Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un piano di evacuazione per 550mila abitanti Tutti i dubbi sull’efficacia
La Regione lo ha approvato in giunta due settimane fa Prevede un ingente trasferimento verso piazza Garibaldi
Il piano è stato approvato e pubblicato due settimane fa. La Regione Campania ha approntato la delibera «Rischio sismico Campi Flegrei» nella quale vengono approntate «le aree di incontro e gli accessi alla viabilità principale per l’allontanamento della popolazione in caso di eruzione dalla zona rossa».
Dal 5 settembre scorso, insomma — dopo un complesso iter che ha visto impegnati esperti di mobilità della società partecipata Acamir e della Protezione civile — a Palazzo Santa Lucia le carte dell’emergenza sono pronte. Se, come nessuno si augura, ci sarà la necessità di sgomberare i 550 mila abitanti della zona rossa e trasferirli in altre regioni, l’ente guidato da Vincenzo De Luca ha colmato un vuoto che durava da anni, mettendosi ora in regola con le indicazioni della Protezione civile nazionale.
Ma se le carte «stanno a posto», passare dalla teoria dei documenti alla pratica sul campo potrebbe rivelarsi un’impresa impossibile. La densità di popolazione e la precaria viabilità delle città di Napoli, Pozzuoli, Quarto, Bacoli, Monte di Procida, sono nemici molto temibili, soprattutto se bisognerà correre contro il tempo. Per non parlare dell’organizzazione che dovrebbe funzionare alla perfezione, come un orologio svizzero. Entro l’anno prossimo il capo dipartimento della Protezione civile regionale, Raffaele Pinto, ha intenzione di far svolgere una grande esercitazione (la prima del genere) coinvolgendo quanti più Comuni possibile. Non sfugge infatti che quella di Napoli sarebbe la più grande evacuazione di massa mai tentata prima in nessun’altra parte del pianeta.
Quali sono gli aspetti più complicati del piano? Intanto il coordinamento necessario tra il piano regionale e il Pec, il Piano di emergenza comunale. Spetta infatti ai singoli Comuni provvedere alle prime fasi di raduno delle persone da trasferire in aree appositamente prescelte. A Napoli le aree di emergenza sono 129. Un ruolo fondamentale nell’organizzazione dell’evacuazione, oltre alle forze dell’ordine, dovrebbero averlo i nuclei di volontari della Protezione civile in contatto con il Centro operativo comunale. Sempre i Comuni dell’area rossa avranno il compito di provvedere, con mezzi propri al trasporto dei cittadini nelle cosiddette «aree di insente contro» previste dal piano regionale. Si tratterà cioé di raggiungere i punti di partenza dai quali le persone verranno trasferite fuori regione. (I dettagli nella tabella sopra). Ma alcune scelte appaiono francamente azzardate. Ad esempio, aver previsto che i residenti di Pozzuoli, Bagnoli, Pianura e Soccavo debbano essere accompagnati in piazza Garibaldi, «area antistante stazione di Napoli centrale», è scritto testualmente nel documento regionale. Da lì partiranno a bordo di treni e bus. Lo stesso Comune di Napoli ha fatto pre- che «l’area di piazza Garibaldi risulta allo stato parzialmente praticabile, essendo in corso lavori di riqualificazione urbana». Anche se poi, con una nota del 27 luglio scorso ha precisato che l’area risulta «accessibile» utilizzando «le superfici attualmente disponibili in prossimità del fabbricato Viaggiatori di Napoli centrale».
Più semplice il percorso dei residenti di Chiaia-PosillipoSan Ferdinando-Montecalvario: Stazione marittima e partenza in nave, sperando che le condizioni marine non siano influenzate da eventi sismici. Vomero, Fuorigrotta e Marano dovranno «raccogliersi» nei pressi della stazione Alta velocità di Afragola, dove lo spazio non manca. Chiaiano, Arenella e Giugliano finiranno a Villa Literno. Gli abitanti di Quarto sono destinati ad Aversa, infine quelli di Bacoli e Monte di Procida a Giugliano.
Il piano prevede ovviamente anche la possibilità che i residenti decidano di andarsene utilizzando le proprie auto. È stato individuato un elenco di vie d’uscita chiamate «cancelli di primo livello». Sperando che il traffico e il caos non li trasformi in trappole.
Senza precedenti Nessuno sa davvero se e come funzionerà un’operazione mai tentata al mondo