Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Sette gare in 22 giorni Il turnover continua con Luperto e Malcuit
NAPOLI Negli ultimi tre anni il Napoli ha costruito le sue fortune su un’identità rigida, con meccanismi tattici acquisiti a memoria. «Non voglio distruggere questo patrimonio», ha dichiarato Ancelotti che dal secondo tempo contro il Milan ha cambiato il volto del Napoli per correggere la fase difensiva. Gli azzurri hanno subito sei gol nelle prime tre partite dopo i campanelli d’allarme estivi, con le nove reti incassate contro Liverpool, Borussia Dortmund e Wolfsburg.
Il Napoli adotta il 4-4-2 in fase di non possesso, poi modifica la tipologia d’attacco alla porta avversaria a seconda delle situazioni di gioco. Non ci sono dogmi, contro la Fiorentina nella prima ora di gioco la difesa era più bassa per non dare campo agli attacchi alla profondità di Simeone e Chiesa, a Belgrado la linea stazionava all’altezza del centrocampo e in tante occasioni il Napoli ha recuperato palla anche con Albiol e Koulibaly nella metà campo avversaria. L’unica strada di riferimento è la valorizzazione della rosa, una prassi essenziale per conquistare ottimi risultati sul lungo periodo. «Li sfrutterò tutti, non avrò mai giocatori stanchi e demotivati a fine stagione», ha più volte ribadito Ancelotti, convinto dalla qualità dell’organico ad accettare il Napoli. I margini di miglioramento sono nella sua capacità di coinvolgere tutto il gruppo. Nelle prime cinque partite ufficiali Ancelotti ha sfruttato quasi tutti gli uomini a sua disposizione, solo Malcuit non ha ancora trovato spazio. Il ciclo infernale di sette partite in ventidue giorni prevede altri cinque appuntamenti e nelle sfide contro il Torino e il Parma potrebbero avere una chance dal primo minuto sia Malcuit che Luperto. Hysaj e Koulibaly sono gli unici mai esclusi o sostituiti, hanno totalizzato 450 minuti e il terzino albanese ha disputato anche due gare intere in Nazionale, a Mario Rui sono stati risparmiati solo diciassette minuti contro il Milan a causa di un infortunio. Il turn-over non è solo degli uomini ma anche dell’anima del Napoli, eccetto la gara contro la Lazio, Ancelotti ha sempre cambiato durante la partita sistema di gioco o almeno filosofia offensiva. I cambi di modulo contro Sampdoria e Milan avevano migliorato il rendimento del Napoli, l’inserimento di Milik contro la Fiorentina è stato determinante, a Belgrado, invece, per la prima volta i subentranti non hanno inciso. Ounas ha insistito troppo nell’uno contro uno senza grandi risultati e Mertens ha fatto fatica ad inserrsi nell’affollata area di rigore della Stella Rossa.