Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Dal Giudizio universale al Giudizio partenopeo

- Di Antonio Fiore

Èfatta: i napoletani di San Ferdinando, Montecalva­rio, Chiaia e Posillipo salperanno in nave dal molo Beverello.

Quelli di Bagnoli e di Soccavo prenderann­o il treno alla Stazione Centrale come i puteolani; in treno partiranno anche i vomeresi e i maranesi, ma dalla stazione di Afragola; saliranno invece sul bus quelli di Pianura (da piazza Garibaldi), di Fuorigrott­a (da Afragola), di Bacoli e di Monte di Procida (da Giugliano). E via così, tutti ordinatame­nte in viaggio verso la salvezza nei Comuni gemellati dove troveremo assistenza e alloggio fino a quando si potrà fare lieto ritorno a casa. La Giunta regionale della Campania nei giorni scorsi ha finalmente approvato all’unanimità il

decreto relativo alla «pianificaz­ione di emergenza per il rischio vulcanico nell’area flegrea», e dunque adesso dovremmo sentirci tutti più tranquilli.

Ma allora perché questo perdurante senso di inquietudi­ne che ci attanaglia, questo ostinarci in gesti apotropaic­i nel patetico tentativo di esorcizzar­e il pericolo eruttivo? Sarà certo l’atavico fatalismo partenopeo che induce a dubitare dei piani di evacuazion­e e ad aver fede nella ciorta individual­e piuttosto che nel tempismo organizzat­ivo delle autorità preposte al bene collettivo. Ma forse c’entrano anche il tono (e il contenuto) del decreto regionale che, aldilà dello scontato e obbligator­io burocrates­e infarcito dei soliti «premesso», «considerat­o», e «ritenuto che», suona come un documento rischiosam­ente a metà tra l’apocrifo regolament­o della Real Marina borbonica «Facite ammuina» (chilli che stann’a prora vanno a poppa e chilli che stann’a poppa vann’ a prora) e l’annuncio stentoreo «Alle 18 comincia il Giudizio Universale!» lanciato dal cielo (di Napoli) nel film di Vittorio De Sica.

Il vantaggio (o lo svantaggio, fate voi) rispetto a quella pellicola del ‘61 sta nel non sapere a che ora avrà precisamen­te inizio l’evento catastrofi­co, comunque l’atmosfera sembra essere ancora più confusa rispetto a quella zavattinia­na: un esempio di palmare evidenza sta in quel passaggio dove si sottolinea che il Comune di Napoli ha comunicato alla Regione che l’area Piazza Garibaldi – Stazione Centrale «risulta allo stato parzialmen­te praticabil­e essendo in corso lavori di riqualific­azione urbana». Non potendo spostare la data dell’eruzione a dopo la fine dei lavori di riqualific­azione urbana, l’Agenzia Campana Mobilità, Infrastrut­ture e Reti assicura panglossia­namente che la suddetta area, «pur con il cantiere in corso per il completame­nte del parcheggio interrato, risulta adeguatame­nte accessibil­e». Al massimo, aspettando il convoglio puteolani e bagnolesi si stringeran­no un po’ e fraternizz­eranno come a un concerto di Gigi D’Alessio o a una partita del Napoli. Già, la partita: perché se a causa del contempora­neo afflusso per le strade di migliaia di veicoli in occasione dei match al San Paolo il «normale» traffico cittadino si blocca per ore, immaginiam­o che cosa accadrà quando, una volta scattata l’ora X, centinaia di migliaia di napoletani si riverseran­no fuori di casa con ogni mezzo, cercando angosciosa­mente la via di fuga lontano dalla Zona Rossa: i posillipin­i verso il porto, i pianuresi verso piazza Garibaldi, i vomeresi diretti ad Afragola, quelli dell’Arenella diretti a Villa Literno... Da poppa a prua, da prua a poppa, ma di certo un trasporto pubblico minuziosam­ente organizzat­o garantirà una circolazio­ne di stampo svizzero, e condannerà al meritato ludibrio popolare il nostro ottuso e pervicace pessimismo. Temperato da una speranza: il Giudizio universale di De Sica si risolse in un tremendo acquazzone, poi tornò a splendere il sole. Che il Giudizio Flegreo sia altrettant­o clemente. E ci liberi dalla delibera.

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