Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Confindustria: legati all’Europa ma qui l’impresa forgia identità
CasaCorriere Folla alla Biblioteca Nazionale per la terza tappa del ciclo di incontri. Il ruolo dei giornali? Creare coscienza critica
NAPOLI L’industria, i giornali, la libertà di stampa, la democrazia, il sistema Paese che deve integrarsi e crescere con l’Europa, la politica e l’economia. Torna a CasaCorriere il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ed è un fiume in piena.
Protagonista di un talk con Marco Zigon, presidente di Getra, e Maurizio de Giovanni — moderato dal direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico — ricorda la sua partecipazione all’evento nel 2016: «Sono cambiate molte cose da allora, ma non sono cambiati i problemi. La sensazione è quella di muoversi in una società rancorosa che non riflette una idea di comunità. Che non ha la percezione di quel che accade nel mondo, non sa quali profonde trasformazione economiche e politiche hanno interessato Stati Uniti e Cina e come si prepara il futuro. Quel che non è cambiata — aggiunge — è la passione dell’industria. Siamo la seconda potenza d’Europa dopo la Germania, nonostante le criticità. E potremo ambire, dunque, ad essere la prima».
Poi una considerazione sulla lettura che di Napoli ha dato Michela Bondardo del Moma. «Questa città definita aperta offre la percezione che l’Italia dà ad altri Paesi. Noi abbiamo una idea peggiore di quella che dall’estero hanno di noi. Qui ci sono potenzialità importanti — ricorda Boccia —. E renderle atto è la sfida di tutti noi. La cultura e i giornali sono un elemento essenziale, offrono la possibilità di costruirsi una coscienza e per me c’è un collegamento valoriale della carta e dell’inchiostro con la libertà del Paese. La carta è luogo di riflessione, mentre i social non consentono approfondimento, né la sfida di coltivare il pensiero. Un mondo senza giornali e libri non ha filtri. E non può esistere una società disintermediata». Poi una riflessione sulla necessità di passare dalla comunicazione al racconto per narrare l’industria italiana e i suoi numeri da record.
Marco Zigon sottolinea che le imprese devono «dare e ricevere dal territorio». E, aggiunge: «l’azienda è una entità che non genera solo Pil e crescita economica ma anche, e soprattutto, conoscenza, competenza, formazione, coscienza sociale, identità territoriale. Il modo diverso di comunicare e vivere l’impresa è profondamente cambiato negli ultimi venti anni — avverte — e il web è uno strumento straordinario per svelarci. Ma dobbiamo essere rigorosi, coltivare i nostri lettori e contrastare le fake news». Poi una domanda per Boccia sulle prospettive dell’Italia nel sistema Europa. «Sono pessimista nello stato d’animo, ottimista nelle prospettive — risponde il presidente di Confindustria—. Dobbiamo stare attenti e non usare l’alibi della questione europea per non affrontare la questione Italia. C’è necessità di una Europa integrata per essere il mercato più ricco del mondo. La crescita non è un fine, ma una precondizione da perseguire con una politica fiscale a favore dell’occupazione e dell’inclusione dei giovani nel mondo del lavoro». Poi cita Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Ue: «I miei obiettivi sono politici, le mie spiegazioni economiche». Applausi.