Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Bianchi: «Nella Manovra mancano gli investimenti per il Mezzogiorno»
Per il Sud «il tema principale restano gli investimenti, che sono la variabile che ha il maggior moltiplicatore in termini di sviluppo. Nella manovra, purtroppo, non ci sono». Luca Bianchi, direttore di Svimez, analizza i possibili scenari e le prooste per il rilancio del Mezzogiorno. Il reddito di cittadinanza? «Non va bane se si tratta soltanto di un sussidio finanziarop». La no tax area? «Difficile da ottenere dall’Europa. Flat tax? Aiuta il Nord».
Luca Bianchi è un economista con il Sud in testa, negli studi, nel lavoro. È il direttore Svimez.
Cosa pensa della manovra del governo?
«Direi che il tema principale restano gli investimenti che sono la variabile che ha il maggior moltiplicatore in termini di sviluppo. Nella manovra, purtroppo, non ci sono obiettivi né risorse specifiche. D’altra parte mi sembra interessante che il presidente Conte abbia voluto incontrare le aziende pubbliche. Come Svimez abbiamo più volte indicato la necessità di rispettare la soglia del 34 per cento di investimenti pubblici, di cui parla anche il ministro Lezzi ma che nel Def manca. Conte vuole, invece, spingere ad investire le grandi aziende statali. Quindi ci aspettiamo un impegno formale».
Siamo ancora agli impegni?
«Sì, perché di tutto questo
non c’è ancora nulla».
Qual è la prima critica che si sente di fare?
«Riguarda la riforma pensionistica, stiamo valutando l’impatto, non abbiamo ancora i risultati, ma possiamo già dire che i nuovi beneficiari abiteranno nel Centro-nord, di fatto escludendo le donne e il Sud».
Come la Flat tax?
«Non ora, ma in prospettiva sì.
Dunque l’unica misura per il Sud è il reddito di cittadinanza?
«Dobbiamo aspettare la legge, ma l’unico intervento che di fatto si concentra al Sud è il reddito di cittadinanza che è una misura necessaria, ma purtroppo il diavolo è nei dettagli».
Cioè?
«C’è un errore di impostazione perché si concentrano le risorse in un sussidio finanziario. Invece bisogna incidere sulla qualità dei servizi, solo così puoi avere un effetto positivo, potenzialmente potresti avere un impatto sullo sviluppo. Migliorare il contesto territoriale è fondamentale, ma un sussidio può essere parte di un programma, non la finalità».
Forza Italia propone il Sud No tax area. La convince?
«Innanzitutto è difficile da ottenere a livello europeo. Una differenziazione interna di tipo fiscale potrebbe essere ritenuta lesiva della concorrenza. Senz’altro potrebbe essere utile, compensativa degli svantaggi localizzativi, ma nella realtà sarebbe molto costosa e, se non temporanea e accompagnata da investimenti, rischia di produrre un equilibrio sottodimensionato. Nel lungo periodo dobbiamo far crescere la produttività. Insomma anche in questo caso non è la soluzione finale, ma temporanea».
Se sente parlare di Casmez, le viene l’orticaria?
«Chi conosce bene la storia della Cassa sa che ha avuto una golden age negli anni ‘50 e ‘60, poi ne conosciamo anche le degenerazioni successive. Non trovo utile guardare al passato in un mondo profondamente cambiato. Non la chiamerei Cassa, il vero tema è che serve un nucleo tecnico che supporti le amministrazioni nella fase di progettazione e attuazione degli investimenti, quello è un ruolo che svolgeva la Cassa. L’agenzia nazionale del governo Renzi non fa questo, si occupa di gestione burocratica. Quello è un buco assoluto della struttura amministrativa».
Lei dice che è inutile guardare al passato, anche glorioso. Cosa serve allora al Sud?
«Ancora più cambiamento».
Sistema pensionistico
«A beneficiare della riforma saranno quelli del Nord»