Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un Castello per i De Filippo Mostra sulla famiglia e il teatro
Al Borgo Marinari dal 28 ottobre la più ampia mostra mai realizzata sulla famiglia De Filippo, tra cimeli e nuove tecnologie
Da una parte l’abito dimesso ma dignitoso di Luca Cupiello, che sembra cucito sulla pelle stessa di Eduardo, dall’altra la vestaglia di «Un turco napoletano» indossata in scena da Luca nella stagione ’83-‘84. E in mezzo una bacheca dove del protagonista di «Natale in Casa Cupiello» ci sono anche la coppola grigia, la sciarpa e gli occhialini usati per costruire il suo proverbiale presepe. Mentre nel ripiano inferiore campeggia orgoglioso il manoscritto originale di «’Na Santarella», l’esilarante commedia di Eduardo Scarpetta, che diede il nome alla sua villa vomerese.
Sono piccoli ma emozionanti assaggi offerti ieri in un angolo della Sala Giunta del Comune di Napoli di quello che sarà l’allestimento de «I De Filippo, il mestiere in scena». Una mostra imponente, come è stata definita in presentazione, la più ampia mai fatta sulla principale famiglia del teatro italiano, in una sorta di omaggio reciproco con la città d’origine. Che dal 28 ottobre al 24 marzo vedrà Castel dell’Ovo – «luogo mitologico dove ha avuto origine Partenope», sottolinea l’assessore alla cultura Nino Daniele – per la prima volta totalmente coinvolto in un progetto espositivo, dalle carceri sotterranee ai terrazzi di copertura. E per trasformare il maniero di Megaride in una «casa» De Filippo, hanno lavorato di squadra i curatori Carolina Rosi e Tommaso, il figlio di Luca sempre più impegnato nella tutela della storia familiare, e Alessandro Nicosia, già protagonista dell’organizzazione della mostra su Totò, con la figlia Federica, responsabili della produzione dell’allestimento, che costerà intorno ai 700 mila euro, con un contributo del Comune, un altro degli sponsor e infine con il ricavo dei biglietti fissati a 10 euro. «Dopo la morte di Luca – spiega Carolina – avevo manifestato più volte il desiderio di realizzare una mostra sulla storia dei De Filippo, i cui materiali anche grazie alla coesione che ci lega tutti, sono stati conservati integri fino ad oggi. Ed essere qui a presentarla, dopo solo due anni, è un sogno per cui devo ringraziare le istituzioni e le persone che ci hanno lavorato. Si tratta infatti di una dinastia teatrale che attraversa ben due secoli e che i napoletani, come ho capito grazie a Luca, conoscono molto bene, anche attraverso dettagli e aneddoti. La città meritava questa occasione, che inoltre dovrà essere anche l’opportunità per i più giovani per incontrare l’universo dei De Filippo e ciò che questa storia ha loro da raccontare. A partire dal coinvolgimento dei ragazzi di Nisida che nel book-shop venderanno i loro bellissimi oggetti in ceramica». «Uno degli aspetti – conferma il sindaco de Magistris – che mi ha da subito legato a Luca è stato proprio l’attenzione per i giovani, che vanno sempre aiutati a dar voce alla loro indole migliore, cosa che il teatro e la cultura in generale possono contribuire a fare». L’altra forza decisiva di questo progetto è stato Tommaso, il figlio architetto di Luca a cui il Comune dedica la mostra. «Ho sempre visto le commedie di papà dalle quinte, ma non mi sono mai occupato in prima persona di teatro. Il mio avvicinamento a questo mondo è stato un processo lento, che fra l’altro mi ha consentito di approfondire la conoscenza della storia familiare, ma anche quella di alcuni parenti con cui non avevo rapporti». Anche perché questa mostra è dedicata all’intera famiglia, come ben sintetizza la locandina con i tre fratelli ritratti dal disegno di Umberto Onorato del 1932. Ovvero a sette personalità come Eduardo e Vincenzo Scarpetta, Eduardo e Luca, Titina, Peppino e Luigi. «Saranno – spiega Alessandro Nicosia della Corben – 1800 metri quadrati di esposizione, che accanto a bacheche e oggetti, consentirà anche un’interazione col visitatore, che grazie alle nuove tecnologie audiovisive sarà protagonista del proprio percorso. Saranno coinvolte le tre grandi sale dei piani inferiori, a partire da quella delle carceri dove ci sarà uno schermo di 19 metri su cui sarà proiettato un film realizzato dall’Istituto Luce che racconterà la storia dei De Filippo. Poi la Sala Italia, vero cuore della mostra in cui l’ultimo scenografo di Eduardo, Bruno Garofalo, ha sistemato intorno a un palco frammenti di scene e costumi provenienti da dodici commedie».
Fra questi anche i pannelli con la natura morta dipinta da Renato Guttuso per l’allestimento de «Il contratto» nell’ottobre del 1967 al San Ferdinando, e poi quelli di Mino Maccari del 1973, per la prima rappresentazione mondiale de «Gli esami non finiscono mai». «Inoltre – continua Nicosia – ci saranno sale dedicate a cinema (dove più forte sarà la presenza di Peppino) e poesia, con schermi azionabili in cui sarà possibile ammirare diversi attori, leggere le poesie di famiglia». Come ad esempio Vincenzo Salemme al quale sarebbe stata affidata «De Pretore Vincenzo». Infine le altre sale più schiettamente museali collocate nella parte alta del castello e dedicata agli altri nomi, ma anche a temi come «L’impegno civile». Insomma una testimonianza unica che, dopo i diversi tour italiani ed europei, sarebbe bello un giorno veder sistemata in un museo permanente. «Sarebbe – conclude Carolina – un altro sogno che si realizza».
Sul grande schermo Sarà proiettato un film dell’Istituto Luce che ricostruisce la storia della dinastia teatrale