra e si accendono d’ira — Chill’ommo ‘e mmerda! Chella latrina! S’è fatto ‘e sorde ‘ncuollo a nuje! ’a villa a Niujork! Chella samenta... ma tanto prima o poi... (In coro) Booom!

Da quando nel rione si è diffusa la notizia della sperimenta­zione del Taser, la pistola elettrica, anche a Napoli, Tic e Tac hanno capito che finalmente è arrivata la loro occasione.

«Se nuje addivintam­me resistenti all’elettricit­à, è comme se tenessimo i superpoter­i, hai capito?» spiega Tic.

«Praticamen­te nun ce possono fa’ niente!» si illumina Tac. «Esattament­e!».

«Bella sta cosa... ma comme facimme per addivintà invunnerab­bili alla corrente?».

«Basta che ci alleniamo!... Tengo nu piano imbattibbi­le».

Ed è per questo motivo che questa notte Tic ha portato Tac in una officina da elettrauto di un suo amico.

Quando Tac entra seguendo l’amico, trova già tutto predispost­o.

«Miettete questi addosso» gli ordina Tic allungando due elettrodi collegati ad una batteria. «Ma che dici? Io piglio ‘a currenta!». «E certo! Chisto è ‘o piano!». «Famme capi’ meglio».

«È semplice... io ti scarico ‘a currenta ‘ncuollo un poco alla volta, e mano mano aumento ‘o dosaggio, accussì tu addiventi sempre più insensibbi­le all’elettricit­à, hai capito?».

«E funziona?».

«Garantito! È solo questione ‘e allenament­o!».

«... e tu? Nun vuò addivintà invincibbi­le alla corrente?».

«Certamente. Primma lo faccio io a te, e poi tu a me».

Tac ci pensa.

«Ma nunn’è pericoloso?». «Negativo! Io accummenci­o con una sola batteria. Songo solo dodici vòlti... vozzi... vortzi, praticamen­te te faccio ‘o solletico. Poi, regolandom­i sulla resistenza tua, io aumento ‘a dose. È scientific­o!».

«E poi lo faccio io a te?». «Certamente».

«Vabbuó, accumminci­amme... addó li devo mettere sti cosi?».

Dice Tac afferrando i cavi.

«Addó vuò tu».

Tac collega i morsetti uno sull’indice sinistro e l’altro sul destro.

«Vai! Songo pronto!» ordina all’amico chiudendo gli occhi.

Tic collega gli altri terminali alla batteria sul pavimento e si allontana di corsa nascondend­osi dietro un auto in riparazion­e. Poco dopo esce dal suo nascondigl­io.

«Hai fatto?» chiede Tac ancora con gli occhi chiusi e pronto alla scarica. Incredulo Tic gli si avvicina.

«Ma non hai sentito niente?».

Tac riapre gli occhi e si rende conto di essere già collegato alla batteria.

«No!» si esalta. «Mamma mia! Ma allora già songo un poco invunnerab­bile!».

«Bravo! Sei gruosso Mo aumento nu poco ‘a currente... metto n’ata batteria... stai pronto!». «Vai!». Tac richiude gli occhi.

Tic solleva una seconda batteria e la avvicina alla prima. Guarda l’amico concentrat­o e di nuovo con gli occhi chiusi. Vuole bene a Tac, e vuole davvero trasformar­lo in un supereroe invincibil­e.

Allunga i cavi e li collega al generatore di alto voltaggio presente in officina. Gira la manopola sul 320... gli sembra un numero non troppo alto ma nemmeno basso. «Pronto?». «Prontissim­o...».

Tic, emozionato, collega i fili e preme l’interrutto­re.

Booom!

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