Corriere del Mezzogiorno (Campania)
UNA NUOVA «IRI» PER IL SUD
Può il Sud essere il laboratorio di un nuovo intervento pubblico in economia? Dalle parole del premier Conte a Bari alla Fiera del Levante emerge un’indicazione programmatica che può anche essere superficialmente letta come un déjà-vu, ma che invece riscopre, finalmente, le radici del miglior meridionalismo, quello della Cassa di Gabriele Pescatore dei primi anni successivi alla sua costituzione. Ma non solo. Perché la CasMez ebbe sì una funzione di stimolo per modernizzare l’agricoltura e costruire le prime decisive infrastrutture senza le quali il Mezzogiorno sarebbe rimasto ai primordi dei Sassi di Matera. Alla quale, però, contribuirono efficacemente l’Iri e, più in generale, l’intero sistema delle aziende di Stato, dall’Eni all’Efim, senza le quali, almeno nella stagione migliore delle loro vita, poco si sarebbe potuto fare per spingere quell’industrializzazione massiva dell’economia meridionale, dando vita a un solido apparato manifatturiero attorno alla siderurgia, alla cantieristica, all’aeronautica e alla stessa automobile, quest’ultima col contributo della Fiat. I nuovi soggetti in campo chiamati al capezzale dell’eterno malato per realizzare finalmente una strategia meridionalistica a tutto tondo sarebbero innanzitutto Cassa Depositi e Prestiti, poi Invitalia, ma anche Ferrovie e tanti altri.
Intendiamoci, non di un ritorno a una nazionalizzazione fuori tempo si tratta, ma del riconoscimento della funzione di pivot che possono e debbono avere questi protagonisti della vita economica nazionale, facendosi garanti, soprattutto finanziari, di progetti di sviluppo sui quali convogliare anche investitori privati e internazionali.
È ciò che si sta provando a fare a Bagnoli, pur tra le mille difficoltà imposte da una vicenda giudiziaria ancora in corso.
È quanto proprio in questi giorni si è realizzato all’Ilva di Taranto, strappando alla multinazionale anglo indiana nuove garanzie su occupazione e rispetto dell’ambiente. E’ quel che auspica lo stesso capo del governo quando pone a Ferrovie l’imperativo di estendere le linee di Alta Velocità al Sud.
Se è indubbiamente vero che l’accenno del meridionale presidente del Consiglio al Sud laboratorio di un rinnovato intervento pubblico presuppone nuovi protagonisti sulla scena, come non valutare che la filosofia dell’intervento resta la stessa? E che il premier, pur favorevole a una maggiore autonomia da parte delle Regioni del Nord che l’hanno chiesta, è convinto non si possa mai contraddire il principio di solidarietà, che vuol dire rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni e istituzione di un Fondo perequativo.
La vera novità positiva è che il governo esce dal recinto, pur essenziale, dei fondi europei per costruire una politica meridionalistica a tutto campo, che guarda alla politica industriale, infrastrutturale, del lavoro, mettendo in campo leve che possono essere decisive per la crescita.