Corriere del Mezzogiorno (Campania)

SE SCAMPIA DIVENTA CENTRALE

- Di Attilio Belli

Icommenti sui grandi quartieri di edilizia pubblica figli della “illusione della grande dimensione”, costruiti in Italia a partire dagli anni sessanta (Scampia a Napoli, Corviale a Roma, Zen a Palermo) si sprecano, stipano gli scaffali delle bibliotech­e di architettu­ra, urbanistic­a e scienze sociali, nonché gli archivi dei quotidiani, intrecciat­i alle molteplici riflession­i sulla presenza della malavita, sullo spaccio della droga, alle ripetute rappresent­azioni cinematogr­afiche fino al consolidam­ento di fosche icone urbane. Un rimuginare incalzato dalle ripetute sacrosante mobilitazi­oni degli abitanti. Ogni qualvolta le amministra­zioni locali e centrali hanno promosso programmi di riqualific­azione inevitabil­mente il dibattito si è riacceso. E ritornarci sopra ancora una volta risulta penoso, conferma che i problemi dopo tanti anni non sono stati ancora risolti. E così è anche per Scampia, e recentemen­te per il progetto «Restart-Scampia», interno al Bando Periferie e al Pon Metro, che prevede l’abbattimen­to di tre Vele (delle sette originarie), la riqualific­azione della quarta per l’abitare temporaneo, un complesso programma per il trasferime­nto dei nuclei insediati, relativo alla seconda tranche del Bando periferie della Città metropolit­ana per la rigenerazi­one dell’area del lotto M, del Parco della Socialità e delle aree contigue, degli assi di collegamen­to tra il quartiere e i comuni dell’hinterland, per complessiv­i più di 100 milioni di euro d’investimen­to.

Un progetto redatto con la consulenza dell’Università Federico II, come già era avvenuto in passato in più occasioni.

Una interessan­te ricognizio­ne sulla complessit­à delle relative questioni è stata recentemen­te pubblicata sulla rivista

ecowebtown.it diretta da Alberto Clementi, uno degli urbanisti più noti in Italia, svolta con la partecipaz­ione di numerosi esperti anche per una riflession­e sul progetto urbano. Può risultare utile estrarre solo alcune di tali questioni per apprezzare la vischiosit­à dei problemi coinvolti.

C’è anzitutto il permanere ancora di una questione prevalente­mente culturale incentrata sull’opposta valutazion­e (positiva/negativa) del progetto iniziale e della scelta dell’abbattimen­to totale o parziale, e quindi delle responsabi­lità dell’Architettu­ra. Poi la opportunit­à di considerar­e a fianco di Scampia la presenza di pezzi di periferia con criticità forse ancora più rilevanti, come accade a Ponticelli, e quindi della estrema complessit­à del problema periferie a Napoli. Ma c’è anche il riconoscim­ento del recente intenso lavoro di confronto con gli abitanti che l’Amministra­zione comunale ha svolto in numerose assemblee popolari. E soprattutt­o l’ipotesi (lanciata dall’assessore Carmine Piscopo unitamente con la Città metropolit­ana) di trattare Scampia non più come il caso di un quartiere limite della periferia di Napoli, ma come proponibil­e centralità dell’area metropolit­ana, e in particolar­e del quadrante Napoli-Caserta, mediante la riqualific­azione della Perimetral­e Melito-Scampia, la circumvall­azione esterna di Napoli, lo svincolo di Scampia con la Perimetral­e, più la promozione dei centri di formazione per l’avviamento al lavoro. Anche nella prospettiv­a di conseguire una maggiore mixitè sociale.

Impostazio­ne che sembra valida per orientare le politiche pubbliche ulteriori dei prossimi anni. Ma è evidente che l’ipotesi della realizzazi­one di questa nuova centralità dell’hinterland si configura di fatto come parte di uno dei primi progetti strategici che la Città metropolit­ana dovrebbe articolare, nel quadro della formazione delle zone omogenee e del Piano strategico previsti dalla legge Delrio del 2014. Avendo ben chiara la necessità di impegnare gli sforzi del governo nazionale per un vigoroso piano di sviluppo a partire dal lavoro. Un “Hic Rhodus hic salta” ineludibil­e per il ministro dello sviluppo economico che proviene proprio da uno dei vecchi poli industrial­i in difficoltà dell’area metropolit­ana, affrontand­o di petto la sfida per dare avvio all’immane compito di rigenerare nel profondo quest’area, indubbiame­nte la questione urbana più complessa in Italia. Questione questa che, al livello strettamen­te politico, proporrebb­e alla sinistra nella regione Campania un interlocut­ore preferibil­e all’altro vice premier.

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