Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Se De Luca diventa più «cattivista» di Salvini
Seppur con ritardo e in data da definirsi, tra metà ottobre e inizio novembre, praticamente a cavallo di Ognissanti, Matteo Salvini sarà finalmente in Campania. Alleluia. Ce ne ha informato ieri Simona Brandolini, e noi ne siamo felici perché ci stavamo appunto chiedendo: ma perché Salvini, che è ovunque e dappertutto, ha il dono dell’ubiquità e non sta mai al Viminale, dalle nostre parti non ci ha mai messo piede dal primo giugno, data di nascita del governo? Eppure ce ne sarebbe da fare per un ministro dell’Interno a Napoli.
Sempre ammesso che Salvini consideri la nostra città «Interno», cioè ancora facente parte dell’Italia sovrana ai cui confini così tiene. Napoli è infatti da tempo travolta da una crisi dell’ordine pubblico senza precedenti nella sua pur turbolenta storia. Il ricorso alla violenza e l’uso abituale delle armi da fuoco hanno travalicato il «mondo di sotto», la parte malavitosa e clandestina della città in cui la sopraffazione è legge, per diventare ormai una caratteristica quotidiana e quasi «normale» della vita dei napoletani per bene, che con la camorra non c’entrano niente. Le «stese» si succedono a ritmi accelerati, e sono delle vere e proprie dichiarazioni di possesso del territorio da parte delle baby gang, quasi atti dimostrativi, una sorta di guerriglia a bassa intensità per ricordare a tutti che la città è una giungla, e loro la controllano. E quando non è una «stesa», come nell’ultima occasione in cui è rimasto ferito un tredicenne, è un agguato in piena regola, per far fuori un «nemico».
Io non ho ancora capito se il ministro dell’Interno consideri o no questa debacle dell’ordine pubblico a Napoli affar suo. Lui, così «tosto», me lo sarei infatti immaginato impegnatissimo a mostrare immediatamente ai delinquenti la faccia feroce di uno Stato che non tollera la criminalità organizzata e i suoi diktat, anche per far vedere al Nord da dove viene e dove prende i suoi voti che la musica è cambiata, e il Mezzogiorno non viene più lasciato nelle mani delle mafie. Invece, neanche un fiato. E non solo a Napoli, ma in molte altre parti del Sud. Mi domando insomma se il solo crimine di cui si preoccupi e occupi sia quella dell’ingresso clandestino dei migranti in Italia (intendiamoci, frenare quel traffico illegale è un dovere è una necessità, e il ministro lo sta facendo anche efficacemente); oppure le rapine nelle case (per le quali, a sopperire la scarsa repressione delle forze di polizia, propone un fai-da-te da legittima difesa in cui a sparare ci pensa il proprietario).
In realtà il motivo che spingerà presto Salvini in Campania non è la nostra emergenza criminale, ma una iniziativa politica. Gli hanno organizzato una sorta di Pontida del Sud a Campagna, e lui vuole presentarsi e parlare a un elettorato leghista che comincia a crescere nel Mezzogiorno, e mettere un po’ d’ordine nella fila di transfughi di altri partiti che ha alla porta (su alcuni dei quali, fossi in lui, chiederei prima un certificato anti-mafia). Ma sono certo che il ministro coglierà l’occasione per tenere un vertice in prefettura e annunciare un massiccio incremento della presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Perché se non lo farà e se non otterrà risultati, il leader della Lega deve sapere che rischia la nascita nella nostra regione di una forte concorrenza politica proprio nel suo elettorato potenziale.
È stato già notato il nuovo attivismo di De Luca sul tema dell’odine pubblico.
Il Governatore ha titoli in materia: da sindaco di Salerno fu uno dei primi «sceriffi» d’Italia, e ora ha ripreso a caricare la sua azione di un forte contenuto di «legge e ordine»; riscuotendo successo anche nel pubblico leghista sulla Rete, come quando ha segnalato che gli immigrati clandestini vengono spesso usati come manovalanza dalla camorra.
Se De Luca decide — e potrebbe farlo — di trasformare questo tema nel cuore della sua prossima campagna regionale, allora la Lega ha un competitore. Non è un caso che l’uomo forte di Salvini in Campania, quel Bruno Avagliano che ieri si confessava al nostro giornale, viene proprio dal deluchismo. E siccome Salvini punta a prendersi alla prossima occasione la Campania, in alleanza con ciò che resterà di Forza Italia, farebbe bene a rammentare, anche nel suo interesse elettorale, che tenere l’ordine pubblico nella terza città d’Italia è compito diretto del ministro dell’Interno.
Sarebbe paradossale se De Luca riuscisse a fare una campagna di opposizione accusando il più cattivista dei ministri di essere troppo buono con i delinquenti.