Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Dopo duemila anni riemerge il «Giardino incantato»
Alla luce nella Regio V un affresco dedicato ai Lari Figure nitide e colori vivaci Osanna: molto da scoprire
NAPOLI Colori accesi, figure nitide, definite fin nei minimi particolari. Non è la prima volta che negli Scavi del sito archeologico più importante del mondo affiora un affresco. Ma quello venuto alla luce nei giorni scorsi nella Regio V è unico. Sembra dipinto ieri e il tempo non ha intaccato ciò che a lava del Vesuvio ha conservato per duemila anni.
Agli occhi degli operai intenti nello scavo e degli archeologi è apparsa una parete dedicata al culto dei Lari. La suggestione di un luogo rimasto segreto per millenni, con la lucerna di bronzo, la piccola ara di terracotta nell’aiuola, il coperchio del pozzo appena spostato, come se qualcuno della famiglia fosse appena passato di lì. Una parete con paesaggi idilliaci su cui sono raffigurati uccelli e piante. Con ai lati i Lari, gli spiriti protettori di antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia.
Un vero «giardino incantato» impreziosito da un grande altare custodito da due grandi serpenti. Il larario misura 4 metri per 5. Il grande affresco fa parte di una casa già ritrovata in parte agli inizi del Novecento, con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone. Come nell’usanza delle Domus romane, le pitture dovevano creare, di fronte al grande giardino della casa, un continuo gioco tra illusione e realtà, tra piante dipinte e quelle vere. E addirittura l’effetto ottico era proiettato anche sulle figure degli animali tanto che un pavone dipinto sembra raspare il terreno del giardino. Al pari, l’ara al centro dei due serpenti, con le offerte (la pigna e le uova), trova corrispondenza in un’arula (piccolo altare) in pietra ritrovata nel giardinetto e sulla quale ancora insistono tracce di bruciato delle offerte che servivano a onorare le divinità domestiche, a garanzia del benessere e della prosperità di tutta la famiglia. Lì c’erano e statuette degli avi.
Sulla parete opposta, invece, una scena di caccia su fondo rosso con diversi animali di colore chiaro che circondano un cinghiale nero, sembra alludere simbolicamente alla vittoria delle forze del bene sul male. Si trattava di una stanza adibita al culto, ancora tuttavia da definire nella disposizione degli spazi, considerata la presenza insolita di alcuni elementi come la vasca bordata dal giardinetto, posta al centro dell’ambiente e lo spazio soppalcato che chiude uno dei lati.
«Questi straordinari ritrovamenti rientrano nel più vasto intervento di manutenzione, quello della messa in sicurezza dei fronti di scavo - afferma il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna - che sta interessando i circa tre chilometri di fronti che delimitano l’area non scavata di Pompei. Un intervento fondamentale in una delle aree più a rischio del sito, mai prima trattata complessivamente e che oggi grazie all’operazione di riprofilamento dei fronti, che ha lo scopo di ridurre la pressione del terreno sulle aree già scavate, ci sta anche consentendo di portare alla luce ambienti intatti con splendide decorazioni».