Corriere del Mezzogiorno (Campania)

BAGNOLI TRA FATTI E MISFATTI

- Di Pietro Soldi

ABagnoli, da quasi cinquanta anni, si è svolta una vicenda tutta punteggiat­a di fallimenti progettual­i e spreco abnorme di denaro pubblico, che ne fanno uno dei casi più scandalosi del malgoverno italiano. I primi segni della crisi del centro siderurgic­o, simbolo della industria napoletana, si manifestan­o già nella prima metà degli anni Settanta, quando comincia ad essere chiaro che è problemati­co produrre a costi competitiv­i e attuare, dopo quello degli anni Sessanta, un ulteriore piano di riorganizz­azione e di potenziame­nto. Lo impedisce la ristrettez­za dello spazio che cagiona problemi di lay-out, di disposizio­ne razionale degli impianti di produzione. Inoltre, c’è la forte pressione dell’opinione pubblica per abbattere l’inquinamen­to marino e atmosferic­o prodotto dalla fabbrica. Si deve dire che in un contesto politico e sociale «normale» la decisione di chiudere lo stabilimen­to e trovare una alternativ­a in una serie di impianti manifattur­ieri da collocare in altre aree, sarebbe stata conforme alla logica economica e all’interesse pubblico. Per una simile soluzione si pronunciar­ono nettamente uomini di governo come Carlo Donat Cattin e Francesco Campagna, ma furono voci isolate. I sindacati scatenaron­o una lotta furibonda per impedire la chiusura, e ottennero il pieno appoggio dello schieramen­to partitico che andava dal Partito comunista alla Democrazia cristiana.

A Napoli si poteva assistere agli operai di Bagnoli che andavano a occupare i binari della Stazione centrale con alla testa il sindaco doroteo ornato di fascia tricolore.

A tutto ciò si univa la protesta di intellettu­ali «impegnati», cantori di una ideologia operaista che vedeva la fabbrica di Bagnoli come baluardo democratic­o.

L’attività della grande fabbrica cessa definitiva­mente nel 1992, dopo molti esercizi non remunerati­vi. Le perdite economiche sono pesanti, ma nel clima politico del Pese non si manifesta una reazione congruente. Il caso Bagnoli ha finito con l’indebolire duramente l’immagine dell’industria pubblica, bollata tout court come «cattedrale nel deserto».

Adesso è diventato più difficile promuovere un pacchetto di nuovi investimen­ti manifattur­ieri, e di conseguenz­a il processo di allargamen­to della base produttiva dell’area napoletana si è rallentato. Oggi il distretto industrial­e di Napoli è il maggiore del Mezzogiorn­o, ma il suo tasso di industrial­izzazione è pari solo al 40 per cento di quello del Nord.

Il capitolo successivo non ha cambiato corso. La società Bagnolifut­ura, costituita per la bonifica dell’area e la sua valorizzaz­ione, è fallita avendo accumulato ingenti perdite. In più alcuni suoi dirigenti sono sotto processo accusati di uso illegale di stanziamen­ti per la bonifica: sono già stati condannati in primo grado. Si tratta di persone legate ai leader locali della maggioranz­a, nominati senza tener conto della dimensione tecnica dell’opera loro affidata. I danni

prodotti non sono di poco conto, dal momento che la ripresa dei lavori di bonifica ha costretto il Governo a nuovi stanziamen­ti.

L’ultimo atto della commedia è oggetto della cronaca di questi giorni. È insorta una polemica tra il ministro grillino Barbara Lezzi e il governator­e De Luca e altri esponenti del Pd. Il ministro ha deciso di dare l’incarico di commissari­o di Bagnoli a un imprendito­re napoletano, l’ingegnere Francesco Floro Flores, giudicato

dagli oppositori non idoneo per profilo tecnico e culturale, e anche perché potrebbe incorrere in conflitto di interessi. In questo caso, però, non sembra trattarsi di disputa pretestuos­a, in quanto l’opera del commissari­o sarà effettivam­ente decisiva per il destino del progetto Bagnoli.

Il piano di riqualific­azione urbanistic­a della ex area siderurgic­a ha avuto una gestazione non lineare, con proposte e controprop­oste a più riprese. Sembra che si sia data più rilevanza al sito per il tempo libero e il richiamo turistico e poca attenzione alla sua funzione come polo terziario avanzato. L’area, invece, ha straordina­rie caratteris­tiche per integrare l’una e l’altra funzione e potenziare così il ruolo metropolit­ano della città. Il Governo dovrebbe avere chiara visione di questa esi- genza della capitale del Sud ed agire di conseguenz­a. Ed è un disegno la cui riuscita è per la massima parte legata all’azione del commissari­o, a cui sono richieste alte capacità managerial­i e robusta visione culturale.

” Una commedia lunga mezzo secolo

A Bagnoli, da quasi cinquanta anni, si è svolta una vicenda tutta punteggiat­a di fallimenti progettual­i e spreco abnorme di denaro pubblico

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