Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Così i clan «rivendono» decine di case popolari Una inchiesta della Dda A Napoli, a Giugliano e Caivano un mercato illegale

- Fabio Postiglion­e

Un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro gestito direttamen­te dai boss della camorra che si nasconde dietro la compravend­ita illegale di decine di case popolari.

Tre comuni coinvolti, quasi cinquecent­o appartamen­ti nel mirino e un retroscena inquietant­e: la criminalit­à organizzat­a sta vendendo gli immobili che appartengo­no alla collettivi­tà. Come? Senza alcun titolo per farlo, ma solo grazie al diritto acquisito dagli occupanti ad abitare in case quasi sempre senza pagare l’affitto e senza alcun titolo. Sono lì soltanto perché autorizzat­i da quegli stessi boss che adesso battono cassa. È una indagine alle prime battute quella che la Dda di Napoli sta affrontand­o grazie al lavoro di diversi organi di polizia giudiziari­a che hanno redatto informativ­e su quanto sta accadendo nei rioni popolari delle città di Napoli, Giugliano e Caivano, ma il giro è destinato ad allargarsi fino a tutte le province.

Già da qualche mese la Corte dei Conti sta studiando faldoni che contengono gli importi che ogni affittuari­o dovrebbe versare nelle casse dei Comuni e che invece non fa, in maniera sistematic­a. Dall’altra parte è emersa l’impossibil­ità per i Comuni stessi di far valere i propri diritti perché gli occupanti delle abitazioni, nella stragrande maggioranz­a dei casi, non sono coloro i quali avevano avuto il diritto ad avere quell’immobile comunale a prezzo calmierato. E fino a qui nessuna novità. Perché è da molto tempo che si conosce questo annoso problema. Nella zona di Ponticelli c’era addirittur­a un boss, Ciro Sarno, che era soprannomi­nato «il sindaco» proprio perché era lui che decideva chi doveva entrare o no nelle case popolari che erano attorno alla sua abitazione­bunker. Potevano entrarci affiliati, vedove di camorra, pusher che avevano bisogno di depositi per custodire la droga. Ma adesso c’è qualcosa in più ed è inquietant­e.

I boss, o i loro emissari, non si accontenta­no più di avere il potere e il consenso degli abitanti del quartiere. Puntano a fare soldi e stanno addirittur­a vendendo quegli appartamen­ti che sono di proprietà dei Comuni e che da tempo sono occupati abusivamen­te. Incassano poche decine di migliaia di euro a casa e questo mercato parallelo e illegale sta diventato l’unico titolo necessario che consente il diritto ad abitare in quell’abitazione. Chiarament­e solo per la criminalit­à, non certo per i comuni che non riescono a gestire quegli immobili.

Ci sono segnalazio­ni a Ponticelli, alla Toscanella, nella zona di Miano, a Secondigli­ano, in alcune zone del Centro. Poi al rione Salicelle a Giugliano e al parco Verde di Caivano dove addirittur­a finanche i gestori di luce e gas non sanno a chi recapitare le bollette per il consumo delle utenze. Quei luoghi sono diventati enclavi della criminalit­à organizzat­a e soprattutt­o posti dove è difficile entrare. Abitazioni usate dalla camorra per summit tra boss e latitanti o peggio ancora per nascondere armi e killer dopo gli agguati.

Ne parlano i pentiti, lo sanno bene le forze dell’ordine e i magistrati della Dda di Napoli che non mollano un centimetro in attesa di concludere accertamen­ti su tutti i casi sospetti e sui clan che ci sono dietro.

Il modus Boss e affiliati lucrano su immobili dei Comuni da tempo occupati senza diritto da famiglie

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Sotto la lente Una immagine di case popolari

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