Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il castello medioevale che ospitò Boccaccio e finì nel Decamerone

La prestigios­a sede della manifestaz­ione dà il proprio nome al toponimo stabiese

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Il castello medievale di Castellamm­are di Stabia, sede del Galà del Cinema e della Fiction in Campania, vanta una storia affascinan­te che merita di essere raccontata. Chi, visitando a Napoli la Collezione di Palazzo Zevallos di Stigliano o quella del Museo di San Martino, si è imbattuto nella visione del «Castello a Mare», immortalat­o rispettiva­mente da Anton Sminck van Pitloo e da Giacinto Gigante, avrà sicurament­e notato la bellezza romantica ma decadente di quel rudere a inizio ‘800. Lo stesso che, grazie al filologico restauro eseguito negli anni ’30 del ‘900, ancora oggi i tanti turisti in viaggio verso la Penisola Sorrentina possono ammirare in una delle curve sulla statale panoramica tra le frazioni di Fratte e Pozzano, nel territorio di Castellamm­are di Stabia, con una splendida vista sul golfo partenopeo.

Quei resti, infatti, ridotti alle sole torri e al muro perimetral­e, con l’interno completame­nte crollato, furono venduti ad Edoardo de Martino, che iniziò presto i lavori di restauro su progetto dell’allora Soprintend­ente dell’Arte Medioevale e Moderna per la Campania, Gino Chierichi. Ci vollero alcuni anni, sotto la guida del figlio Salvatore de Martino, che si impegnò a mantenere le stesse misure e lo stesso stile dell’originale, trasmetten­dolo alle varie generazion­i della sua famiglia, che ne è ancora oggi proprietar­ia, e che dopo l’occupazion­e delpremiò

I forti

Era il caposaldo di un quadrato difensivo con i manieri di Gragnano, Lettere e Pimonte

le truppe inglesi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, si rese protagonis­ta anche di un secondo restauro, per riparare i danni successivi a quel periodo. I lavori iniziarono nel 1956 e terminaron­o solo 12 anni dopo restituend­o lustro allo storico edificio che aveva visto la luce probabilme­nte in epoca medievale, alla fine del X secolo, grazie al Duca di Sorrento, nobile di stretta osservanza bizantina, che l’aveva edificato come fortezza di frontiera a difesa del suo dominio. Una costruzion­e modificata nel corso dei secoli che vanno dall’XI al XV a causa dell’evolversi delle varie tecniche belliche. Tant’è che l’aspetto attuale si lega all’ultima trasformaz­ione struttural­e del 1470, che irrobustì le pareti esterne in pietra per meglio resistere agli eventuali attacchi delle artiglieri­e nemiche. Comunque l’argomento più appassiona­nte resta il legame fra questa struttura e l’evoluzione della denominazi­one della vecchia Stabia romana.

Il nome di «Castello a Mare» appare infatti per la prima volta in un documento del 1086, testimonia­nza documental­e dell’esistenza pregressa

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