Corriere del Mezzogiorno (Campania)
BAGNOLI TRA FATTI E MISFATTI
ABagnoli, da quasi cinquanta anni, si è svolta una vicenda tutta punteggiata di fallimenti progettuali e spreco abnorme di denaro pubblico, che ne fanno uno dei casi più scandalosi del malgoverno italiano. I primi segni della crisi del centro siderurgico, simbolo della industria napoletana, si manifestano già nella prima metà degli anni Settanta, quando comincia ad essere chiaro che è problematico produrre a costi competitivi e attuare, dopo quello degli anni Sessanta, un ulteriore piano di riorganizzazione e di potenziamento. Lo impedisce la ristrettezza dello spazio che cagiona problemi di lay-out, di disposizione razionale degli impianti di produzione. Inoltre, c’è la forte pressione dell’opinione pubblica per abbattere l’inquinamento marino e atmosferico prodotto dalla fabbrica. Si deve dire che in un contesto politico e sociale «normale» la decisione di chiudere lo stabilimento e trovare una alternativa in una serie di impianti manifatturieri da collocare in altre aree, sarebbe stata conforme alla logica economica e all’interesse pubblico. Per una simile soluzione si pronunciarono nettamente uomini di governo come Carlo Donat Cattin e Francesco Campagna, ma furono voci isolate. I sindacati scatenarono una lotta furibonda per impedire la chiusura, e ottennero il pieno appoggio dello schieramento partitico che andava dal Partito comunista alla Democrazia cristiana.
A Napoli si poteva assistere agli operai di Bagnoli che andavano a occupare i binari della Stazione centrale con alla testa il sindaco doroteo ornato di fascia tricolore.
A tutto ciò si univa la protesta di intellettuali «impegnati», cantori di una ideologia operaista che vedeva la fabbrica di Bagnoli come baluardo democratico.
L’attività della grande fabbrica cessa definitivamente nel 1992, dopo molti esercizi non remunerativi. Le perdite economiche sono pesanti, ma nel clima politico del Pese non si manifesta una reazione congruente. Il caso Bagnoli ha finito con l’indebolire duramente l’immagine dell’industria pubblica, bollata tout court come «cattedrale nel deserto».
Adesso è diventato più difficile promuovere un pacchetto di nuovi investimenti manifatturieri, e di conseguenza il processo di allargamento della base produttiva dell’area napoletana si è rallentato. Oggi il distretto industriale di Napoli è il maggiore del Mezzogiorno, ma il suo tasso di industrializzazione è pari solo al 40 per cento di quello del Nord.
Il capitolo successivo non ha cambiato corso. La società Bagnolifutura, costituita per la bonifica dell’area e la sua valorizzazione, è fallita avendo accumulato ingenti perdite. In più alcuni suoi dirigenti sono sotto processo accusati di uso illegale di stanziamenti per la bonifica: sono già stati condannati in primo grado. Si tratta di persone legate ai leader locali della maggioranza, nominati senza tener conto della dimensione tecnica dell’opera loro affidata. I danni
prodotti non sono di poco conto, dal momento che la ripresa dei lavori di bonifica ha costretto il Governo a nuovi stanziamenti.
L’ultimo atto della commedia è oggetto della cronaca di questi giorni. È insorta una polemica tra il ministro grillino Barbara Lezzi e il governatore De Luca e altri esponenti del Pd. Il ministro ha deciso di dare l’incarico di commissario di Bagnoli a un imprenditore napoletano, l’ingegnere Francesco Floro Flores, giudicato
dagli oppositori non idoneo per profilo tecnico e culturale, e anche perché potrebbe incorrere in conflitto di interessi. In questo caso, però, non sembra trattarsi di disputa pretestuosa, in quanto l’opera del commissario sarà effettivamente decisiva per il destino del progetto Bagnoli.
Il piano di riqualificazione urbanistica della ex area siderurgica ha avuto una gestazione non lineare, con proposte e controproposte a più riprese. Sembra che si sia data più rilevanza al sito per il tempo libero e il richiamo turistico e poca attenzione alla sua funzione come polo terziario avanzato. L’area, invece, ha straordinarie caratteristiche per integrare l’una e l’altra funzione e potenziare così il ruolo metropolitano della città. Il Governo dovrebbe avere chiara visione di questa esi- genza della capitale del Sud ed agire di conseguenza. Ed è un disegno la cui riuscita è per la massima parte legata all’azione del commissario, a cui sono richieste alte capacità manageriali e robusta visione culturale.
” Una commedia lunga mezzo secolo
A Bagnoli, da quasi cinquanta anni, si è svolta una vicenda tutta punteggiata di fallimenti progettuali e spreco abnorme di denaro pubblico