Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il sindaco di Riace, «nero a metà»

- di Fortunato Cerlino

Ifedeli sono appena usciti dalla chiesa. Alla messa del mattino di solito partecipan­o solo gli anziani del rione, ma da qualche mese si fanno vedere anche alcuni stranieri incuriosit­i da quel prete anomalo. Non è stata impresa semplice per padre Amedeo far capire a quelle donne e quegli uomini venuti da lontano che il Dio di cui parla lui, non ha cittadinan­za né razza, ma è tra i fedeli del suo quartiere che ha trovato maggiori resistenze. «Pure Giesù ogni tanto arrivava sui barconi per portare la sua parola agli uomini di buona volontà». «Sì, però sui barconi di adesso ci stanno sfaticati e terroristi!» ha osservato Rusenella, una delle anziane più ostinate.

«È possibbile, non dico di no. Il pericolo ci sta, ma per questo deve funzionare la forza dell’ordine. Se li mandiamo indietro per paura però, ce perdimmo ‘a possibbili­tà che da quei barconi possa scendere un altro Giesù. Anche se lo abbiamo sbiancato bene bene, vi ricordo che ‘o nazareno era scuro ‘e pelle».

«Sì vabbuò padre Amedeo, mo mi volete dire che Giesù era negro?».

«Quasi, e niente impedisce che possa rinascere da quelle parti».

«E gli conviene? Nunn’èmeglio che torna comme a noi? Se nasce là rischia che nessuno lo viene a sapere».

«E perché?».

«Pecché quelli so’ primitivi. Nun tengono nemmeno a internèt».

«E forse proprio per questo potrebbe prendere nu barcone».

«E che fa poi? Nasce miezo ai musulmani?».

«Rusene’, ma pecché, secondo voi Giesù era cristiano?».

«Uh mammamia! Ma che facite mo, bestemmiat­e?» ha risposto l’anziana facendosi tre volte il segno della croce.

«Siamo stati noi a farlo cristiano, isso era sempliceme­nte Giesù».

Da quel giorno Rusenella non ha messo più piede nella chiesa di padre Amedeo, e con lei sono spariti altri fedeli che hanno preferito ascoltare la parola di Dio da un prete più civile.

Ma non è questo che adesso tormenta

Amedeo. I rischi li ha sempre presi pur di predicare la sua verità. Più di una volta è stato richiamato dalle autorità ecclesiast­iche che gli hanno consigliat­o di distinguer­e meglio la Parola, dalle parole.

Si siede sui gradini sotto l’altare e osserva i resti dell’ostia caduta sul pavimento durante la messa appena celebrata.

«Il corpo di Cristo» aveva appena finito di dire mentre porgeva il disco immacolato alla vecchietta di fronte.

«Ammen» ha risposto quella con le labbra serrate. L’ostia è andata a sbattere contro la sua bocca chiusa ed è caduta per terra.

«Il corpo di Cristo» ha ripetuto padre Amedeo, e stavolta prima di completare la comunione ha atteso. «Ammen».

I fedeli in fila poi, hanno calpestato l’ostia caduta senza avvedersen­e.

Ora è lì, frantumata, zozza, abbandonat­a.

«Che devo fare?» si chiede Amedeo. «Se seguo la legge degli uomini, quest’ostia

la devo buttare. È sporca, nera, può portare malattie. Non la posso rimettere insieme alle altre».

Sospira. Alza gli occhi verso il crocifisso sull’altare per chiedere consiglio ma si accorge che anche il Cristo cattolico sulla sua croce è bianco.

«Se seguo la legge del cielo però, non posso ignorare che quest’ostia è consacrata, e anche se è nera e scamazzata, è pur sempre il corpo di Cristo» continua a pensare.

Si alza indeciso e passeggia fino in fondo alla chiesa. Nell’acquasanti­era l’acqua benedetta è scura. Le mani dei fedeli non sempre sono pulite.

Torna indietro lentamente fino all’altare.

«I say i sto cca’ ogni tanto s adda fa’ pe tutto stu burdello ca ce sta mi muoverò toccando quello che non ho sorriderò piangendo forse un pò ma faccio da me

i me ‘mbriaco pe nun ve vede’ ma so che sbaglierò me sento’a guerra il resto non lo so». Dall’autoradio di un auto che passa davanti alla chiesa provengono le note del brano di Pino Daniele.

«Nero a metà» sussurra Amedeo. «Cos’è, la Tua risposta?». Ma il Cristo bianco sulla croce continua a tacere.

«Facimme accussì, fino a quando non mi fai capire bene che devo fare, io ci penso» dice quindi ad alta voce al Gesù sofferente.

Sfila la prima pagina dal giornale dimenticat­o da un fedele su una panca. Si inginocchi­a sotto l’altare e comincia a raccoglier­e i frammenti dell’ostia nera.

Solo mentre ripiega il foglio di carta con il suo contenuto sacro si accorge del titolo su quella pagina di giornale: «Il sindaco di Riace, Domenico Lucano, è stato arrestato dalla guardia di finanza. Tra le altre accuse, figura quella di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a».

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