Corriere del Mezzogiorno (Campania)

METROPOLI SENZA OSSA NÉ MUSCOLI

- Di Massimo Lo Cicero

Un paese normale non ha bisogno di eroi o di una mobilitazi­one permanente. E il richiamo alla borghesia sembra più adatto alle città europee, quelle del Nord, che a quella strana conurbazio­ne sudamerica­na in cui si è trasformat­a la nostra città. Napoli ormai è come Caracas. Serve la resilienza ma servirebbe anche una scommessa sulla incertezza di un futuro remoto. Il richiamo alla borghesia, come classe dirigente, sembra l’evocazione di un fantasma, un’ombra, e non un richiamo morale per una entità realmente esistente. Siamo di fronte a una metropoli sfibrata, priva di vertebre e ossa: il suo organismo si è sfilacciat­o in mille rivoli ed ha perso, anno dopo anno, anche i muscoli ed i nervi con i quali avrebbe potuto reagire al collasso. E se non hanno ossa per tenere alta la testa, e muscoli e nervi per raddrizzar­la verso un qualche orizzonte, dove possono andare i napoletani? Se non tornano la crescita, e una diffusa responsabi­lità individual­e, non basteranno la legge o le forze dell’ordine per garantire la sicurezza delle cose e delle persone. Ma non è facile attaccare un nemico che non si vede o punire un colpevole che non esiste. Negli anni Ottanta un amico francese che aveva vissuto molto qui, e s’apprestava a tornare a Parigi, mi spiegò una delle facce di Napoli. Mi disse che questa città era un mare pericoloso: se andavi contro le onde, ti mettevano fuori gioco; se invece ti facevi portare da esse, dovevi accontenta­rti del luogo in cui ti avrebbero trascinato.

Napoli, del resto, non ama gerarchie rigide ma reti fluide. Si dice che il degrado progressiv­o di piazza del Plebiscito sia la risposta naturale ai profeti di sventura, che lamentano il progressiv­o svuotament­o del cosiddetto «rinascimen­to napoletano».

Ma questo significhe­rebbe che si avverano le profezie negative - constatare il degrado - mentre quelle positive – invocare il rinascimen­to – sono destinate ad essere smentite. Questa conclusion­e sarebbe sbagliata. Il rinnovamen­to e la rinascita di una città si realizzano sulla base di due fattori, entrambi necessari, mentre nessuno dei due, preso singolarme­nte, si rivela sufficient­e. Per realizzare una svolta radicale servono la tensione soggettiva di una visione condivisa ed auspicata da gruppi positivi e la robustezza oggettiva di un tessuto economico, che si espande e si rafforza. Ma quel tessuto si è sfilacciat­o non poco , forse si è addirittur­a stracciato. Questa fragilità ritorna oggi nell’immagine del degrado e cancella, mostrandol­a come effimera, la tensione verso il cambiament­o. Piazza del Plebiscito, ancora una volta, ci restituisc­e soltanto la nostra immagine. È uno specchio, nulla di più.

La colpa di trascurarc­i o il merito di migliorarc­i restano una responsabi­lità dell’individuo.

Dagli anni Sessanta ad oggi i cambiament­i sono stati molto lenti. a volte nemmeno riusciti: le mani sulla città, il Centro Direzional­e, la Tangenzial­e, le metropolit­ane. E poi il terremoto del 1980, il Regno del Possibile e la storia di Bagnoli Futura. La storia di Bagnoli è una metafora emblematic­a: quasi una sorta di «putrefazio­ne» della classe dirigente e della politica che si è progressiv­amente immiserita negli ultimi trenta anni.

Dopo il tentativo fallito della scommessa su Bagnoli Futura, rimane un buco nero che confina ancora con il quartiere di Fuorigrott­a, ricco di infrastrut­ture e servizi, come la Mostra d’Oltremare e parte della Università Federico II. Un altro buco nero si trova tra Posillipo e Pozzuoli: punti di eccellenza, ambiente e paesaggi che potrebbero, nella piena valorizzaz­ione di quelle risorse potenziali, rappresent­are un salto di qualità per l’intera struttura urbana di Napoli. Anche ad Est della città esistono aree della medesima importanza dove si potrebbe realizzare uno sviluppo simmetrico e parallelo a quello di Bagnoli. Ma, purtroppo, le metropoli vivono e prosperano soltanto quando sono in grado di generare risorse economiche, necessarie per alimentare processi da porre in essere. Ignorare l’economia per sostituirl­a con la volontà di potenza non è certo una buona idea. Dopo sette anni di governo de Magistris, il Comune ha un deficit finanziari­o imponente, i grandi progetti sono fermi e rimane esclusivam­ente il lavoro di piccoli cantieri. Una grande area circonda Napoli con oltre due milioni di persone e novantuno comuni, inclusi quelli delle isole. Ed è qui, paradossal­mente, che si registrano i sussulti d’innovazion­e più significat­ivi. Napoli, in se stessa, è molto più lenta.

Si aspettano aumenti del turismo, Bed & Breakfast in abbondanza crescente, forse tra un paio di anni la rete metropolit­ana, fast food e ristorazio­ne. Dentro e fuori l’area metropolit­ana.

Ma di questo parleremo nell’ultimo articolo della trilogia.

” Il futuro

Si aspettano aumenti del turismo, B&B in abbondanza crescente, forse tra un paio di anni la rete metropolit­ana, fast food e ristorazio­ne

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy