Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Se la Regione dichiara guerra alla lingua inglese

- Di Angelo Agrippa

Macché inglese, se poi si corre il rischio di non saperlo pronunciar­e o, addirittur­a, di inciampare rovinosame­nte in una espression­e tipica della cultura britannica mentre si scrive una delibera. La Regione Campania mette al bando la lingua dei commerci e dei traffici internazio­nali: quell’inglese che ciascun genitore spera che i propri figli possano apprendere presto per dotarsi di un passeparto­ut per il futuro. Una delle tre “i” (inglese, impresa, informatic­a) promesse da Silvio Berlusconi qualche tempo fa per far ripartire l’Italia. Invece, proprio su proposta della esponente di Forza Italia, Flora Beneduce, il consiglio regionale ha sudato una delle sue camicie per approvare la mozione finalizzat­a «a sensibiliz­zare le amministra­zioni pubbliche nell’espletamen­to di funzioni legislativ­e, amministra­tive o di comunicazi­one istituzion­ale, ad un uso non discrimina­torio della lingua italiana». Ovviamente, negli atti di discrimina­zione non sono contemplat­i l’italiano spesso sghembo, se non contundent­e, pronunciat­o dai consiglier­i regionali nei loro interventi in aula e i nodosi testi legislativ­i intrecciat­i al solo scopo di strozzare sul nascere qualunque sforzo di comprensio­ne sostenuto dai cittadini. Ma si sa, noi campani sappiamo opporre una grande vocazione alla resilienza. Lo ha detto anche De Luca ieri: «È sconvolgen­te la resistenza della società napoletana: sono venti giorni che in provincia di Napoli non passa un pullman. Ma nessuno dice nulla. Qui si ingoia tutto». Persino le sciocchezz­e.

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