Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La Regione: ecco cosa bisogna fare in caso di eruzione nei Campi Flegrei
La delibera che organizza l’«allontanamento» di 550 mila persone dalla zona rossa
In caso di emergenza spostamenti in nave, treno o bus per i 550 mila della zona rossa.
Un’altra scossa l’altra notte – magnitudo 1.4 epicentro ancora tra la Solfatara e l’Accademia Aeronautica, dinamica tipica del bradisismo in atto: prima il boato, poi la scossa – e questo significa una sola cosa: a Pozzuoli è tornata la paura. Ancora più forte, anche se gli esperti continuano a minimizzare: l’energia sprigionata dalle scosse è ancora relativamente bassa, dice l’Osservatorio Vesuviano ma molti vulcanologi temono una accelerazione della fase di sollevamento del suolo.
Nulla cambia dalla notte dei tempi flegrei, insomma, perché questa è una città che vive tra intervalli di bradisismo.
In questi giorni, però, la paura ha superato i livelli di guardia anche perché i rancori politici e scientifici, mai sopiti, sono riapparsi in superficie. E provocano scosse di tutt’altro tipo, ma egualmente temute. La più ricorrente è quella che riguarda le abitazioni: sono insicure, hanno ripreso a dire alcuni tecnici anche autorevoli mandando su tutte le furie il sindaco Figliolia che ha replicato con durezza: «Non so se c’è qualcuno che sta giocando sulla pelle di questa città, dove si vuole arrivare?». Neanche un accenno alle dichiarazioni roventi del senatore Francesco Ortolani che ha chiamato in causa il metanodotto mai monitorato e le carenze di piani di evacuazione e vie di fughe, ma i destinatari del messaggio si possono leggere in controluce.
Ieri mattina, intanto,dopo la scossa della notte, si è aperto un nuovo fronte di tensione perché il sindaco è stato, come dire, svegliato da alcuni presidi di plessi scolastici. «Sindaco, i genitori hanno paura di lasciare i figli a scuola, cosa dobbiamo fare?». «Dovete tranquillizzarli, se serve vengo a dare una mano». E come possiamo tranquillizzarli? «Dite ai genitori che Pozzuoli ha una storia millenaria ed è più forte del bradisismo».
La paura è arrivata anche ai piani alti della pubblica opinione. Soprattutto nei quartieri che gravitano nel bacino della Solfatara – la conca di Agnano, Pisciarelli, Bagnoli e, in parte, Fuorigrotta - i più «colpiti» dalle scosse, soprattutto da quella registrata nella notte del 18. «Quella scossa — confessa Maria Angarano proprietaria della Solfatara sequestrata dopo la morte di una famigliola di turisti veneti — l’ho sentita sotto i miei piedi, la poltrona si è mossa, sì ho avuto paura come tutti». Per strada, come si intuisce, i commenti sono più sanguigni: A noi non ci protegge neanche il padreterno, sbotta un cliente del mercato ittico, io a questa storia delle case insicure ci credo eccome perché il bradisismo porta morte». E qui i puteolani ricordano la tristemente nota «ordinanza 600» del 1983 che fece piovere sulla città una valanga di fondi concessi per potenziare le «difese» delle abitazioni che non garantivano la necessaria sicurezza. In pratica, la fotocopia della circolare ’80 adottata per il terremoto irpino e, stando, ai fatti, furono entrambe male utilizzate perché «affidate» alla discrezionalità dei tecnici abilitati che al termine di ogni stato di avanzamento dei lavori documentavano che erano stati eseguiti a regola d’arte. Perizie giurate si chiamavano e nessuno poteva eccepire. «Sì, è vero – conferma un dipendente comunale — in ufficio molti proprietari di immobili venivano a denunziare che i lavori erano stati fatti così alla buona – “impupazzati” si disse allora prendendo a prestito un vocabolo che si usa quando si vuol far tornare “bella” un’auto con poca spesa – ma noi potevamo solo avallare i pagamenti».
Come si esce dall’impasse è difficile dire. Il sindaco sceglie la strada di un appello cuore in mano: «Vorrei che la comunità scientifica lavorasse in armonia. Con la massima severità, ma mettendo da parte ogni interesse personale». E alla comunità politica cosa devono chiedere i cittadini di Pozzuoli che hanno paura di mandare a scuola i figli?
L’ordinanza e i fondi
La numero 600 doveva essere applicata per migliorare la resistenza delle abitazioni, ma in pochi l’hanno rispettata davvero