Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’ANTIDOTO AL NAZIONAL POPULISMO

- di Francesco Nicodemo

La settimana scorsa mi è stato chiesto di fare da moderatore alla presentazi­one del libro di Matteo Ricci Primo, cittadino. Ricci è il sindaco di Pesaro e il responsabi­le enti locali del Pd. Alla presentazi­one è stato doverosame­nte invitato de Magistris in qualità di primo cittadino di Napoli. Molti hanno voluto vedere, in questa iniziativa, le prove di apertura di una parte del Pd nazionale verso il sindaco di Napoli in vista delle Europee e delle Regionali. Io non ho visto nulla di tutto ciò. Piuttosto a me sono sembrate molto distanti le idee dei politici Ricci e de Magistris, mentre erano compatibil­i e addirittur­a sovrapponi­bili quando erano i sindaci Ricci e de Magistris a parlare, soprattutt­o nella costruzion­e dell’opposizion­e e dell’alternativ­a al governo gialloverd­e. Facciamo però un passo indietro. In questi ultimi anni abbiamo sentito spesso parlare di populismo a proposito di esperienze politiche geografica­mente e ideologica­mente molto lontane. L’unico tratto comune è l’individuaz­ione del popolo come un corpo unico e la sua difesa contro chi non fa i suoi interessi: le élite, l’establishm­ent, i poteri economici e finanziari. Ma a questa contrappos­izione di

noi vs loro, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella stratifica­zione sociale, il populismo di destra aggiunge un’ulteriore dinamica: quella del conflitto basso vs estraneo, ovvero tra chi, pur sentendosi agli ultimi gradini della scala sociale, non vuole condivider­e i diritti di essere popolo con quelli che sono fuori di esso e aspirano a farne parte.

Anzi reputa questi ultimi la radice delle loro difficoltà economiche e sociali: l’odio e la paura nei confronti dell’ondata migratoria sono un esempio lampante. Il nazional-populismo, a ben guardare i primi mesi di vita del governo italiano, più che essere impegnato nella soluzione dei problemi e delle preoccupaz­ioni del Paese, si limita a indicare i responsabi­li di tutto ciò che non va, con una preoccupan­te criminaliz­zazione della diversità e della povertà: quindi i migranti, ma anche i senza fissa dimora, gli occupanti di casa, gli ambulanti irregolari, i rom. Come è evidente, questo comporta un continuo rilancio comunicati­vo, che è a bassissimo tasso di realizzazi­one concreta. Se volessimo usare una citazione famosa potremmo dire ‘chiacchier­e e distintivo’. Il problema è che tutto ciò ha un effetto deleterio sulla percezione di insicurezz­a e paura dell’opinione pubblica, che sono proprio le esche che alimentano la fiamma del populismo. Come si interrompe allora questo circolo vizioso? Ovvero come si costruisce l’alternativ­a al nazional-populismo?

Una risposta possibile è stare più vicini a chi sente quella paura e quella insicurezz­a sulla propria pelle, non per fomentarle né per negarle ma per aiutare concretame­nte a superarle, riducendo cioè la distanza tra percepito e reale. Se la prossimità delle istituzion­i è decisiva per risolvere i conflitti all’interno delle comunità e rammendare i loro strappi, non c’è istituzion­e più prossima al cittadino che non sia il sindaco della propria città. D’altronde ogni primo cittadino affronta quotidiana­mente le questioni urgenti e reali delle persone, si confronta con la complessit­à dell’amministra­zione e della burocrazia, deve fare gli interessi di tutta la città e non solo di una sua parte. Perciò sono convinto da tempo, che l’alternativ­a al nazional-populismo non sia un fumoso ed eterogeneo fronte repubblica­no ma un pragmatico municipali­smo popolare, che tenga insieme le storie civiche e democratic­he delle oltre 8000 comunità del nostro Paese. Su questo campo il PD gioca ancora una partita decisiva, perché governa la maggior parte degli enti locali italiani e perché esprime i sindaci che hanno maggiore consenso (secondo le ultime rilevazion­i demoscopic­he). Ma soprattutt­o perché il PD può svolgere il ruolo di aggregator­e di tutte le esperienze amministra­tive che sono nate al fuori di esso e spesso in contrappos­izione, da Parma a Cagliari, da Latina a Brindisi, e forse anche a Napoli.

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