Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Storia di una foto Sofia nel 1949 quando non era Loren
Una lastra impolverata e messa da parte con un nome senza appeal: «Regina del mare 1949». Ma quando i fotografi dell’Archivio Carbone l’hanno restaurata hanno scoperto il volto di una giovanissima Sofia non ancora Loren e soprattutto senza ph.
Seduta tra le altre concorrenti con il numero 7 in mano. Quindici anni appena, un corpo da spilungona e tratti decisi in volto. Una maledizione nell’era delle donne procaci e con il viso da bambola. E così quel concorso di miss, il primo del Dopoguerra a Napoli, la grande diva del futuro non lo vinse. Organizzato dal «Corriere di Napoli», la selezione di bellezza si svolse in un affollatissimo cinema Metropolitan a Chiaia. Lo stesso che durante le incursioni aeree angloamericane veniva utilizzato come rifugio. Ma quel giono i napoletani volevano dimenticare la guerra.
Domenica 2 ottobre 1949, dalle dieci del mattino, in eleganti e vaporosi abiti bianchi, le miss sfilarono nel cineteatro, 36 ragazze selezionate fra 400 candidate, al cospetto di una giuria di 60 persone formata da giornalisti, artisti e gente del bel mondo, duemila persone dentro e altrettante fuori. Il voto deluse Sofia che aveva partecipato sotto falso nome perché il padre non voleva. Venne accompagnata da uno zio, con la benedizione della mamma, Romilda Villani, maestra di musica e sognatrice. A raccontarlo fu lei stessa ad Antonio Bassolino governatore che le donò quella foto quando la diva, dopo anni di assenza, tornò nella sua Pozzuoli per il varo di una nave. Era diventata da decenni Sophia, con il ph. Guardò la rarissima immagine scovata nell’Archivio Carbone, e si commosse. Si rivide magra come uno stuzzicadenti non per la dieta ma per la fame.
Ricordò il giorno della prima grande delusione. I giudici le preferirono una procace brunetta che frequentava giurisprudenza ed era figlia di un generale e abitava in viale Elena. Si chiamava Jole La Stella. Non fece mai la carriera artistica. Ebbe in cambio una vita bellissima e sfortunata. Sposò il maggiore statunitense Jim Grazier, in servizio alla Nato di Bagnoli, e con lui girò il mondo. Ebbe due figlie. Rientrata in Italia, e stabilitasi a Roma, morì in un incidente stradale sulla via Appia, il 19 dicembre 1979. Destini incrociati e opposti. Sofia arrivò seconda e prese il titolo di «principessa del mare». Tra i premi che le toccarono, ventimila lire, un paio di guanti, una giacca di lana bianca, un rossetto Winner, un lampadario di Murano, una valigia di cuoio e sei lenzuola di lino. Quando, dopo il concorso, sfilò con le altre ragazze su trentasei carrozze da via Caracciolo a Mergellina, fu la meno applaudita.
E per la maledizione finale di una pessima giornata cominciò anche a piovere. Anzi arrivò un nubifragio che provocò centinaia di sfollati nella notte. Jole La Stella donò agli sfortunati 50 mila lire delle cinquecento mila vinte. Sofia si beccò un raffreddore. L’insuccesso di Napoli perseguitò la ragazzina che lottò con tutte le sue forze contro le avversità. Dopo il Metropolitan si iscrisse a Miss Roma, anche qui arrivò seconda ma fu notata da un certo Carlo Ponti. Arrivò poi addirittura quarta a Miss Italia 1950, giudicata dalla giuria «una spilungona troppo magra, troppo poco donna, male impostata». Parole che avrebbero stroncato le ambizioni di qualsiasi ragazza, ma non le sue.
Questa è la breve storia di una foto rarissima e ritrovata. Ieri Sophia ha compiuto 84 anni e nell’Archivio Carbone vi sono altri otto rullini con la scritta Loren che raccontano il suo rapporto con Napoli. Non si sa cosa c’è dentro. Aspettano di essere adottati.