Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Piazza del Plebiscito L’ira degli intellettuali e i vincoli «ballerini»
Il soprintendente Garella ha espresso dalle colonne del Corriere del Mezzogiorno del 4 ottobre un proprio parere favorevole alla realizzazione delle grate di aerazione in piazza Plebiscito e allo smantellamento della pavimentazione. Scelta avversata da molti intellettuali napoletani e soprattutto dal professor Montanari.
Montanari nel proprio intervento, addebita al solo Garella la responsabilità della scelta ed invoca l’intervento di tutela del Comune di Napoli e del suo sindaco.
Il predecessore di Garella, Giorgio Cozzolino, ha emanato un provvedimento di vincolo indiretto su parte di piazza Plebiscito con atto n. 1737 dell’8 maggio 2013 e contro tale atto il Comune ha proposto ricorso al Tar e successivamente anche al Consiglio di Stato al fine di ridurre il perimetro e la portata del vincolo. Nel mentre la giustizia amministrativa faceva il proprio corso, inopinatamente e senza neanche darne notizia all’Avvocatura municipale, affinché rinunciasse per difetto di interesse al procedimento in appello, il Comune di Napoli ha ritenuto di porre sull’intera piazza un vincolo diretto attraverso il provvedimento consiliare n.71/2014 che ha classificato “beni culturali ”, le aree del Centro Storico coincidente con l’area classificata Patrimonio Mondiale Unesco e con l’area buffer zone, non coincidente con il Centro storico del Prg vigente, per sottoporre anche la stessa al vincolo di tutela culturale diretta.
Il Consiglio di Stato, in ogni caso, con sentenza della sezione sesta n 03669/2015 ha definitivamente confermato il vincolo indiretto posto della Soprintendenza di Napoli. In realtà la questione relativa alle competenze per la tutela dei beni culturali ha avuto difficoltà intrinseche per i tentativi di perimetrazione delle competenze statali in materia di “tutela” rispetto ad altre competenze regionali e, quindi, per i conflitti tra Stato e Regioni, finché l’art. 117 della Costituzione novellata ha scelto di stabilire la linea di confine tra le competenze legislative dello Stato e quelle delle Regioni sulla distinzione tra la “tutela” e la “valorizzazione” dei beni culturali, consegnando agli interpreti la conflittualità tra Stato e Regioni.
E le Soprintendenze, in genere, hanno difeso le proprie competenze, ipotizzando che un passaggio alle Regioni avrebbe comportato il dissolvimento del patrimonio stesso. Con la conservazione della competenza esclusiva dello Stato sulla “tutela”, comunque, competono allo Stato a) la potestà di emanare norme di tutela; b) le funzioni relative all’apposizione dei vincoli; c) l’emanazione a livello generale e nazionale, norme tecniche, linee guida e relative procedure attuative.
Ne deriva che di una facoltà di apposizione di vincoli a bene culturale da parte dei Comuni non vi è traccia né nella Costituzione, né nei principi generali né in alcuna normativa di settore. Ebbene il soprintendente Garella, prima di esprimersi sulla pavimentazione di piazza Plebiscito e di formulare i propri atti dovrebbe chiarire, considerata l’assenza di vincoli paesaggistici sull’area, se e come sia stato apposto il vincolo della pavimentazione della Piazza, se l’area interessata dalla griglia rientri o meno nella perimetrazione di Giorgio Cozzolino e la tutela comprenda la pavimentazione e il basolato attuale.
E il professor Montanari, che a differenza di quel che pensa Garella, che lo immagina al confino in Toscana, a Napoli ci lavora potrebbe procurarsi le documentazioni esistenti, i vincoli apposti e le sentenze emanate per comprendere che Garella non agisce di propria iniziativa e che l’autorizzazione ad intervenire su un bene culturale a Garella l’ha chiesta certamente il Comune di Napoli e, quindi, lo stesso de Magistris. Ma il filo rosso tra De Luca, Cozzolino e de Magistris esiste davvero?