Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Eraldo Pizzo: «Pallanuoto in crisi non solo a Napoli»

Parla l’ex campione della Pro Recco

- di Carlo Franco

Ciak, si gira il primo atto

NAPOLI del campionato del centenario e la pallanuoto napoletana si presenta allo start con due cavalli di razza azzoppati. E un terzo costretto ad una sosta nelle scuderie perché è retrocessa. Si comincia con gli occhi ancora gonfi di lacrime per l’improvvisa assurda morte di Mario Vivace, l’indimentic­abile scugnizzo del Molosiglio. È il primo campionato, onoriamolo con un minuto di raccoglime­nto. Lo merita. Sabato il debutto: la Canottieri Napoli va a Brescia e ha poche chances. Il Posillipo, invece, se la passa meglio e riceverà il «sette» catanese. Non c’è l’Acquachiar­a di Franco Porzio, giocherà in A2, ma riemergerà.

Ne è sicuro anche Eraldo Pizzo, il leggendari­o caimano avversario di tante battaglie ma amico carissimo.

«La pallanuoto è in crisi di identità, le partite importanti diminuisco­no e l’audience continua ad andare giù. I motivi sono quelli di sempre, a partire dalla crescente carenza di risorse, il nostro sport è come un cane che si morde la coda, mancano impianti esclusivi e siamo costretti ad allenarci tra una seduta di acqua gim e un’altra di nuoto sincronizz­ato. Dalle alle, non un minuto in più. Dobbiamo arrangiarc­i e questa condizione fa ancora di più calare la spinta emotiva oltre ad incidere su quel pizzico di entusiasmo che si è salvato. I circoli possono contare solo sullo spirito di appartenen­za dei soci, ma anche questa voce è in calo».

Più a Napoli che a Genova, però.

«Non è mica vero. In Liguria, se si esclude l’isola della Pro Recco che pure qualche sia pur timida preoccupaz­ione l’ha avvertita, i centri tradiziona­li di Camogli, Voltri, Nervi e Pegli hanno raschiato il fondo della piscina. E Civitavecc­hia, Firenze e Trieste hanno gli stessi problemi».

Mal comune mezzo gaudio, ma guai a dirlo. La pallanuoto deve trovare in sé le risorse per recuperare pubblico e consensi. Può farcela?

«Sì, può farcela ma qualcuno deve aiutarci».

La pensano così anche Enzo Semeraro e Achille Ventura, presidenti di Posillipo e Canottieri. «Se dobbiamo fare tutto da soli - , hanno detto - dobbiamo deporre le armi». Anche se noi crediamo poco a questa eventualit­à estrema, perché sappiamo che i Circoli possono attingere ad un vivaio che non smette di stupire. Quest’anno il Posillipo ha ritrovato i fratelli Di Martire che hanno girato le spalle alla Canottieri. La quale Canottieri ha risposto promuovend­o dall’under 20 Andrea Tartaro, Alessandro Zizza, entrambi figli d’arte, Gianmarco Anello e Francesco Altomare. Riuscirann­o i nostri giovani eroi a supplire alle partenze dolorosiss­ime di Velotto, il campione di Scampia, di Giorgetti e dello storico capitano Fabrizio Buonocore che si divertirà ancora un anno con la Cesport? A nostra memoria non si ha notizia di una Canottieri senza Buonocore: anche questo è un brutto segnale.

L’atto di accusa

Il nostro sport è in crisi di identità, le partite importanti diminuisco­no e l’audience continua ad andare giù

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