Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Via Scarlatti, mille firme contro la fontana di Tatafiore
«Mai più in via Scarlatti». Gli avvocati dell’artista: pronti ad azioni legali
Mentre l’ex presidente della circoscrizione Vomero e fondatore del comitato «Valori Collinari» Gennaro Capodanno raccoglie mille firme per chiedere a de Magistris che Itaca non sia mai più collocata in via Scarlatti, i legali dell’artista minacciano di nuovo azioni legali nei confronti dell’amministrazione comunale. Continua a far discutere la vicenda della fontana rimossa dopo 19 anni e depositata attualmente alla Mostra d’Oltremare, dopo un passaggio in un deposito a Pianura, in attesa di essere restaurata. L’opera d’arte, secondo quanto annunciato da Palazzo San Giacomo, dopo i lavori sarà risistemata al Vomero.
Mentre l’ex presidente della circoscrizione Vomero e fondatore del comitato “Valori Collinari” Gennaro Capodanno raccoglie mille firme per chiedere a de Magistris che Itaca non sia mai più collocata in via Scarlatti, i legali dell’artista minacciano di nuovo azioni legali nei confronti dell’amministrazione comunale. Continua a far discutere la vicenda della fontana rimossa dopo 19 anni e depositata attualmente alla Mostra d’Oltremare, dopo un passaggio in un deposito a Pianura, in attesa di essere restaurata.
L’opera d’arte, secondo quanto annunciato da Palazzo San Giacomo un paio di settimane fa, dopo i lavori sarà risistemata al centro dell’isola pedonale del quartiere collinare. Dà fuoco alle polveri Capodanno: «Se necessario ci stenderemo a terra pur di evitare che Itaca sia ricollocata dove stava». E ricostruisce: «La fontana fu installata nottetempo nel dicembre del 1999, senza che mai i vomeresi fossero chiamati ad esprimersi su questa decisione assunta dell’amministrazione comunale e senza che risulti che fosse stata informata neppure la Circoscrizione». Poi conclude: «Abbiamo subìto per 19 anni, ora che la fontana è stata finalmente rimossa non vogliamo ritorni in via Scarlatti». Sul fronte opposto non sono più concilianti i toni degli avvocati Carlo Penna ed Alessia Barbati, i quali scrivono al sindaco per conto di Tatafiore ed inoltrano la missiva pure ai giornali, all’assessore alla Cultura del Comune Nino Daniele e ad Elena Coccia, presidente della commissione Cultura in Comune.
Nella lettera si stigmatizza ancora una volta la circostanza che «il Maestro non abbia avuto informazione alcuna della rimozione di Itaca da parte del Comune ed in merito al progetto di restauro». Si sostiene che l’opera sia stata trattata senza alcun rispetto, «al pari di una qualsivoglia installazione pubblicitaria». I legali addebitano, inoltre, al Comune lo stato di degrado nel quale versava la fontana, in quanto determinato dalla manutenzione inesistente. Esprimono, poi, sconcerto, per «la totale assenza di una presa di posizione ufficiale da parte del sindaco». E annunciano: «Daremo corso alle azioni giudiziarie». Concludendo con un affondo: «Se si preferiscono bancarelle che vendono torroni o tavolini di ristobar ad una installazione poetica, non resta che dirlo. Ognuno si qualificherà per i comportamenti che adotta e e se ne assumerà le responsabilità».
Dal Comune, per ora, nessuna replica ufficiale. I tecnici che hanno seguito la vicenda smentiscono, però, che la rimozione temporanea di Itaca sia avvenuta senza informare l’artista. Mostrano una mail indirizzata anche a Tatafiore, circa un mese e mezzo fa, nella quale un dirigente comunica che la fontana sarebbe stata rimossa per restauro «nel corrente mese di agosto».