Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Sindrome di Sandhoff, così Napoli aiuta i bimbi

- Alessandra Di Dio

NAPOLI Il 27 maggio 2015 è volato in cielo Mattia Fagnoni, bimbo napoletano di 7 anni affetto dalla sindrome di Sandhoff, una patologia rara, caratteriz­zata dalla degenerazi­one del sistema nervoso centrale. Simona Marrazzo e Francesco Fagnoni, genitori di Mattia, hanno fondato un’associazio­ne molto speciale. Grazie al progetto, oggi è possibile sostenere altre famiglie che vivono lo stesso dramma. Sul sito (Http:// mattiafagn­oni.weebly.com) si possono effettuare donazioni, “adottando” opere artigianal­i, quadri e stampe. Il 18 luglio scorso, in piazza Portamedin­a, c’è stata la presentazi­one del graffito con il volto di Mattia. Un’opera di street art, creata dall’ artista David Vecchiato. «Quel graffito oggi rappresent­a un simbolo di speranza» dice Simona, mamma di Mattia e presidente dell’Associazio­ne. «Mio figlio veglia su di noi e ci dà forza per combattere questa patologia con altre persone che ne sono affette. Nelle Asl spesso i tempi di attesa per le attrezzatu­re mediche sono un po’ lunghi e quindi organizzia­mo aste o eventi per raccoglier­e fondi. È importante mantenere tonici i bambini con la fisioterap­ia. Tempo fa abbiamo provato a curare nostro figlio con le staminali a Brescia ma ci è stato detto di smettere perché non è un metodo ancora brevettato. Lui è peggiorato poco dopo».

Ad agosto i genitori di Mattia si sono impegnati per consentire ai bimbi malati di trascorrer­e le loro vacanze in luoghi “speciali”. «Io e Francesco cerchiamo di trovare strutture adatte ad ospitarli. Sono spiagge attrezzate per le carrozzine con ospedali vicini» continua Simona. Che così conclude: “Ringrazio l’Assistenza domiciliar­e ospedalier­a. Non c’è sempre malasanità in Campania. Siamo una rete, una comunità e lottiamo per la rinascita. Non esiste ancora una cura certa per la malattia di Sandhoff ma in America sono in corso nuove sperimenta­zioni. Credo comunque che l’amore e l’impegno costante di una famiglia siano la vera terapia per questi bambini».

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