Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Così i clan «rivendono» decine di case popolari Una inchiesta della Dda A Napoli, a Giugliano e Caivano un mercato illegale
Un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro gestito direttamente dai boss della camorra che si nasconde dietro la compravendita illegale di decine di case popolari.
Tre comuni coinvolti, quasi cinquecento appartamenti nel mirino e un retroscena inquietante: la criminalità organizzata sta vendendo gli immobili che appartengono alla collettività. Come? Senza alcun titolo per farlo, ma solo grazie al diritto acquisito dagli occupanti ad abitare in case quasi sempre senza pagare l’affitto e senza alcun titolo. Sono lì soltanto perché autorizzati da quegli stessi boss che adesso battono cassa. È una indagine alle prime battute quella che la Dda di Napoli sta affrontando grazie al lavoro di diversi organi di polizia giudiziaria che hanno redatto informative su quanto sta accadendo nei rioni popolari delle città di Napoli, Giugliano e Caivano, ma il giro è destinato ad allargarsi fino a tutte le province.
Già da qualche mese la Corte dei Conti sta studiando faldoni che contengono gli importi che ogni affittuario dovrebbe versare nelle casse dei Comuni e che invece non fa, in maniera sistematica. Dall’altra parte è emersa l’impossibilità per i Comuni stessi di far valere i propri diritti perché gli occupanti delle abitazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono coloro i quali avevano avuto il diritto ad avere quell’immobile comunale a prezzo calmierato. E fino a qui nessuna novità. Perché è da molto tempo che si conosce questo annoso problema. Nella zona di Ponticelli c’era addirittura un boss, Ciro Sarno, che era soprannominato «il sindaco» proprio perché era lui che decideva chi doveva entrare o no nelle case popolari che erano attorno alla sua abitazionebunker. Potevano entrarci affiliati, vedove di camorra, pusher che avevano bisogno di depositi per custodire la droga. Ma adesso c’è qualcosa in più ed è inquietante.
I boss, o i loro emissari, non si accontentano più di avere il potere e il consenso degli abitanti del quartiere. Puntano a fare soldi e stanno addirittura vendendo quegli appartamenti che sono di proprietà dei Comuni e che da tempo sono occupati abusivamente. Incassano poche decine di migliaia di euro a casa e questo mercato parallelo e illegale sta diventato l’unico titolo necessario che consente il diritto ad abitare in quell’abitazione. Chiaramente solo per la criminalità, non certo per i comuni che non riescono a gestire quegli immobili.
Ci sono segnalazioni a Ponticelli, alla Toscanella, nella zona di Miano, a Secondigliano, in alcune zone del Centro. Poi al rione Salicelle a Giugliano e al parco Verde di Caivano dove addirittura finanche i gestori di luce e gas non sanno a chi recapitare le bollette per il consumo delle utenze. Quei luoghi sono diventati enclavi della criminalità organizzata e soprattutto posti dove è difficile entrare. Abitazioni usate dalla camorra per summit tra boss e latitanti o peggio ancora per nascondere armi e killer dopo gli agguati.
Ne parlano i pentiti, lo sanno bene le forze dell’ordine e i magistrati della Dda di Napoli che non mollano un centimetro in attesa di concludere accertamenti su tutti i casi sospetti e sui clan che ci sono dietro.
Il modus Boss e affiliati lucrano su immobili dei Comuni da tempo occupati senza diritto da famiglie