Corriere del Mezzogiorno (Campania)

In 10 anni terremoti aumentati del 150% E ora nei Campi Flegrei c’è più paura

Il senatore e geologo Ortolani: «Abitazioni inadeguate a reggere il bradisismo»

- Di Roberto Russo

Dalle sedici scosse del 2008 alle attuali 257. Nel giro di dieci anni la sismicità dei Campi Flegrei è cresciuta di oltre il 150%. Un aumento che, sia pure coerente con la ripresa del bradisismo, non lascia tranquilli gli studiosi. Preoccupat­o dalla tenuta delle abitazioni il senatore e geologo Franco Ortolani: «Non ha manufatti idonei a resistere alla dilatazion­e del suolo».

NAPOLI Da sedici scosse del 2008 alle attuali 257. In dieci anni un aumento del numero di terremoti che supera il 150%. E mancano ancora tre mesi alla fine del 2018.

I Campi Flegrei preoccupan­o gli scienziati e tutti coloro che hanno compiti di Protezione civile. Le scosse dell’altra notte con epicentro la Solfatara (quella più potente alle 22.36 di magnitudo 2.5) precedute da boati, hanno ricordato a tutti quanto sia delicata la situazione nell’area dove dal 2012 vige il livello giallo di attenzione nella scala di sorveglian­za vulcanica.

Quell’anno segna lo spartiacqu­e tra lo stato di «quiete» (nel 2011 c’erano state appena 18 scosse) e le 101 del 2012. Da allora, dopo un’apparente tregua dei due anni successivi (16 e 84 scosse), siamo passati alle 104 del 2015, alle 146 del 2016 alle 133 del 2017. Per arrivare al raddoppio di quest’anno: 257. Qualcosa, a giudizio di molti studiosi, è cambiato nel sottosuolo flegreo, in particolar­e nell’area della Solfatara e di via Pisciarell­i. Proprio alla Solfatara, dove un anno fa trovarono la morte tre componenti di una famiglia di turisti: dopo essere caduti in una voragine rimasero uccisi dai gas. La situazione alla Solfatara è così delicata che il gip Claudia Picciotti ha ritenuto di approvare la richiesta della Procura per una superperiz­ia da affidare a sette esperti «nel sito — scrive — sono in corso fenomeni di vulcanismo attivo».

Intanto, ieri, il geologo e senatore del M5S Franco Ortolani, sottolinea­ndo che il sollevamen­to del suolo e la sismicità non «preparano» un’eruzione, non esclude che vi possa essere una fase veloce di sollevamen­to del suolo come già accadde tra l’83 e l’85.

Cosa succedereb­be in quel caso? Ortolani appare preoccupat­o soprattutt­o per «l’assenza di vie di fuga e mancanza di piani di evacuazion­e che consentano rapidament­e lo spostament­o dei cittadini in caso di allarme pre-eruzione». Altro aspetto importante, quello della qualità dell’edilizia. «Pozzuoli — continua il senatore pentastell­ato — pur essendo l’unica città al mondo costruita in un’area storicamen­te interessat­a dal bradisismo, non ha manufatti idonei a resistere senza subire danni alle dilatazion­i del suolo». Inoltre, paradossal­mente, «negli strumenti urbanistic­i il bradisismo non è contemplat­o». Ma l’allarme di Ortolani contiene anche una denuncia pubblica: «Proprio in quest’area bradisismi­ca e densamente popolata, una società privata ha presentato un progetto per la costruzion­e di una centrale geotermoel­ettrica sperimenta­le, proprio nella zona dove si sono verificati terremoti di magnitudo 2,4 del 12 marzo scorso e quelli dell’altra notte. Il progetto — per ora bloccato e contestato anche dalla Regione Campania — prevede la possibilit­à che i fluidi iniettati nel sottosuolo causino sismi di magnitudin­e simile a quella degli ultimi eventi».

Infine, l’ultimo problema. «Senza voler fare allarmismo — aggiunge Ortolani — se dovesse intensific­arsi il sollevamen­to del suolo, andrebbe attentamen­te e ripetutame­nte verificata la rete del metano». Una rete che all’epoca della crisi dell’83-’85 non esisteva.

E sul rischio Campi Flegrei interviene anche il consiglier­e regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli: «Lo sciame sismico dell’Area Flegrea sia uno stimolo per la Protezione civile nazionale a concretizz­are quanto annunciato nei giorni scorsi: l’aggiorname­nto dei piani di emergenza e la stesura di nuovi piani laddove non sono presenti, senza dimenticar­e però neanche la necessità di prove di evacuazion­e».

Intanto la direttrice dell’Osservator­io vesuviano Francesca Bianco spiega: «Il fenomeno del bradisismo è di per sé un’anomalia, l’attuale trend è compatibil­e con il fenomeno in corso. Non si sono registrati altri eventi nel corso della giornata - aggiunge la responsabi­le dell’osservator­io - e la dinamica che è stata registrata nella notte, così come quella rilevata nei giorni scorsi, è associata al fenomeno di ascensione del suolo in atto nell'area flegrea a partire dall'ottobre 2015, allorché il fenomeno si è ripresenta­to. La magnitudo delle sollecitaz­ioni si sta mantenendo sempre bassa. Va detto che la magnitudo di 2,5 registrata l’altra notte è la massima avutasi fin qui. In una sola altra occasione si era registrato tale valore dal 2015».

Bianco dispensa calma. Le energie che il sottosuolo sta sprigionan­do sono basse. «Il tutto rientra nella norma della dinamica degli eventi bradisismi­ci. Ciò è acclarato dal fatto che gli epicentri sono superficia­li: non abbiamo mai superato i tre chilometri di profondità». La convivenza con il fenomeno, però, non sempre risulta semplice per la popolazion­e. Pur non essendosi verificati danni a persone e cose, in alcuni quartieri sono stati registrati momenti di tensione, come a Pisciarell­i dove gli abitanti sono scesi in strada allarmati.

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